“Tra Mad Max e Moebius”. È con questo lancio che Edizioni BD presenta sul mercato italiano il volume Negalyod di Vincent Perriot e, in effetti, come estrema sintesi dell’opera la frase ha un senso. Tuttavia fermarsi a un accostamento a una delle migliori saghe fantascientifiche del cinema e a uno degli autori che più ha contribuito all’immaginario fumettistico del genere non rende del tutto merito al libro in questione.
Negalyod si iscrive nel filone della migliore fantascienza a fumetti prodotta in Francia, ricordando che la tradizione franco-belga è una di quelle che da sempre ha più valorizzato il genere nell’ambito della nona arte. Ancor di più però, Negalyod si iscrive nel filone della migliore fantascienza tout-court.
Uno dei meriti di quella che oggi – per una necessità di nobilitazione di cui non ha bisogno – viene sovente chiamata “narrativa di anticipazione” è quello di aver saputo creare mondi, civiltà, universi inesistenti (o non ancora esistenti…) che si materializzano davanti agli occhi dei lettori attraverso parole che li descrivono fin nei più minimi dettagli.
La fantascienza a fumetti ha il vantaggio di mostrare quelle fantasiose invenzioni rendendole ancora più vere, più reali (stesso vantaggio del cinema, ma a guardar bene le immagini che vediamo scorrere sugli schermi nascono prima su fogli o schermi di computer).
Quest’opera di building è uno degli aspetti più favolosi e spettacolari della fantascienza e Perriot si dimostra un ottimo builder.
Negalyod racconta le vicende di Jerri, un esperto pastore di casmosauri che vive in un mondo in cui si mescolano tecnologia del futuro e dinosauri, un mondo ridotto a una landa desertica attraversata da immense condotte metalliche dentro le quali scorre l’acqua. Quando una tempesta artificiale stermina il suo gregge, Jerri cerca il responsabile nella gigantesca città-torre che governa questo mondo desertico e in cui risiede la “Rete”, misteriosa entità che sovrintende al destino degli uomini.
La storia scorre lineare, sorretta da un ritmo estremamente veloce e dinamico senza rallentamenti che rende fluida la lettura delle 200 pagine lungo le quali si dipana. Perriot disvela agli occhi del lettore il mondo da lui creato nello stesso momento in cui lo scopre il protagonista e la sua meraviglia è la stessa di chi sfoglia il volume.
Il lavoro svolto dall’autore è efficace e immaginifico e la potenza visionaria degli ambienti, dei costumi, degli animali da lui creati lo avvicina davvero a maestri del calibro di Moebius. Che Jean Giraud sia un punto di riferimento per Perriot è evidente da elementi come l’abbigliamento e, in special modo, i cappelli e i copricapi di molti personaggi che rimandano immediatamente a tante opere del maestro francese. Ma più che nello stile di disegno, Perriot si avvicina a Moebius nella straordinaria creatività, nella capacità di dare vita sulla pagina a mondi inestitenti, fantasiosi ma che appaiono assolutamente realistici.
Senza volere apparire eretici, ci sono scorci, invenzioni, tavole che da Negalyod rimandano a capisaldi della BD francese fantascientifica come Il Mondo di Edena o Aldebaran di Leo.
Nella creazione delle sue fantasiose architetture Perriot invece sembra avere guardato e metabolizzato la lezione di un altro maestro quale François Schuiten che, insieme allo sceneggiatore Benoît Peeters ha dato vita al famoso ciclo delle Città Oscure, in cui l’architettura diventa protagonista delle pagine. L’ambiente urbano pensato da Perriot potrebbe benissimo appartenere a una delle città oscure di Schuiten e Peeters, con quella sorta di imponenza e “impossibilità” costruttiva ben evidente fin dalla copertina del volume. Lungo tutto il racconto ci si parano davanti immagini a pagina intera o addirittura a doppia pagina la cui costruzione prospettica esalta l’architettura della città-torre e la sua incredibile struttura.
Lo stile dell’autore è sicuramente quello di una linea chiara che però, a ben vedere, si “sporca” spesso con tratteggi e compone le figure con linee spezzate seppur sempre chiuse. Alle influenze di disegnatori francesi, in Perriot si affiancano echi di artisti come Paul Pope ed elementi tratti dal fumetto giapponese come l’uso dell’onomatopea come componente dialogica nelle tavole anziché elemento grafico.
Fondamentale poi per la riuscita delle tavole è il colore di Florence Breton che si avvale di una tavolozza composta da toni contrastanti – tra il giallo del deserto e i blu della città – per dare corpo all’inventiva e alla fantasia delle matite e delle chine dello sceneggiatore/disegnatore, evitando sempre di coprirne il segno e le retinature, quanto piuttosto di arricchirli.
Graficamente il racconto è portato avanti da una costruzione della pagina abbastanza classica, a tre o a quattro strisce, ma l’autore non disdegna alcuni virtuosismi visivi come le sopra citate immagini a doppia pagina o alcune tavole suddivise anche in 30 e più vignette di identiche dimensioni – vere e proprie gabbie sempre più fitte -, a rappresentare il momento in cui Jerri si connette alla Rete.
Proprio la rete, l’intelligenza artificiale e il valore delle risorse naturali come l’acqua sono i temi di fondo che caratterizzano la storia, in riflessioni che però non si discostano molto da quelle più generiche che possono leggersi sui quotidiani. Per Perriot sono soprattutto elementi narrativi su cui costruire la propria visione di un mondo futuro e alieno evidente proiezione del nostro, ma il focus narrativo è la descrizione di questo mondo, i meccanismi che lo regolano, gli habitat, naturali o artificiali, che lo compongono.
Anche la caratterizzazione dei personaggi è abbastanza superficiale, con il protagonista e i comprimari che non vengono approfonditi psicologicamente, in quella che risulta la criticità maggiore dell’opera assieme a un finale buonista e un po’ troppo scontato.
Al di là di questi aspetti meno riusciti che non inficiano il valore dell’opera, Negalyod setta lo scenario per quello che potrebbe essere un mondo nel quale ambientare molte altre storie da parte di Perriot, visto il gran numero di spunti meritevoli di approfondimento e sviluppo che l’autore dissemina nelle pagine.
Questa potenzialità è alla fine la caratteristica più suggestiva dell’opera insieme alla sua componente visiva, valorizzata dal cartonato di grande formato e l’ottima veste editoriale con cui Edizioni BD la presenta al pubblico italiano.
Abbiamo parlato di:
Negalyod
Vincent Perriot, Florence Breton (colore)
Traduzione di Marco Schiavone
Edizioni BD, 2019
208 pagine, cartonato, a colori – 25,00 €
ISBN: 9788832759297