Romeo è un “omino un po' strano”, che “sembrava un bambino e un bambino non era”, uno che, con un linguaggio più duro di quello usato dall'autore, sarebbe etichettato come “ritardato” o magari come “subnormale”. Non ci sono pero' intenti canzonatori nell'approccio del libro al tema dell'handicap mentale che, anzi, viene affrontato con molta delicatezza e affettuosa partecipazione, senza per questo scadere nel pietismo e nella commiserazione.
Il protagonista vive recluso in uno stanzino buio e sporco, e il suo unico contatto con l'esterno sono le mani mostruose che sistematicamente si affacciano da dietro la porta per porgergli i pasti. Romeo sarà liberato dalla sua cella dopo aver involontariamente appiccato un incendio, solo per finire in un'altra prigione, stavolta all'interno di una casa di cura, in cui pero' incontra Giulietta e l'amore. E poi saranno ancora l'ottusità, l'intolleranza, l'iniquità, la paura e la violenza ad essere protagoniste, perché quella coppia è “a dir poco immorale”. Quindi ancora il fuoco, e la morte, il paradiso e l'inferno, fino alla conclusione, dolcissima, etica e finalmente giusta.
La storia si sviluppa in tre capitoli, ed è stata realizzata con una tecnica narrativa ormai desueta, memore degli antichi ottonari del “Corriere dei Piccoli”: nelle pagine a sinistra il testo in rima baciata, in quelle a destra i disegni in bicromia, fatte salve le potenti illustrazioni a doppia pagina, senza alcuna parola, che sottolineano i passaggi più topici. Una coincidenza davvero bizzarra, se di coincidenza si tratta, che un libro uscito all'indomani del centenario del “Corrierino” ne riprenda, aggiornandoli, alcuni stilemi narrativi. E del resto in questo racconto per immagini possiamo godere di numerosi altri cortocircuiti fumettistici, poiché il design dei personaggi e degli ambienti sembra aver ripercorso tutte le trasfigurazioni a cui sono stati sottoposti i cartoon dall'underground in poi, per riappropriarsi, infine, delle rotondità e della sintesi che sono loro più propri. Interessante, a questo proposito, il contrasto fra la visceralità dei contenuti e lo stile molto grafico utilizzato, dove ai bianchi e neri pieni si abbinano pochi colori piatti, cioé il rosso delle passioni e i toni di grigio della normalizzazione più o meno coatta.
Anche le sensazioni e le emozioni suscitate assomigliano a dei cortocircuiti, o piuttosto a degli ossimori, come osserva giustamente Ferruccio Giromini nella bella introduzione, che contiene anche una delle migliori spiegazioni sul fascino intrinseco dei fumetti. Infatti, sebbene i temi e le situazioni rappresentati siano dolorosi e sgradevoli, sono l'innocenza e la tenerezza di questi personaggi con la testa grossa a prevalere su tutto, in un inno alla semplicità e ad una sorta di pragmatismo poetico che è difficile non condividere.
Insolita e divertente l'idea dell'editore, la coraggiosa GRRRzetic di Genova, di allegare al libro un curioso gadget, anch'esso, come tutto il volume, realizzato con grandissima cura e spiccato gusto pop. Il gadget in questione è posto in un'apposita taschina ricavata nella quarta di copertina, un'opera di confezionamento degna del miglior Chris Ware.
Squaz, al secolo Pasquale Todisco, è probabilmente uno degli interpreti più originali del fumetto italiano contemporaneo: padrone di uno stile ancora in evoluzione ma già chiaramente riconoscibile, sperimenta narrando storie mai banali né scontate, fra cui ricordiamo senz'altro Pandemonio, in coppia con lo scrittore Gianluca Morozzi, vincitore nel 2007 del 1 premio al COMICON di Napoli.
Come altri dei suoi colleghi, oltre ad aver pubblicato su alcune delle riviste alternative del panorama nazionale, lo troviamo regolarmente anche su una pubblicazione a grandissima tiratura e diffusione come “XL”, forse ad ulteriore dimostrazione del carattere universale dei suoi lavori, nonostante il linguaggio utilizzato sia non convenzionale e quasi iconoclasta.
Riferimenti:
Il blog di Squaz: hotel-tarantula.blogspot.com
GRRRzetic editrice: www.grrrzetic.com