Fresco di premio Micheluzzi per la sceneggiatura al Comicon di Napoli, Alessandro Bilotta non fa che confermare il talento di un autore che ad ogni numero riesce a proporre al lettore nuove e sempre interessanti riflessioni sull’uomo e sul mondo.
Nell’undicesimo numero di Mercurio Loi l’introduzione, come in ogni albo, fornisce gli elementi necessari per affrontare la lettura di una narrazione che il più delle volte deve la sua grandezza ed efficacia al non detto, a quel modo di affrontare il soggetto che lascia spesso una grande possibilità di interpretazione personale, senza però risultare criptico e fine a sé stesso.
Sventato l’ennesimo tentativo criminoso, Mercurio e il suo assistente Ottone nel loro divagare per la notturna Roma papalina si imbattono nel portone del neonato circolo intelligentissimi, che si prospetta per l’altezzoso professore foriero di raffinate frequentazioni e colte disquisizioni, degne del proprio livello d’ingegno.
Tema principale di questo numero è invero la volontà dei due protagonisti di essere accettati, benvoluti da un gruppo di intelletti affini, e il loro tentativo di ritagliarsi un posticino in quel luogo – immaginario o reale – che ritengono di meritare di diritto. Bilotta riesce nell’utilizzare Mercurio ed Ottone come specchio di noi stessi: non importa se dobbiamo accettare compromessi che minano la nostra onestà intellettuale o abbassarci ad azioni che sappiamo non esser parte di noi; l’importante è riuscire, per sentirci veramente soddisfatti e completamente inseriti nella società.
Il confronto coi nostri simili fa in realtà luce sulle nostre soggettive differenze e sui nostri limiti misconosciuti: Mercurio, dal canto suo, lo scopre a sue spese con un bel “bagno d’umiltà”. D’altronde, come l’antagonista all’inizio della storia (Karl), che identifica sé stesso tramite la propria maschera, così Mercurio indossa sempre la sua di uomo deciso e sagace, che gli permette di guardare il prossimo da un gradino più alto.
L’autore si fa beffa di chi crede di avere sempre tutte le risposte in pugno, di chi si culla nell’egocentrica idea di esprimere verità assolute e incontrovertibili: significativa è la figura dei recensori, scagnozzi di Karl, armati di penne avvelenate incapaci di raggiungere il bersaglio, o di Karl stesso, sconfitto da una strattonata di tappeto (“Uomini d’intelletto!…Vengono giù con un colpo”).
Anche Ottone, inizialmente estraneo al fascino degli intelligentissimi, si fa poi ammaliare da coloro che lodano quelle doti di cui Mercurio sembra non accorgersi mai, forse anche per allentare la morsa del senso di colpa che lo attanaglia e che imbarazza la sempre maggior intimità del suo rapporto con Diana.
Trattandosi di fumetti, il risultato non sarebbe così brillante se non fosse supportato da un grande disegnatore quale è Sergio Gerasi e da un altrettanto valido colorista, Andrea Meloni, alla seconda collaborazione dopo il bellissimo “Il cuoco mascherato”. Del disegno di Gerasi stupisce la grandissima capacità espressiva dei personaggi in scena, talora quasi caricaturale, in grado di rivelare anche senza l’ausilio delle parole i sentimenti e le emozioni che li pervadono in ogni vignetta; di grande intensità risulta inoltre una doppia tavola in bicromia (pag.66-67) che, come nel già citato numero precedente, imprime alla sequenza pensiero-azione un ritmo da “botta e risposta” di altissimo livello.
Karl, perché l’hai fatto? Hai grandi capacità.
Volevo trovare anch’io il mio posto.
Bilotta ci insegna che il posto giusto per Mercurio, e per noi, forse non esiste, o quantomeno non è quello che immaginiamo. Sta a noi rendercene conto, per evitare delusioni e pericolose forzature che ci farebbero diventare ciò che non siamo destinati ad essere.
Come deve ammettere lo stesso Mercurio: “Un posto vale l’altro”.
Abbiamo parlato di:
Mercurio Loi #11 – Il circolo degli intelligentissimi
Alessandro Bilotta, Sergio Gerasi, Andrea Meloni
Sergio Bonelli Editore, 2018
98 pagine, brossurato, colore – 4,90 €
ISSN: 9772532322004