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Make Animals Great Again: “Animal Pound” di King e Gross

24 Ottobre 2025
Tom King e Peter Gross propongono un “aggiornamento” fumettistico del classico orwelliano "Animal Farm" sugli spettri totalitari del nostro tempo
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Nel suo romanzo allegorico pubblicato nel 1945, La Fattoria degli Animali, George Orwell metteva in guardia su come le speranze del comunismo potessero rapidamente degenerare e sfociare in uno Stato fascista e, più in generale, su come promesse di utopia possano rapidamente portare a una distopia reale. Il romanzo è, nel suo 80esimo anniversario, ancora un classico imprescindibile. Probabilmente l’altro capolavoro di Orwell, 1984, conserva un ruolo più prominente nella nostra attualità se confrontato con Animal Farm. La distopia del “Grande Fratello” è ancora citata – più o meno a sproposito – da omonimi reality show; serve da pietra di paragone in discorsi su social network, nuove tecnologie e strumenti di controllo; la “neolingua” viene evocata in relazione alla propaganda di giornali e politici. In breve: 1984, per quanto Orwell avesse dei precisi riferimenti in mente, sa adattarsi maggiormente anche a tematiche contemporanee.

Invece l’allegoria di Animal Farm rimane molto legata all’URSS di quegli anni, della quale vuole essere uno specchio e offre quindi meno appigli in modo da servire come “monito” anche per il XXI secolo. Tom King Peter Gross condividono probabilmente questa convinzione: hanno quindi deciso di rivedere  la Fattoria di Orwell, ispirandosi a lui per leggere e discutere del nostro tempo. Si tratta di “un aggiornamento del capolavoro di Orwell”, afferma lo stesso King nell’introduzione, definendo esplicitamente qual è l’obiettivo dell’opera: quello di finire “nelle mani di ogni lettore del Paese, in modo da “ispirare saggi e interpretazioni.” È “una storia che vuole generare conversazioni.

Sono due le specie animali che dominano il rifugio dopo aver guidato la rivoluzione: i cani e i gatti, probabilmente un richiamo ai due partiti che dominano il sistema politico statunitense, Repubblicani e Democratici. Il bravo cagnone Titan e la gatta Madame Fifi sono i punti di riferimento per i due gruppi (almeno inizialmente) e sono loro ad aver ideato e attuato la liberazione degli animali. Ai due gruppi si aggiungono i conigli. I conigli appaiono come il gruppo più debole, visto come “cibo” sia dai cani che dai gatti, non adatti a governare – in breve: delle vittime. Ma la rivoluzione vuole liberare tutti gli animali, compresi loro. Purtroppo, quando l’uguaglianza e i valori del rifugio cominceranno a scricchiolare, saranno i conigli i primi a farne le spese, aiutati malvolentieri dai gatti.

A chi allude King con loro? Non si puó dare una risposta univoca. Alle masse confuse? Ai poveri? Alle minoranze? Forse a tutti loro, e anche ad altri. In ogni caso i conigli non sono in grado di difendersi e sono persino parzialmente complici della loro condizione, infatti Madame Fifi assisterà attonita ad alcuni di loro osannare il loro carnefice, il Bulldog Piggy.

Nell’originale Fattoria degli Animali è possibile individuare nei protagonisti allegorie di personaggi reali, come ad esempio l’Old Major che si richiama a Marx e Lenin, mentre è facile vedere Stalin nel maiale Napoleon e nel suo alleato – poi rivale e nemico politico – Snowball, Trotzki. In Animal Pound di King non è forse possibile operare lo stesso parallelo allegorico, sebbene rimanga chiara la volontà di raccontare la società contemporanea. È difficile dire se lo scrittore ex agente della CIA abbia in mente un parallelo netto per ogni protagonista di Animal Pound con politici realmente esistenti. Verosimilmente il lettore può dare la sua interpretazione e fare un collegamento diretto con qualche membro della classe politica statunitense, ma King sembra tenersi più sul vago, riferendosi piuttosto alla politica americana nel suo insieme – con un’evidente eccezione.

“Piggy” (nome che si richiama ai maiali del celebre romanzo di Orwell), con le sue affermazioni, le origini del suo successo dovute allo spettacolo dietro una telecamera, ma anche numerosi elementi visivi ideati da Peter Gross, è chiaramente una versione canina di Donald Trump. La prima volta che vediamo Piggy davanti alla telecamera indossa un iconico cappellino rosso con visiera, chiaro riferimento all’accessorio chiave del movimento MAGA (Make America Great Again). Gross sembra essersi ispirato al volto di Trump anche visivamente, accentuando la pelle cadente delle guance e del collo, ma anche le espressioni che assume, sornione e brutali, rabbiose, urlanti o compiaciute. Tratti “trumpiani” di Piggy sono il suo essere un narcisista bugiardo patologico e mitomane: vigliacco durante la rivoluzione, si racconta come il suo eroe. Ogni suo discorso, Piggy si compiace e si loda, ripetendo slogan insensati o brutalità oscene.

In frasi come

Dicevano che era impossibile, che solo io potessi riuscirci! Ho detto loro che io avrei potuto!

o

Alcuni mi definiscono l’eroe della rivoluzione. Forse è troppo, onestamente. Non è un po’ troppo? Ehi! Ma forse no! […] Chi può dirlo? Io potrei, ma non lo farò! Ma forse dovrei, eh?

ritroviamo la stessa vanagloria che sentiamo nelle affermazioni di Trump che definisce tutto ciò che fa come perfetto, “il meglio” che sia mai stato fatto. Così come nello slogan “Torniamo a essere animali!” ritroviamo la stessa insensatezza e lo stesso vuoto di contenuto del “fare l’America di nuovo grande.

Visivamente il tratto di Gross è pulito, un disegno senza particolari guizzi, se non nelle espressioni degli animali e, in particolare, in quelle di Piggy nei suoi discorsi, ma anche nei richiami visivi sopracitati. Grande merito di Gross è saper disegnare animali estremamente realistici senza antropomorfizzarli, ma rendendoli comunque carichi di emozioni e stati d’animo riconoscibili.

L’obiettivo di King per Animal Pound è ambizioso, forse troppo. D’altronde si sta confrontando con uno dei classici della letteratura del secolo scorso. Verosimilmente l’opera contiene molti più riferimenti e accenni alla realtà politica statunitense di quanto si riesca a coglierli da esterni, ma se dobbiamo dare fede alle parole di King che vuole Animal Pound discusso e analizzato nelle scuole è ragionevole crederlo. Forse si spiega anche in questo modo la brusca interruzione di alcune sottotrame o il veloce accenno ad alcuni personaggi – sono allusioni difficili da cogliere? Un lettore italiano con qualche conoscenza della politica americana più recente sarà probabilmente in grado di intuire alcune cose, ma rimane l’impressione di perdersi tra allusioni e allegorie.

Animal Pound rimane una lettura non semplice, drammaticamente attuale e ansiogena. Un aggiornamento intrigante de La Fattoria degli Animali che, sebbene non ai livelli del classico orwelliano, offre un inquietante specchio della politica statunitense (e occidentale) degli ultimi anni, che vede il trionfo di populismi, post-verità e violenza. Un avvertimento che, speriamo, non cada nel vuoto.

Abbiamo parlato di:
Animal Pound
Tom King, Peter Gross
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, 2025
176 pagine, cartonato, colori – 22,00 €
ISBN: 979-12-5621-082-4

Marco Favaro

Marco Favaro

Classe 1990, ha studiato filosofia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata conseguendo poi la magistrale presso la Freie Universität di Berlino. Nel 2021 ha ottenuto il suo dottorato in studi culturali e scienze umane alla Otto-Friedrich-Universität Bamberg.
È l’autore di “La Maschera dell’Antieroe”, pubblicato da Mimesis Edizioni per la serie “Filosofie.” Il libro definisce le strutture proprie del genere supereroico contemporaneo e i concetti filosofici che gli sono propri. Altri suoi saggi di pop-culture sono pubblicati per Routledge, McFarland o reperibili gratuitamente online. Con la scusa di studiarli, Marco legge e colleziona centinaia di fumetti, spaziando da Batman a Zerocalcare, da Dylan Dog fino a Zio Paperone.

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