Lucca Comics 2018: Mercurio Loi e la Roma dell’Ottocento

Lucca Comics 2018: Mercurio Loi e la Roma dell’Ottocento

"Guida per viaggiatori senza tempo": cronaca di un incontro con Alessandro Bilotta, Sergio Gerasi e Tiziano Antognozzi sul processo che porta a concepire una fiction storica in cui l'elemento fantastico si innesta all'interno di una cornice realistica.

Venerdì 2 novembre, nello splendido contesto del Salone dell’Arcivescovato di Lucca, si è tenuto un incontro dedicato a Mercurio Loi, serie vincitrice del premio Gran Guinigi 2018, con lo sceneggiatore Alessandro Bilotta e il disegnatore Sergio Gerasi, moderati dallo storico Tiziano Antognozzi. Un incontro caratterizzato da un taglio peculiare e culturalmente rilevante, poiché incentrato sul contesto storico e sociale che caratterizzava la Roma dell’Ottocento e sul processo che ha portato a concepire una fiction storica in cui l’elemento fantastico si inserisce all’interno di una cornice realistica.

Dopo l’incipit di Antognozzi, un breve excursus sulla società romana dell’epoca, Bilotta ha parlato della genesi della serie e del personaggio. Pensando a Mercurio Loi, l’idea di partenza dello sceneggiatore è stata quella di rievocare la meraviglia dei supereroi, il sense of wonder, in un contesto italiano che fosse terreno narrativo fertile, ha così optato per una Roma piena di dualismi.

Lo spunto nasce anche dall'”ossessione” dell’autore di cogliere lo spirito dei romani, le contraddizioni tra l’ostentare e farsi vanto di un certo cinismo e allo stesso tempo accogliere nella capitale i massimi poteri, politico ed ecclesiastico, rappresentando dunque l’ombelico del mondo.
Quando inizio a lavorare a una storia parto da molto lontano, con un’estrema documentazione, che spesso poi non ha alcuna importanza nell’economia della storia“, afferma Bilotta (“proprio come Mercurio che cammina senza meta“, aggiunge Antognozzi).

A me non interessa raccontare la Storia, è un fumetto ambientato in un’epoca storica. Trovo che i racconti storici rischino di essere un volo dall’alto sulle città. La Storia si studia nei singoli dettagli, che poi si montano insieme. Per me le storie vanno raccontate nel dettaglio della vita dei protagonisti.” Lo sceneggiatore tiene a precisare nel corso dell’incontro che gli eventi storici in Mercurio Loi non sono mai mostrati direttamente, prendendo così le distanze da alcune opere di fiction in cui i protagonisti sono sempre al centro degli eventi storici stessi, cosa a suo parere fortemente anti-realistica.

Pertanto l’idea di base sembra essere una narrazione basata sulle assenze: narrare un contesto storico e descrivere un affresco senza mostrarlo in maniera diretta, ma facendolo ugualmente percepire al lettore. Un esempio è l’assenza fisica della figura del Papa, che regnava sovrano in quell’epoca: nonostante non venga mostrato direttamente nelle storie aleggia sulle vicende in maniera percepibile.

Si ricollega qui una riflessione di Antognozzi sull’importanza di raccontare storie che avvengono di notte: in un’epoca in cui vige il coprifuoco e al calar del sole proliferano sette e cospiratori, la notte è un enigma e poche informazioni dirette sono state tramandate fino ai giorni nostri riguardo ciò che avveniva in quegli anni durante le ore notturne (nota: Bilotta, con il contributo di Sergio Ponchione ai disegni, ha approfondito questo argomento nel tredicesimo numero della serie, Tempo di notte).

Riguardo la caratterizzazione dei personaggi, durante l’incontro Bilotta ha dichiarato: “I personaggi interessanti sono quelli che non restano mai fermi, che evolvono, come gli esseri umani. Mercurio Loi ne è un esempio: nel momento in cui si pensa di avere un’idea precisa di lui, lui scappa […]. La mia idea è che in ogni storia si debbano riscoprire i personaggi daccapo, come se il passaggio da un episodio all’altro li facesse cambiare. Del resto la mia percezione delle persone che mi circondano è abbastanza instabile“. Una percezione dell’altro che sembra riversarsi sui personaggi: gli uomini visti come esseri in movimento, in perenne evoluzione.

Antognozzi chiede poi agli autori i processi che hanno portato all’iconografia di riferimento, ai toni e i colori che caratterizzano la serie. A tal proposito Bilotta afferma di aver utilizzato principalmente i diari, i diari di viaggio, i giornali dell’epoca: “La ricerca è stata sempre quella del realismo, seppur con la necessità di operare alcune forzature.

Sergio Gerasi, autore di due tra i più riusciti episodi di Mercurio Loi finora pubblicati, ribadisce di essere sempre molto interessato ai personaggi, all’idea di poterli restituire ai lettori tramite gli atteggiamenti e l’espressività, ricollegandosi all’ambito teatrale. “Mercurio Loi è ambientato in un’epoca nemmeno troppo distante dalla nostra, in cui si stava per affacciarsi alla modernità. Rispetto a tanti altri, è un fumetto più vicino al teatro che a un film.
Un’ispirazione fondamentale, per lui come per altri artisti al lavoro sulla serie, sono stati gli acquerelli di Ettore Roesler Franz: “Inizialmente il mio intento era quello di inserire elementi dei suoi quadri in ogni vignetta.” Roesler Franz ha ricoperto un ruolo importante perché ha documentato la Roma dell’Ottocento, con il Tevere senza argini, ridisegnandola in 110 acquerelli circa cinquant’anni dopo esserci stato realmente e ricostruendola esclusivamente con la memoria.
Durante l’incontro sono stati fatti dei riferimenti anche al pittore ottocentesco Ippolito Caffi, altra suggestiva fonte d’ispirazione.

A sinistra: acquerello di Ettore Roesler Franz; a destra: illustrazione di Sergio Gerasi.

Alessandro Bilotta ha aggiunto alcune considerazioni circa il linguaggio e il metodo di lavoro alle sceneggiature della serie. “Per me il primo punto è sempre il ragionamento su come raccontare una storia. Ci sono due elementi: uno di ricostruzione verosimile, la messa in scena dei personaggi. L’altro è il linguaggio fumettistico che si sceglie: io ho la pretesa di indirizzarlo, sempre confrontandomi con i disegnatori. Su Mercurio Loi c’è un modo di raccontare ponendo i personaggi come se fossero sulle scene teatrali. Spesso prediligiamo figure intere. Abbiamo deciso ad esempio di non inserire le linee cinetiche nell’azione, che avrebbero annullato la sospensione dell’incredulità: i personaggi indicano il movimento direttamente con il loro corpo… Inoltre preferiamo escludere le quinte.
Gerasi ha aggiunto che in questo contesto, apparentemente poco “libero”, è riuscito ad esprimersi bene poiché quando ci sono regole rigide avverte la necessità di ingegnarsi per trovare il modo di “evaderle”.

A seguire si è affrontata la tematica delle tempistiche di realizzazione di una singola storia: per Bilotta il tempo ideale per sceneggiare un episodio è un paio di mesi circa, mentre i disegnatori hanno tempistiche variabili che si aggirano intorno ai 10-12 mesi ad albo.

Una delle più interessanti domande dal pubblico è stata quella sulla comprensibilità delle storie di Mercurio Loi anche per chi non abita a Roma. Bilotta ha suggerito che da parte sua il timore era esattamente l’opposto, considerando la difficoltà di raccontare la città eterna a un romano.

In conclusione, un incontro ricco di spunti che ha proposto un percorso interessante per analizzare una delle serie più originali dell’attuale panorama fumettistico italiano.

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