Gianluca Nicoletti è un giornalista, scrittore, conduttore radiofonico e televisivo, che nel 2013 ha scalato le classifiche con Una notte ho sognato che parlavi, pubblicato con Mondadori, con cui ha raccontato il difficile lavoro di comunicazione con il figlio autistico. Roberto Ronchi è un illustratore e collabora con Walt Disney, Mondadori, Hachette e Piemme. Insieme sono gli autori de Il libro infame. Memorie del tempo a castello (Tunuè 2013), interessante esperimento editoriale che coniuga la narrazione in prosa con quella per immagini.
Le immagini del Libro infame non sono illustrazioni del testo, ma piuttosto parte integrante della narrazione, composta sia da parole scritte che da concetti illustrati. E il corredo visivo del testo asseconda la narrazione e supporta il lettore nella rievocazione di ricordi stratificati, secondo il concetto di ‘tempo a castello’, ampliando la memoria del singolo attraverso quella della storia dell’Italia dagli anni Cinquanta a oggi.
Per questo motivo l’opera di Nicoletti e Ronchi può a buon diritto rientrare nella definizione di libro enhanced. Enhanced letteralmente vuol dire ‘accresciuto’, ‘migliorato’, ‘intensificato’ e nel caso dell’oggetto-libro s’intende che parola, immagini e formato creano un unicum tra la particolarità dell’aspetto estetico e lo stringente processo narrativo.
Utilizzando tonalità irriverenti, vivaci e trasgressive, Gianluca Nicoletti descrive un viaggio attraverso personali ricordi del passato e altri dell’immaginario collettivo, indulgendo non poco in una dimensione onirica che propone letture di senso adattabili da lettore a lettore. Ne emerge il ritratto di un Paese che con il trascorrere dei decenni ha smarrito l’ingenuità peculiare di una radice contadina e si è identificato nelle storture prodotte dal mondo moderno e iper-tecnologicizzato.
Questo memoir si costruisce, come recita il titolo e come si accennava, su un ‘tempo a castello’, l’idea, anzi l’immagine, che tra le altre rimane più impressa dell’intero volume. Il concetto di ‘tempo a castello’ si basa sulla possibilità teorica di archiviare il proprio vissuto in una sorta di casellario biologico, con dati estraibili in ogni momento della vita. Si tratta quindi di immaginare una memoria multistrato in cui ogni ricordo si sovrappone al precedente e lascia una traccia del nostro cammino, esattamente come i sedimenti di roccia nel terreno o i cerchi negli alberi.
Alcuni dei racconti, con cui Nicoletti tratteggia l’Italia costumata della sua infanzia e ‘perduta’ dei giorni nostri, sono denominati ‘fescennini’. Attingendo all’antica tradizione popolare etrusca e latina e volendo attenersi a una certa interpretazione etimologica, questi racconti giocano sul tema del fascinum, che rappresenta il fallo nell’accezione latina, e si caratterizzano per la loro particolare licenziosità. Si tratta, nel caso di specie, di storie vere ascoltate in prima persona dall’autore, il cui denominatore comune è l’imprevedibilità dell’oggetto dei salaci sberleffi della letteratura fescennina.
Nelle pagine finali del Libro infame viene affidata a un fumetto, o a quello si potrebbe tranquillamente definire un breve fotoromanzo, la spiegazione della scelta del titolo. Nicoletti racconta che, nel corso del programma radiofonico Golem, regalava agli ascoltatori che partecipavano a un suo paradossale quiz a premi i libri appunto ‘infami’ che gli editori inviavano alla redazione perché fossero recensiti, ma lo fa romanzando il tutto e con una massiccia dose di (auto)ironia.
Il libro infame – al di là degli sberleffi al benpensantismo italiano e alla critica di costume, alla ricostruzione postuma della storia del nostro Paese e al moderato tono nostalgico – è sopratutto un’opera ben costruita, sul piano narrativo e visivo, e carica di onestà intellettuale e ironia, una tragica ironia di stampo monicelliano.
Abbiamo parlato di:
Il libro infame. Memorie del tempo a castello
Gianluca Nicoletti, Roberto Ronchi
Tunuè, 2013
164 pagine, brossurato, colori – 16,90 €
ISBN: 978-88-97165-75-0