La guerra di Minkiaman: la visione estrema di Gianni Allegra

La guerra di Minkiaman: la visione estrema di Gianni Allegra

Gianni Allegra torna al fumetto con La Guerra di Minkiaman, graphic novel edito da Tunué, in cui seguiamo la vita di Totuccio tra crescita personale e vendetta. Un racconto dominato da toni drammatici, grotteschi e surreali, realizzato con lo stile unico dell’autore siciliano.

Il palermitano Gianni Allegra è un noto fumettista, pittore e autore satirico che ha lavorato nel corso della sua carriera per riviste e quotidiani quali Comix, Cuore, Smemoranda, Linus, L’Unità e La Repubblica. L’autore torna al mondo del fumetto puro, e come autore unico, con La Guerra di Minkiaman edito da Tunuè, diversi anni dopo le graphic novel Il giocatore (Frassinelli, 2007), realizzato su script della regista Roberta Torre, e Diario della pioggia (Verbavolant, 2012) su testi di Marcello Benfante.

Minkiaman è la storia di Totuccio, un bambino allevato letteralmente come un cane da genitori depravati, per poi essere abbandonato dagli stessi nella periferia di Balarm Town, dove viene accolto e cresciuto da un vecchio e i suoi tre cani, che lo tengono lontano dalle durezze della vita. Preso di mira dai bulli del quartiere, trova un nuovo “maestro” di vita in Giacomo, piccolo mafioso, che lo spinge verso le prime esperienze sessuali e gli insegna come farsi rispettare.

È un racconto surreale e dai toni spietati quello messo su carta da Gianni Allegra, una storia di crescita personale narrata come fosse la nascita del più potente dei supereroi, ma che in realtà è una dura disamina, uno sguardo impietoso sulla società moderna e sulle assurde regole di integrazione imposte ai giovani. Il candido e innocente Totuccio, gentile e disponibile nonostante il suo passato tribolato, in grado di interloquire con i cani come un novello San Francesco, personaggio caratterizzato in maniera davvero eccellente, di queste regole sociali diventa la vittima perfetta.

Il ragazzo, in realtà intelligentissimo, trova maggior conforto nella compagnia più sincera e spontanea dei tre cani, Rocky, Rambo e Cazzillo, che nelle interazioni con gli altri esseri umani. Cani parlanti che assumono il ruolo di coscienza del protagonista, così come il Grillo Parlante lo era per Pinocchio, e cercano di avvertirlo dei pericoli a cui sta per andare incontro.

L’impatto con la città (dove i dialoghi tra gli abitanti vengono scanditi solamente dai termini “cazzo” e “figa”), descritta impietosamente da Allegra come un coacervo di mafiosi arrapati, sarà per lui devastante. Sono proprio la Mafia imperante, la violenza nel quotidiano, l’impotenza sessuale, l’ossessione della perdita della verginità e il bullismo cui è sottoposto a dare vita a Minkiaman. Tutto quello che probabilmente Totuccio non è, ma è costretto a diventare: da agnello si trasforma in lupo.

La drammaticità della vicenda, di cui non sono risparmiati i dettagli più efferati, è mitigata, e nello stesso tempo positivamente amplificata dagli spunti ironici che costellano le disavventure di Totuccio e del suo strampalato alterego. Minkiam, protettore di Balarm Town, supereroe sui pattini a rotelle e che guida un motocarro, che assume il Viagra per aumentare la forza fisica e sodomizza uno dei bulli che lo tartassava, facendolo diventare il suo sidekick, è l’emblema perfetto dell’anima del volume.


I personaggi caricaturali ed estremizzati, gli atti amorali al limite del grottesco, i dolori fisici ed emotivi del protagonista e gli scorci di Balarm Town, che non possono non ricordare le grosse città della Sicilia (Balarm non è altro che il nome che la città di Palermo aveva sotto la dominazione Araba), sono tratteggiati con lo stile nervoso, distorto e distintivo di Allegra in una alternanza di illustrazioni a pagina piena e altre contenute da una gabbia più regolare. Una lavorazione realizzata completamente a penna e che è costata più di un anno di duro lavoro al disegnatore, talmente unica nel suo risultato finale che mi ha portato a chiedere direttamente all’autore le fasi che hanno contraddistinto il progetto grafico. Ecco la risposta:

“La parte squisitamente grafica è stata tutt’altro che semplice. Il protagonista era nella mia mente da parecchio, ed era stato disegnato anni prima in alcuni bozzetti a mezzatinta. Una versione meno tragica, decisamente più grottesca. La storia, nata da uno spunto grottesco, è virata verso il registro drammatico e poi tragico: era necessario trovare un mood congruo che prendesse le distanze da soluzioni ironiche o addirittura satiriche. La ricerca della coerenza stilistica comprendeva un’idea grafica espressiva ed espressionista: un anno intero solo per trovare la cifra. E occorreva anche che gli strumenti fossero quelli giusti. Nel continuo ondivagare tra pennini e pennelli, non mi rendevo conto che erano certe penne adoperate all’inizio delle tormentose prove gli strumenti più idonei. me ne sono reso conto quando ho disegnato una prima tavola di prova: l’ho ridisegnata ancora un paio di volte, e solo allora ho capito! Insomma, la forma era sostanza”


Una saga ipnotica, magnetica, da leggere accettando la sua natura selvaggia senza compromessi; il suo più grande pregio e forse il suo più grosso difetto risiedono proprio qui. Se non si è disposti ad accettare queste regole in toto, allora forse l’epopea di Totuccio può risultare indigesta nelle sue connotazioni così estreme. La guerra di Minkiaman è un libro difficile che solo con lo stile unico e l’approccio senza barriere l’autore riesce a gestire ottimamente dall’inizio alla fine, un lungo racconto che unisce denuncia sociale, i miti dei supereroi, dramma umano e racconto intimistico in un mix davvero riuscito. La perdita dell’innocenza virata nei tratti distintivi di un’avvincente fiaba oscura, in cui il lieto fine sembra non giungere mai.

Abbiamo parlato di:
La Guerra di Minkiaman
Gianni Allegra
Tunué, 2018
160 pagine, cartonato, bianco e nero – 16,00 €
ISBN: 9788867902590

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