Negli Stati Uniti quello del circo è un mondo variegato e ricco di tradizioni, organizzato tramite strutture complesse e portatore di un vocabolario piuttosto ampio. Con la parola carnival, che in italiano possiamo tradurre come Luna Park, viene indicato uno spettacolo d’intrattenimento itinerante, una manifestazione nomade che, seguendo un calendario annuale, approda in diverse città. Il termine sideshow indica, invece, uno spettacolo secondario associato a un circo, un Luna Park o una fiera che in certi casi acquisisce una propria autonomia, senza prevedere più alcun collegamento con lo spettacolo principale. Tra questi sideshow si annoverano i freakshow che consistono nell’esibizione di persone con un aspetto anomalo. Questo tipo di spettacolo, che in Italia veniva definito come quello dei “fenomeni da baraccone”, restò in voga negli Stati Uniti dal XIX secolo fino alla prima metà del XX secolo.
Ricordo di aver visto i cosiddetti freaks per la prima volta grazie al cult movie di Tod Browning, un classico del genere macabro. Una pellicola del 1932 che, mettendo in scena la vita di particolari artisti circensi, sottolineava che i freaks non erano così diversi dall’uomo medio e che, nella presunta “normalità”, si annida, spesso, la vera mostruosità. Una sorta di allegoria della diversità raccontata con uno sguardo compassionevole, capace di atteggiarsi anche a feroce e appuntita critica sociale. Caratteristiche, queste ultime, che trovano posto anche nel graphic novel di Lisa Brown, una favola raccontata con una scrittura vivace e intelligente che propone elementi sia gotici che moderni.
UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI NELLA VITA DELLE GEMELLE PEABODY
Entriamo nella storia in punta dei piedi, di notte, passando attraverso una piccola finestra buia. È quella della camera di Isabel, una giovane ragazza che ci introduce agli avvenimenti della sua vita. Isabel e Jane “Jan-Iss” Peabody sono due gemelle siamesi con un braccio e una gamba in comune. Jane è più ambiziosa ed estroversa, mentre Isabel si dimostra più pacata e riflessiva. Vendute dai genitori, all’età di tre anni, a un impresario di un freakshow itinerante, finiscono per essere sfruttate e costrette a esibirsi davanti a un pubblico incuriosito dalla “rarità biologica” dei loro corpi.
Siamo nel 1930 e quando un medico ambizioso, in cerca di fama, si offre di separare chirurgicamente le due sorelle la sventura torna ad abbattersi sulla vita delle protagoniste, conducendo una delle gemelle alla morte. Isabel, la superstite, priva di un braccio e di una gamba, torna al freakshow, sua unica famiglia, perseguitata dal fantasma della sorella Jane che, oltre a rappresentare un bagaglio emotivo con cui da fare costantemente i conti, diventa la voce pungente della sua coscienza.
Lisa Brown, appassionata di freaks e freakshow, mette in scena la lotta di una giovane donna per venire a patti con la sua nuova identità nel tentativo di affrancarsi dalle difficoltà della sua vita precedente. La narrazione, organizzata in diversi capitoli, dipinge un ritratto sfaccettato della protagonista inserita in un contesto sociale retrogrado e ignorante. La sceneggiatura trova la sua cifra nella rappresentazione di un lungo percorso di formazione la cui meta consiste nel raggiungimento dell’indipendenza, che passa attraverso la ricerca del proprio posto nel mondo. Un cammino costellato di difficoltà e amarezze nel quale la diversità fisica non è solo una barriera per la protagonista ma rappresenta, per l’autrice, la lente di ingrandimento usata per leggere e analizzare le zone d’ombra della società dell’epoca che, per certi aspetti, continua ad assomigliare a quella attuale.
FAMIGLIA E SOCIETÀ
Il mondo del carnival raccontato da Lisa Brown assomiglia ad un circolo ristretto e intimo, una sorta di famiglia allargata nella quale i componenti si scambiano continuamente i ruoli in un intreccio di benevolo supporto reciproco. In questo ambiente i freaks, veri o presunti (alcuni utilizzano dei travestimenti), raccontano le loro storie personali costruendo vere e proprie relazioni umane. Il variegato cast scelto dall’autrice riesce a parlarci di emarginazione, disabilità, ambiguità di genere, differenze corporee, body art, paura e solitudine, ma anche di orgoglio della propria unicità che, nello show, diventa sinonimo di talento.
La particolare famiglia creata dai personaggi rappresenta il vero momento di riscatto delle loro esistenze. Lo spazio delimitato dalle roulotte che ospitano i freaks diventa un luogo d’incontro e condivisione, ergendosi a barriera con l’esterno. La società, i suoi giudizi ed i suoi standard di normalità appaiono così come qualcosa di lontano che entra prepotentemente nella vita dei protagonisti attraverso lo sguardo degli spettatori. In questo assieparsi di persone alla ricerca di qualcosa di particolare e scioccante nell’aspetto di altri esseri umani si annida il lato oscuro della storia, che mostra il volto crudele della società dei benpensanti e dei bigotti pronti a soddisfare i loro istinti voyeuristici, confortandosi della loro apparente normalità al cospetto della particolare unicità dei circensi.
Disseminate tra le tavole dell’albo non mancano così sottili allusioni alla violenza di genere che incombe sui protagonisti che, nel loro essere queer, sono posti ai margini e rifiutati dalla società che li circonda. Il giusto equilibrio tra il senso di tristezza, che si annida nella storia, e la luminosa fratellanza che unisce i protagonisti regala un particolare bilanciamento alla sceneggiatura, rendendola coinvolgente e utile a veicolare un messaggio universale che silenzia le voci giudicanti per parlarci di resilienza e inclusione.
UNA NOTA DI COLORE
Lisa Brown completa il suo buon lavoro di scrittura realizzando anche i disegni e i colori del suo graphic novel. Le matite, che ricordano l’arte di Richard Sala, definiscono i personaggi con un particolare stile illustrativo piatto influenzato da un immaginario retrò, che va a richiamare lo stile della body art degli inizi del ‘900. Linee dai contorni netti che ritraggono i personaggi in disegni che non sfigurerebbero in un libro di fiabe. La gestione della tavola, costruita su ampi riquadri è improntata a un deciso dinamismo, accentuato dalla presenza di testi snelli e vivaci che, nella loro essenzialità, riescono a cogliere le sfumature caratteriali dei personaggi. La tavolozza dei colori utilizzata, composta prevalentemente da tinte tenui e autunnali, riesce a ben definire il tono emotivo della storia e le sfumature relazionali tra i protagonisti. I colori sembrano farsi strada nelle tavole solo per sottolineare momenti di felicità di Isabel e parentesi umoristiche della narrazione.
IN CONCLUSIONE
La gemella fantasma di Lisa Brown è una lettura nella quale sia la storia che i personaggi riescono a farsi percepire a livello emotivo da parte del lettore. Esplorando la natura dello sfruttamento della differenza l’autrice mette in scena un riuscito cast di personaggi in una favola moderna che ci parla del passato quanto del presente, regalando molteplici spunti di riflessione così come una morale accompagnata da molti insegnamenti. A corredo della bella edizione realizzata da Rebelle troviamo, in appendice del volume, una nota dell’autrice che racconta la genesi del suo graphic novel e una nota della traduttrice. In regalo, con l’acquisto del libro, un set di stampe dedicate alle vere storie dei freaks che sono stati d’ispirazione per la realizzazione del volume.
Abbiamo parlato di:
La gemella fantasma
Lisa Brown
Traduzione di Tiffany Vecchietti
ReBelle edizioni, 2023
202 pagine, cartonato, colori – 22,00 €
EAN: 9788894559095