Kingsman The Secret Service: la divertente spystory di Matthew Vaughn

Kingsman The Secret Service: la divertente spystory di Matthew Vaughn

Il 25 febbraio è uscito nelle sale Kingsman The Secret Service, il nuovo film di Matthew Vaughn con Colin Firth, Taron Egerton e Samuel L. Jackson. La nostra recensione.

Kingsman 4Il 25 febbraio è uscito in tutte le sale Kingsman The Secret Service, il nuovo film diretto da Matthew Vaughn che ripropone una versione romanzata delle vicende che vengono raccontate nell’omonimo fumetto realizzato da Mark Millar e Dave Gibbons. Ristampato da Panini in occasione dell’uscita del film, il volume narra delle avventure di Jack London e di suo nipote Gary a cui viene concessa la possibilità di entrare a far parte dei Kingsman, spie al servizio del governo britannico per cui lavora suo zio.

La trama della pellicola si discosta molto dalla sua versione cartacea, immergendo lo spettatore sin da subito all’interno di una storia fatta di eccessi dove le atmosfere pulp appaiono funzionali e donano un maggior appeal alla versione cinematografica. Jack London diventa così la spia Harry Hart che, trovatosi di fronte Gary Unwin, figlio di un collega morto per salvargli la vita, decide di sdebitarsi dandogli la chance di entrare a far parte dei Kingsman, previo il superamento di un duro e spietato addestramento.

Punto di forza della pellicola è la scelta di dare ritmo ai dialoghi mediante l’uso di un umorismo “citazionistico” e spaccone, unico elemento caratterizzante dell’opera fumettistica ad essere stato mantenuto con estrema fedeltà. Se si escludono alcune singole scene in cui si eccede, scadendo dal divertente al ridicolo, le costanti battute che fanno riferimento agli stessi film spionistici che il film scimmiotta appaiono godibili e rendono piacevole il passaggio da una scena all’altra. Tale scelta permette agli sceneggiatori (lo stesso Matthew Vaughn e Jane Goldman) di rimarcare una delle caratteristiche principali di Kingsman, cioè il fatto che il film non si prenda mai troppo sul serio.

KingsmanLe tematiche affrontate sono numerose: dalle più classiche (l’iniziazione dell’eroe se si fa riferimento al percorso di Gary, la necessità di rimediare agli errori commessi di Harry) alle più attuali (la critica nei confronti della tecnologia, l’impatto dell’uomo sull’ambiente); queste, oltre a permettere di tanto in tanto qualche sommaria riflessione allo spettatore, diventano uno strumento per caratterizzare meglio i protagonisti della vicenda.

In ogni caso le scene d’azione la fanno da padrona permettendoci di ammirare un bravo Colin Firth alle prese per la prima volta con un ruolo del genere. L’attore appare sorprendentemente credibile e con la sua recitazione a regge da solo tutta la prima parte del film. I comprimari comunque non sfigurano; il “novellino” Taron Egerton si cala con facilità nei panni di Gary, riuscendo a prendere sul serio il suo personaggio anche nelle scene più esilaranti del film, Samuel Leroy Jackson ci regala la brillante interpretazione di un villain insolito con zeppola a carico e la bellissima Sofia Boutella si fa notare nel ruolo della letale Gazelle.

Kingsman 2

Il film, per lo più sostenuto da scene splatter e sanguinarie e da lunghe e surreali lotte corpo a corpo, oltre a far l’occhiolino ai registi del genere (Tarantino e Rodriguez su tutti), tenta di trasportare lo spettatore all’interno della sua visione pop e divertita dell’universo creato da Millar, grazie alla scelta di alcune particolari sequenze di montaggio, alla caratterizzazione estetica di alcuni personaggi e al taglio assunto dai dialoghi. Pare che Vaugh, in poche parole, si sia permesso di trasformare uno dei fumetti meno “millariano” dell’autore e di ricreare in ogni sua scena quel particolare approccio che ha reso popolare lo sceneggiatore e che possiamo ritrovare in molte sue opere tra cui il conosciuto Kick Ass. Un’altra buona decisione puramente tecnica del regista è quella di utilizzare in maniera limitata lo slow motion presente solo in alcuni passaggi.

Kingsman 3Se da un lato la scelta di enfatizzare la natura pulp del progetto si mostra sin da subito una buona chiave di lettura, dall’altra l’eccessiva attenzione posta in tal senso non ha permesso al regista di ovviare alla presenza di alcune imprecisioni. Tali imperfezioni non appaiono sempre percepibili nell’immediato grazie all’attento bilanciamento tra scene drammatiche e seriose, sketch comici e  scene d’azione, ma in alcuni contesti particolari, come nella scena finale o nello scontro con Gazelle, o la caratterizzazione degli stessi protagonisti viene denaturalizzata oppure alcuni errori all’interno della sceneggiatura inficiano il senso delle scene successive.

Nonostante i suoi limiti, Kingsman The Secret Service si dimostra una pellicola sfrontata e divertente che porta a termine piuttosto bene il suo compito principale, quello di intrattenere lo spettatore in maniera leggera e irriverente mantenendosi un prodotto coerente con la sua linea dall’inizio alla fine.

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