John Sloth a Lo Spazio Audace di Lucca Comics 2024

John Sloth a Lo Spazio Audace di Lucca Comics 2024

A Lucca Comics abbiamo intervistato John Sloth, autore di "Margherita Il cavaliere millenario" per Schiuma Fumetti.
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John Sloth, autore di Margherita Il cavaliere millenario, edito da Schiuma Fumetti, è stato ospite di Lo Spazio Audace – Vignette e caffè a Lucca Comics & Games 2024.

Benvenuto John, al secolo Matteo Benedetti! Raccontaci come hai iniziato a collaborare con Schiuma Fumetti.
Sì, ho iniziato da “lupo solitario”, con Schiuma abbiamo sempre collaborato perché ci siamo conosciuti su Instagram ormai in epoca covid, scambiandoci le nostre vignettine, le nostre strisce e i nostri fumettini online. Schiuma poi è nata un paio di anni fa per partecipare ad ARF! e riuscire a portare le opere singole al festival e poi vari antologici per rafforzare il gruppo.

Quindi si parla sia di opere individuali che di opere collettive. Il lavoro è differente?
Sì, assolutamente. Le antologie solitamente devono avere un tema, un fil rouge che debba collegare tutte le varie storie. Solitamente noi utilizziamo una parola chiave, come magari “incidente” che abbiamo portato ad ARF e quest’anno qui a Lucca. Poi ognuno lo ha reinterpretato per genere, stile di scrittura e disegno quella parola. Al tempo stesso ognuno ha anche i suoi progetti personali: che siano libri, volumi a fumetti, fanzine o anche giochi a tavolo. Io, per esempio, quest’anno mi sono dedicato anche ai giochi da tavolo.

John Slot

Parliamo di Margherita il cavaliere millenario, opera che hai portato a Lucca.
“Margherita” è un volume che unisce i miei due media preferiti: i viaggi fantastici dello Studio Ghibli e i personaggi buffi e le situazioni surreali alla Cartoon Network, fondendoli in un volumetto in cui questa bimba che coglie un fiore risveglia un cavaliere-scheletro che ha perso la memoria. Insieme, attraverso lo scantinato di casa, arriveranno poi al regno antico di Mille Anni per capire cosa è successo e perché lui è morto “ma vivo”. È un po’ un inno alla fantasia, con cui vorrei avvicinare i lettori anche un po’ più adulti. Sembra per bambini, però è scritto per gli adulti, per farli riavvicinare un po’ al loro “bambino interiore” e io sono estremamente fan dei cartoni animati per adulti quali Adventure time, Gravity Falls e Over the Garden Wall. Tutte queste fiabe con lo stile cartoon che abbiano dietro un messaggio e che per me sono assolutamente da usare, da leggere e da vedere anche da grandi, per rendere sicuramente meno noiosa la vita quotidiana e il lavoro. Crescendo ho imparato che il mondo è fatto di adulti che in realtà sono semplicemente dei bambini troppo grandi e vorrei che le persone dessero più spazio a quell'”io” piccolo interiore, al proprio bambino di otto anni, e che lo accontentassero guardando un cartone, leggendo un fumetto, giocando a un videogioco e quant’altro.

Quanto è importante l’effetto nostalgia?
Penso che l’effetto nostalgia derivi semplicemente dal fatto che i nostri sogni, quello che poi alla fine diventeremo da grandi o che vorremmo diventare, nasca intrinsecamente da piccoli. Quindi il sogno, non dico magari il diventare astronauta, ma sostanzialmente le piccole passioni quali il disegno o il giornalismo o qualsiasi altra cosa, è chiaramente derivativo dal nostro bambino e quindi è giusto continuare a perseguire i propri sogni in modo da riuscire a rendere orgoglioso il nostro “piccolo bambino” una volta cresciuti. Penso che sarò realizzato nella vita, dal punto di vista lavorativo, quando il me stesso piccolo potrà prendermi come esempio.

Margherita Schiuma Coveer

Descrivici lo stile grafico con cui hai realizzato Margherita.
Questo è il mio stile attuale. Come tutti gli stili, ovviamente, è sempre in evoluzione. Nasco come graphic designer, sono un fumettista autodidatta dopo aver trovato il “lavoro vero”, quindi il fumetto è per me un vero e proprio hobby, una passione alternativa che però sta dando pian piano i suoi frutti, sia per produzioni che per collaborazioni. Come dicevo prima, ricollegandomi al fatto che mi piacciono i cartoni animati per adulti, mi piacciono i colori super saturi e molto accesi, le forme rotonde e morbide. Mi piace il contrasto di un’identità visiva come questa, che magari possa sembrare più infantile, più per giovani ragazzi, che però abbia dietro un messaggio un po’ più importante. Secondo me è un fattore un po’ “wow” il dualismo tra l’aspetto, il design e la caratterizzazione di alcuni personaggi con quello che poi trasmettono.

Cosa ti permette di fare l’autoproduzione rispetto ad altri contesti?
La risposta è dovuta principalmente al fatto che io sono una persona estremamente creativa e già dal mio bagaglio professionale, essendo graphic designer e artdirector, ho una mania del controllo e soprattutto sui miei prodotti sono molto geloso e ci tengo a curarne personalmente ogni aspetto. Dal dorso, alle alette, all’impaginazione, il prodotto è fatto dal sottoscritto, quindi per me l’autoproduzione è un modo per impacchettare tutte le mie conoscenze in un volumetto unico. L’autoproduzione sostanzialmente è anche una soddisfazione incredibile per vedere quanto riesco a spingermi oltre con le mie capacità.

Da autodidatta, qual è il tuo metodo di lavoro?
Inizio sempre da un concetto che mi ispira o che mi dà immagini, soggetti. Anche degli sketch a caso. Margherita è nato semplicemente perché ho disegnato un teschio all’interno di un vaso con un fiorellino in testa. Il personaggio mi è talmente piaciuto che dopo ci ho costruito la storia intorno. Sostanzialmente inizio dallo scrivere il soggetto, capisco quante tavole ci saranno all’incirca e inizio a sceneggiare tavola per tavola. Sono molto metodico e deve essere tutto completamente ordinato. Faccio una sceneggiatura fatta e finita e dopo procedo solitamente per capitoli in modo da non annoiarmi e per evitare di dover fare tutti gli storyboard in un mese. Di capitolo in capitolo vedo anche se torna e se funziona, in modo da avere anche la possibilità di correggere e aggiustare il tiro poi con i capitoli successivi.

Collabori anche con Kiwi Lab, giusto?
Sì, con Kiwi è successa più o meno la stessa cosa di Schiuma, ma sono semplicemente due collettivi e due gruppi di amici differenti, con approcci diversi. Con Schiuma abbiamo un’ideologia di autoproduzione e di fumetto un po’ più standard quindi volumi, antologie e simili, mentre con Kiwi abbiamo un approccio un po’ più sperimentale, legando magari anche diversi media, come il videogioco. Ho realizzato infatti all’interno dei cristalli liquidi la prima fanzine di Kiwi, un piccolo libro-game da giocare tramite i dadi virtuali di Google. In base ai lanci di dado che fai si vedrà se riuscirai a passare la prova oppure no. Sono due mondi molto diversi che fanno parte entrambi di me.

Stai già lavorando a un nuovo progetto?
Sto facendo vari colloqui, vari portfolio-review e ho varie cose in ballo che decideranno poi le successive opere. In realtà dovrei portare avanti un gioco da tavolo che ho realizzato a gennaio, King’s Dead, che ha avuto un bel successo. Come dicevo prima, sono una persona molto creativa e mi annoio facilmente, quindi solitamente se ho realizzato un fumetto il progetto successivo sarà o un gioco da tavolo o magliette realizzate in serigrafia artigianale. Il media non è molto importante, quanto l’esprimere il concetto che sento al momento. Probabilmente l’anno prossimo sarà dedicato più ai giochi da tavolo.

Grazie per la disponibilità, John!

Intervista realizzata il 2 novembre 2024 a Lucca Comics & Games

BIOGRAFIA

John Sloth è nato nel ’97, si è laureato in design e comunicazione presso Scuola Italiana Design e diplomato in illustrazione digitale col massimo dei voti alla Scuola Internazionale di Comics. È un graphic designer e illustratore freelance con sede a Padova, specializzato nella realizzazione di packaging, branding, illustrazioni per web e supporti fisici come vetrofanie, tshirts ecc. Ha lavorato con realtà come TheShow, JunkFully, Where is the Toilet (Jaser), Treviso Comic Book Festival, Caffè Design, Puraai. Appassionato di autoproduzione, nel tempo libero si dedica alla creazione di progetti personali come Newspaper (una serie fumetti), Mabe (una piccola collezione di tshirts in stile vintage giapponese) e giochi da tavolo e di carte come King’s Dead, un gioco di carte autoprodotte.

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