In occasione della consegna del Romics d’Oro per la sua prestigiosa carriera di illustratore e concept artist multimediale, abbiamo incontrato a Roma John Howe, artista fantasy tra i più importanti al mondo.
John Howe è unanimemente riconosciuto come uno dei massimi interpreti visivi dell’immaginario fantastico. In particolare, assieme ad Alan Lee e Ted Nasmith, ha contribuito a definire il canone visivo moderno della saga del Signore degli Anelli.
Con lui, abbiamo parlato, prima di tutto, dei suoi tanti, acclamati, viaggi grafici nell’universo di J.R.R. Tolkien, come illustratore degli originali letterari e come visual designer delle grandi saghe cinematografiche e televisive ispirate alla “Terra di Mezzo”, dalla trilogia del Signore degli Anelli a Lo Hobbit fino alla recente serie de Gli anelli del potere.
Ogni partecipazione ad un progetto ti dà esperienza, ti dà confidenza con quel mondo. Ma, d’altra parte, devi stare attento a rinnovare lo sguardo ogni volta.
commenta Howe:
Bisogna ripensare ogni volta ciò che si è già pensato. Bisogna ogni volta avere chiaro cosa si deve fare, quale la motivazione, quale l’interesse, cosa stai raccontando e, soprattutto, devi riuscire a far dimenticare alle persone che è solo una storia e permettergli di passare un momento a sognare…
La passione di Howe per il fantastico non è solo letteraria e l’illustratore canadese ci ha anche ricordato, nel corso dell’incontro avuto a Roma in occasione della 30° edizione di Romics, come i fumetti fantasy (in particolare, autori come Barry Windsor-Smith e Bernie Wrightson) abbiano rappresentato la sua prima fonte di ispirazione da ragazzo.
“Quando si è giovani si fa con quello che si ha a disposizione e nel mio caso erano fumetti americani come Conan il barbaro e Swamp Thing, realizzati da grandi disegnatori che apprezzo tutt’ora molto. Sognavo davvero di fare qualcosa di simile anche se, più tardi, ho capito che il fumetto non faceva per me e mi sono orientato verso l’illustrazione. Ma è stato comunque un amore giovanile da lettore molto importante e molto formativo.”
Howe, canadese di nascita e europeo di formazione artistica, ama matite e pennelli ma – anche in ragione delle sue esperienze con cinema e tv – non demonizza l’universo digitale. Quando gli chiediamo, in particolare, di dirci la sua sul tema “caldo” dell’avvento dell’Intelligenza artificiale nelle attività grafiche, affronta la materia con equilibrio:
Ormai l’Intelligenza artificiale è qui, ci piaccia o no. Alla politica sta il compito di definire il quadro normativo in cui operare, agli artisti quello di gestire al meglio il contributo o meno di questa tecnologia nella loro vita di creatori o creatrici di immagini.
È chiaro che la tecnologia procede rapidamente mentre l’evoluzione del pensiero richiede più di tempo, ma lo vedo come un cambiamento di paradigma non come la fine del mondo.