“Gli Italiani e il fumetto”, un documentario di Paolo Caredda

“Gli Italiani e il fumetto”, un documentario di Paolo Caredda

In anteprima al Biografilm Festival, “Gli Italiani e il fumetto” è un documentario che raccoglie cinquanta brevi testimonianze di amore per i fumetti.

Se Gli Italiani e il fumetto non fosse un documentario ma, appunto, un fumetto, si presenterebbe come un albo quadrato, composto da cinquanta vignette a tutta pagina con un piccolo numero scritto a mano in un angolo. Ci sarebbero un titolo in copertina e le informazioni editoriali alla fine. Nessuna introduzione, nessuna postfazione, nessuna didascalia. Solo una serie di quadretti autoconclusivi incentrati su un italiano e il suo fumetto preferito.

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Questa, in breve, è la struttura filmica del nuovo documentario di Paolo Caredda, cinquanta interviste di circa un minuto e mezzo l’una, in cui lettori anonimi e volti più conosciuti raccontano qualcosa. Dico qualcosa, usando un termine volutamente ambiguo, indefinito, perché non è facile trovare univocità negli episodi via via mostrati e narrati.
Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte HD (partner del film), ha definito il documentario «un’opera-mondo che contiene tutta la poetica di Paolo [Caredda], che è fatta di nostalgie, sperimentazioni […] e storie straordinarie».
Qui le storie straordinarie sono quelle che nascono dall’ordinarietà, dalle esperienze della gente, diciamo, comune. Non un’enciclopedia, nemmeno un’antologia di creatori che parlano di sé – troppo noioso secondo il regista – ma una raccolta di testimonianze che partono dal basso, dal «povero bastardo che magari a tredici anni scriveva le lettere su Sadik».
Il senso della sperimentazione sta tutto qui, nel prendere delle persone e lasciarle parlare liberamente di qualcosa che abbia a che fare con il fumetto.

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Ci sono donne, ragazzine, bambini ma soprattutto uomini maturi, i cui ricordi prevalgono e rubano la scena. Basta scorrere i nomi dei fumetti per capire a quale epoca, lettore tipo e genere narrativo venga data la precedenza: Splatter (fine anni ‘80, fumetto horror), Satanik (anni ‘60-’70, fumetto nero), Genius (anni ‘60, poliziesco/erotico), Diabolik (anni ‘60, fumetto nero), Kriminal (anni ‘60-‘70, fumetto nero), Spettrus (anni ‘60, fumetto nero), Vartan (anni ‘70, fumetto erotico), Wallenstein (anni ‘70, fumetto erotico), Oltretomba (anni ‘70-‘80, horror/erotico), Storie Blu (anni ‘70-‘80, fantascientifico/erotico).
caredda1A questi si aggiungono gli autori legati a Frigidaire, Paz, Scòzzari, Tamburini, Nobilini; e poi ancora i classici Magnus, Crepax, Buzzelli, Bonvi, Pratt, Buzzati, Jacovitti, Manara, Altan. Insomma, più o meno autoriale, il fumetto italiano così come Caredda ce lo mostra appare essenzialmente vicino a un pubblico adulto, e a un pubblico che adulto lo è già da un pezzo. A esso sono associabili anche i grandi titoli Bonelli ricordati, come Mister No, Ken Parker, Dylan Dog, Zagor, Tex.

Ma i ventenni e trentenni di oggi, quei lettori a cui gli autori e i fumetti sopracitati sono giunti di riflesso ma di cui non erano i “veri” destinatari, da chi sono rappresentati? Si parla di Gipi, Aka B (autore, insieme a Caredda, del documentario), Ponticelli e Officina Infernale, Tuono Pettinato, Cattani, Saguatti.

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Se la maggior parte dei fumetti presi in considerazioni appare in qualche modo legata all’orizzonte conoscitivo del regista – come è anche ovvio che sia – non mancano testimonianze meno tradizionali, come quelle riferite a I fumetti della gleba, alla rivista Canicola, al murales Occupy Mordor di Blu, un evidente tentativo di ampliare il discorso alle nuove modalità con cui il medium si presenta.

Fin qui, dunque, si è parlato del fumetto. Per quanto riguarda gli Italiani, invece, c’è da ribadire come gli intervistati siano soprattutto uomini di un’età superiore ai quarant’anni. Poche le donne, nonostante il numero delle lettrici sia aumentato esponenzialmente negli anni, e pochi i bambini. In compenso, tra gli altri, ci sono un falsario, un ladro, un collezionista di copertine, un appassionato di buste sorpresa, il responsabile della casa-museo Jacovitti, Francesco Guccini, Aka B, Daniele Brolli, l’ex direttore del Vittorioso Domenico Volpi, Filippo Scòzzari, Mauro Nobilini, gli sceneggiatori Corrado Farina e Raffaele La Capria.

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Insomma, le testimonianze che rimangono maggiormente impresse non sono quelle di italiani comuni che presentano esperienze comuni; nei racconti del ladro e del falsario, poi, si percepisce una certa artificiosità, come se fossero presenti per fare del colore e movimentare la scena. A dire il vero, l’artificiosità diventa quasi cifra stilistica – non si sa quanto volutamente – in un documentario che lascia molti degli intervistati nell’anonimato e genera dubbi sull’autenticità di alcune storie.

Che si tratti di una regia visibile è comunque indubbio: dai pochi minuti di dialogo concessi a ciascun protagonista alla musica ansiogena di sottofondo, dal montaggio serrato à la «Mistero» al numero dell’intervista scritto sul cartone e affisso in luoghi urbani, rimane poco spazio per ascoltare davvero le esperienze narrate. Eppure ci sono momenti che arrivano diretti al cuore, come il numero 11, in cui un edicolante genovese narra la desolazione nel ritrovarsi tutti i fumetti di Ken Parker devastati dall’alluvione dell’anno scorso.

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Il documentario di Paolo Caredda è indubbiamente interessante nel suo affrontare un tema così presente e così poco trattato come il rapporto tra i lettori e il fumetto in Italia, ma sembra peccare di unità strutturale. Getta sguardi a destra e a manca, aprendo porte su temi impegnativi quali il copyright e la censura, l’esportazione dei fumetti all’estero, la loro funzione sociale, le realtà autoprodotte, e chiudendole troppo in fretta. Regna un certo senso di incompiuto, come se tutto il documentario convogliasse verso un punto clou che non arriva mai.
La superficie è stata scalfita, ma ancora lungo è il percorso per chi voglia parlare di un medium, il fumetto, che ha alle spalle un secolo di autori, lettori, generi e Storia.

Abbiamo parlato di:
Gli Italiani e il fumetto
Regia di Paolo Caredda insieme a Aka B, Benedetto Lanfranco, Alvise Renzini e Saul Saguatti
Sky Arte HD – Italia 2015
Documentario, durata 87 min, colore.

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