Il multiverso della nona arte: Fumettomachìa

Il multiverso della nona arte: Fumettomachìa

Il collettivo Blekbord ha pubblicato "Fumettomachìa", in cui 34 autori realizzano le parodie dei più popolari fumetti mondiali, ciascuna in sole 4 pagine.

Un’idea semplice e tutt’altro che rivoluzionaria: selezionare alcuni dei più celebri fumetti del panorama mondiale e farne una parodia in bilico tra omaggio e sarcasmo.

Fumettomachia CoverSulla carta il concetto che guida Fumettomachìa è molto basico, ma nei fatti il lavoro impostato dal collettivo Blekbord e curato nello specifico da Alekos e Andrea Fasano è decisamente più complesso e strutturato. Già solo aver contattato un ampio numero di artisti – ben trentaquattro – non è cosa semplice, ma aver fornito come regola di ingaggio che ogni storia dovesse articolarsi in sole quattro tavole ha reso il tutto ancora più sfidante e stuzzicante per gli autori coinvolti.

Il volume si presenta inoltre con un ordine logico che dà spessore all’operazione: vi è infatti una cornice realizzata da The Sando che, scimmiottando lo Scott McCloud dei manuali di fumetto a fumetti, suddivide le storie in quattro macro aree tematiche.
Si apre con i comics americani, si passa ai manga, si prosegue con la bande dessinée e si arriva al fumetto italiano, e all’interno di ciascuna sezione trovano quindi spazio le versioni “storpiate” delle più celebri opere appartenenti a quella nazionalità o corrente.

Fumettomachia 11L’operazione può dirsi in gran parte riuscita: la struttura appena citata aiuta a rendere il sommario meno dispersivo e ad attenuare il senso di discontinuità tra una storia e l’altra, dato che ciascuna è caratterizzata dallo stile di chi l’ha scritta e disegnata e dalla fonte originaria.
Del resto proprio la varietà di generi è un altro elemento a favore del libro: da un lato permette di conoscere diversi nomi della scena indie e dall’altro rende il volume molto “vivo”, capace di sorprendere e di cambiare direzione letteralmente ogni quattro pagine.

Anche il tono mantenuto dagli autori in sommario è particolarmente apprezzabile: salvo qualche eccezione e alcune uscite triviali un po’ eccessive, infatti, si mantiene generalmente in buon equilibrio tra lo sberleffo – a volte capace di essere piuttosto pesante o triviale – e la celebrazione del fumetto di partenza, senza che le due volontà collidano ma riconoscendo che l’amore verso un’opera permette anche di individuarne le zone grigie entro le quali giocare e scherzarci sopra.

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Alcuni esempi in tal senso sono È la fine del mondo, Charlie Brown di Elena Zannoni, Spider-Man: La notte in cui snappò Gwen Stacy di Andrea Fasano e Alessio Zanon, Naruto, il mio piccolo amico ninja di Niccolò Talarico, Pretty Guardian Sailor Cringe di Elisa Castellano, I supplì del marajah di Lorenzo La Neve e Alekos e Que bomba le Portugal di Andrea Fasano e Mel Zohar.
Nel primo caso il mondo dei Peanuts viene visto sotto una lente più ruvida della norma che porta a una svolta metanarrativa decisamente simpatica, il tutto realizzato con un tratto essenziale vicino a quello di Charles Schulz ma al contempo deliziosamente underground.
Per quanto riguarda l’Uomo Ragno, Fasano è abile nello scherzare in maniera brillante su alcuni tormentoni dei primi fumetti Marvel, come le onnipresenti didascalie, e sul celebre episodio della morte della bionda ragazza di Peter Parker; sorprende poi in positivo il disegno di Zanon, che soprattutto nell’aspetto dei personaggi si avvicina in maniera convincente a quello delle storie classiche di Spidey.

Fumettomachia 6Passando all’universo manga, diverte la visione di Naruto fornita da Talarico, deliberatamente didascalica e in grado di stigmatizzare in maniera simpatica alcune scelte narrative, mentre Castellano ironizza pesantemente su alcuni elementi narrativi di Sailor Moon oggi piuttosto problematici quando non inaccettabili, sfoggiando uno stile che ricorda molto l’anime anni Novanta – specie nei colori molto accesi – ma in una versione leggermente distorta.
I supplì del marajah è Tintin secondo La Neve: la ricerca di una vera specialità romana da parte dell’intrepido reporter e soprattutto dell’affamato capitano Haddock è già paradossale di suo, ma il non-sense esplode nella figura del mistico marajah che sembra perseguitare i due; il pregio maggiore è comunque nel tratto di Alekos, che trova una mimesi fenomenale con la linea chiara di Hergè.
Il Portugal di Cyril Pedrosa viene invece riletto da Fasano e Zohar in uno sfottò a certe graphic novel intimiste, nelle quali ai lettori vengono venduti in buona sostanza i tormenti borghesi di un artista annoiato.

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Alcuni episodi risultano invece meno riusciti: The Spirit sabato sera di Lorenzo Zaghi, Il Cavaliere Oscuro che se ne era andato ma poi però tornava di Gabriele Diacodimitri e Alessandro Arrè, Sleep of the jokes di Simone Ishvard Leonetti e Maria Valentini, L’unico tafano buono è un tafano storto di Linda Stefani e Tutto Dragonball di Simone Taro Tentoni.
Lo sfottò alla creatura di Will Eisner appare in effetti piuttosto scialbo, con una serie di sequenze che si susseguono senza troppi guizzi e con una conclusione poco ispirata; ammirevole però il fascinoso segno, in grado di avvicinarsi molto a quello del The Spirit originario.
La parodia di The Dark Knight Returns di Frank Miller era un’impresa rischiosa per mille motivi, e in effetti Diacodimitri non convince appieno in una versione piuttosto pedissequa di alcune scene clou dell’opera, mentre Arrè compie un lavoro estetico egregio.

Fumettomachia 8Anche Valentini realizza tavole eleganti e sinuose nell’illustrare la versione di The Sandman espressa da Leonetti: il problema è che in questo caso la sceneggiatura prende in giro più Neil Gaiman nel complesso e la sua verbosità, piuttosto che la singola opera in oggetto.
Per quanto riguarda il fumetto giapponese risultano un po’ deboli le storie che richiamano Nausicaa nella valle del vento e Dragonball: nel primo caso Stefani imposta un racconto confusionario nella concitata trama e privo di elementi effettivamente divertenti, nel secondo Tentoni si limita a raffigurare la moltitudine di personaggi del manga di Akira Toriyama nella stessa posa e con la stessa battuta, con un sarcasmo comprensibile ma comunicato in maniera fin troppo minimalista.

Alla fine di ogni storiella è presente una breve scheda relativa al fumetto parodiato, ma anche questo spazio viene gestito in maniera ironica, partendo magari da informazioni reali che vengono però declinate in burletta: una scelta in questo caso non molto centrata, perché la componente dissacrante è già sufficientemente presente nell’opera e questo trafiletto avrebbe invece beneficiato di un tono più lineare e tradizionale, pur con un tono leggero e senza risultare eccessivamente accademici.

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L’edizione a livello cartotecnico si presenta in maniera elegante: il volume è un robusto cartonato, la copertina ha una grafica accattivante che prosegue sulla quarta, la fascetta è divertente nella sua meta-ironia e la carta risulta di qualità, con una buona grammatura.
Nel complesso Fumettomachìa – che ha vinto il premio come miglior autoproduzione a Lucca Comics & Games 2023 – risulta un antologico piuttosto riuscito, in grado di intrattenere e divertire in maniera disimpegnata sia chi conosce i fumetti di partenza sia chi ne fosse digiuno. L’operazione funziona commercialmente, visto che può far leva sulle icone della nona arte per attirare e incuriosire il pubblico, ma anche artisticamente ci sono molteplici motivi di interesse, in particolare dal punto di vista del disegno.

Abbiamo parlato di:
Fumettomachìa
AA. VV.
Blekbord, 2023
199 pagine, cartonato, colori – 25,00 €

2 Commenti

1 Commento

  1. Michele

    4 Marzo 2024 a 14:06

    Dove si può acquistare?

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