Francis Bacon. La violenza di una rosa è uscito il 26 settembre, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra dedicata al pittore irlandese e alla Scuola di Londra, allestita presso il Chiostro del Bramante a Roma e visitabile fino al 23 febbraio 2020. Un sottotitolo evocativo, quello scelto da Cristina Portolano: richiama il perfetto equilibrio di un fiore fatto di petali e spine, che affascina e allo stesso tempo ferisce; esattamente come la realtà sfigurata e a tinte acide dipinta da Bacon, emblema incarnato del genio e della sregolatezza, del dolore e dell’eccesso.
Nel suo graphic biography – pubblicato da Centauria in una collana pensata per raccontare l’arte attraverso il fumetto – Portolano riesce a imbrigliare la personalità inquieta ed errabonda di Bacon in una griglia geometrica e regolare, attraverso una scansione cronologica precisa e priva di digressioni che racconta gli 88 anni di vita del pittore suddividendoli in tre blocchi dai titoli suggestivi: Il corpo, Lo spirito, La virtù. Sono fissati nella pagina anche gli incontri che per l’uomo furono cruciali e che ogni volta lo condussero a un bivio, artistico e personale.
Apprezzabili le scelte narrative e stilistiche dell’autrice, che restituiscono il ritratto veritiero e ragionatamente sgradevole di un Bacon omaggiato dai rimandi più o meno espliciti alla sua pittura e agli elementi che la caratterizzarono. La voce narrante è quella di una creatura dalle fattezze embrionali, maschili e femminili assieme, che ricorda la deformità delle sue Figure alla base di una Crocifissone – corpi ibridi che s’insinuano inquietanti e lisergici tra le pagine del fumetto –, ma che al contempo rappresenta l’estro creativo e l’identità più profonda del Maestro.
Evidente è poi la scelta cromatica che richiama i toni del malva, del giallo acido, del blu e del rosso, i colori inconfondibili di Francis Bacon, che si amalgamano alle tinte pastello, cifra stilistica della fumettista napoletana. Non manca, in alcuni momenti cruciali quand’anche drammatici, il richiamo a quegli ambienti pittorici costruiti su linee e cubi che isolano la figura umana come in una gabbia invisibile, espressione dell’attenzione per il linguaggio spaziale che l’artista dimostrò sin dai suoi esordi. Più sottile l’allusione alla lumaca che il lettore trova in calce alla prefazione e alla postfazione del volume; scrisse infatti Bacon di sé (come Portolano riporta nell’ultima tavola): «Vorrei che i miei dipinti dessero l’impressione che un essere umano vi sia passato attraverso, come una lumaca,e come una lumaca lascia la traccia della sua bava, così l’essere umano lascia quella della sua presenza e del suo passaggio…».
Cristina Portolano, tuttavia, non confeziona una semplice biografia sulla base di un solido lavoro di ricerca iconografico e bibliografico testimoniato dall’appendice al libro, ma – per sua stessa ammissione – una versione personale degli avvenimenti, in cui fatti reali si mescolano e confondono ad aneddoti e dettagli dubbi, sfociando nella mitologia o nel puro frutto di invenzione per licenza autoriale eopportunità narrative.
Francis Bacon. La violenza di una rosa non è dunque l’esaltazione di un mito, ma il racconto spurio di una vita in cui le sublimi altezze dell’Arte si sono combinate quotidianamente alle urgenze del corpo e ai tormenti di un’anima che conobbe il rifiuto (dalla famiglia per il proprio orientamento sessuale e artistico all’inizio della sua carriera), facendo di Bacon un genio unico e irripetibile, tanto umano quanto al di là di ogni definizione e caratterizzazione.
Abbiamo parlato di:
Francis Bacon. La violenza di una rosa
Cristina Portolano
Centauria, settembre 2019
128 pagine, brossurato, a colori – 19,90€
ISBN: 9788869214257