“La mia arte proviene da allucinazioni che solo io posso vedere.”
Distese di zucche maculate, grappoli di falli, ossessivi pois, ramificazioni, tentacoli che svettano da terra e tentacoli annodati di mille colori incandescenti, piante e fiori che si spingono fino al soffitto: sono tra le immagini più iconiche e rappresentative di Yayoi Kusama, un’artista dall’incredibile storia personale, fatta di sofferenza fisica e psichica, successo, oblio e una meritoria riscoperta negli ultimi anni da parte della critica internazionale.
Nel 1958, a 29 anni, Kusama fugge da dall’incomunicabilità con la madre, da un padre fedifrago che era costretta a spiare e da un Giappone intossicato dal patriarcato – in valigia, sessanta kimono e duemila fra disegni e dipinti da vendere.
Approda a New York, la “naked city”, che dopo gli inizi fatti di stenti la consacra – anche grazie al patrocinio di Andy Warhol – come una delle artiste più innovative del suo tempo e come la regina degli hippie e del pacifismo, icona delle lotte contro il sessismo e il tradizionalismo, pur non avendo mai partecipato attivamente al movimento femminista.
In quel periodo Yayoi Kusama arriva al cuore del suo linguaggio artistico e lo espande oltre lo spazio bidimensionale della tela, resta sepolta nel processo creativo e giunge a quella che lei chiama “obliterazione”, fino a esplodere in tutto il suo potenziale artistico. Sino al 1973, anno del suo rientro in Giappone, la sua produzione è intensissima: il suo mondo fatto di “puntini”, la sua ricerca artistica fortemente influenzata dall’infanzia trascorsa a Matsumoto con la famiglia, l’approdo a performance provocatorie e osé in cui il corpo umano entra a far parte dell’opera d’arte e diventa esso stesso – attraverso il body painting di cui Kusama è negli anni Sessanta geniale esponente – oggetto artistico da fruire, divengono segno distintivo dell’artista, all’accrescimento della cui mitologia contribuiscono i disturbi psichiatrici dai quali rimane affetta tutta la vita.
Dopo aver invaso le gallerie e dominato la scena artistica per tre lustri, Kusama trova il coraggio di tornare in Giappone: la bulimia creativa degli anni precedenti cede il passo alla rovina spirituale e ai disordini mentali che ne avevano da sempre minato la stabilità (“depersonalizzazione”, le avevano detto gli psichiatri), sino al ricovero volontario nell’ospedale psichiatrico di Seiwa, dove tenta il suicidio.
Sono anni bui, di depressione e sperimentazione, l’unica medicina efficace è l’arte – un’arte fatta di dolore e conflitto – che non l’abbandona mai. L’artista trascorre un ventennio di oblio, dimenticata dall’America che l’aveva osannata, durante il quale riesce a risalire la corrente della perdizione trasformando le sue paure e le sue ansie in paesaggi astratti ricchi di colore. Nel 1987 il Giappone la riabilita con una retrospettiva presso il Museo d’arte del Kita-Kyushu a Fukuoka. Due anni più tardi è la volta degli Stati Uniti: il CICA di New York le dedica “Yayoi Kusama: A Retrospective”, curata da Alexandra Munroe e Bhupendra Karia. L’evento colloca Kusama al posto che le spetta nella Storia dell’arte contemporanea e il 1993 è la volta della sua partecipazione (la seconda, per la verità) alla Biennale di Venezia.
Oggi, novantenne, Yayoi Kusama vive per volontà personale nell’ospedale psichiatrico di Seiwa e dipinge quasi quotidianamente nel suo studio a Shinjuku.
“Lei che ha tanto sognato, ma anche temuto, di scomparire.”
La vita e l’opera della camaleontica Yayoi Kusama sono al centro di un nuovo fumetto dall’elegante taglio grafico intitolato Kusama. Ossessioni, passione, arte, scritto e disegnato da Elisa Macellari e portato sugli scaffali da Centauria, che ha già dedicato delle biografie a Egon Schiele, Jean-Michel Basquiat e Francis Bacon. L’uscita, prevista per il 19 marzo 2020, è inevitabilmente slittata a causa dell’emergenza da COVID-19.
Dall’infanzia sofferta alla fuga in America, dall’amicizia con Warhol alla relazione platonica con Joseph Cornell (anch’egli artista dalla potentissima capacità espressiva e massimo esponente statunitense del Surrealismo), dai disturbi psichiatrici all’arte – naturalmente – con la creazione di un linguaggio personale capace di trasformare ansie e paure in un loop infinito di forme e colori: nel libro di Macellari c’è l’intero percorso personale e artistico di Kusama, l’affresco spirituale di una donna e di un’artista attraverso immagini di grande poesia e intensità, vibranti nei toni del rosso e del turchese, e testi che tendono l’orecchio verso quelle voci che la stessa artista giapponese ha ascoltato, e dalle quali è stata inseguita, per tutta la vita.
Ispirandosi a Infinity Net, l’autobiografia dell’artista, e a Kusama – Infinity, il documentario del 2018 che le ha dedicato Heather Lenz, Elisa Macellari riesce con precisione chirurgica a raccontare il bilico tra la cultura giapponese d’origine e quella americana d’adozione su cui ha vissuto Yayoi Kusama – icona femminile d’ispirazione per la fumettista. Il tratto pulito e netto dei disegni e la scelta di una precisa palette cromatica si adattano con facilità alla rappresentazione del mondo, della cultura, dei costumi nipponici, rigidi e tradizionali, tanto quanto al mondo rutilante e frenetico che accoglie l’artista a New York, fino all’inabissarsi della mente di Kusama nei più profondi stati depressivi che alimentano in modo inquietante la sua produzione al rientro nel paese del Sol Levante.
Il filo rosso che lega tutto sono la sua malattia mentale e le ossessioni che si materializzano nell’opera di Kusama, non semplicemente riprodotte ma rappresentate tanto come parte integrante delle sue alterazioni psichiche quanto della componente organica del suo stesso corpo. Un filo rosso che non è solo metaforico, poiché il rosso, in sue diverse degradazioni, è il colore che compare in ogni singola tavola, a individuare l’artista ma anche a mostrarsi nella sua più nota accezione legata alle forti emozioni, alla stimolazione sensoriale e all’impulso creativo.
Della biografia realizzata da Elisa Macellari colpisce anche il grande rispetto e l’empatia con cui l’autrice si accosta alla figura di Kusama, sul piano personale e artistico. Non lascia indifferente la naturalezza con cui delinea il passaggio della protagonista verso l’età adulta, pur essendo un periodo fortemente segnato dal disturbo psichiatrico e riesce con efficacia mostrare come questo si trasformi con naturalezza in gesto artistico, quasi un’autoterapia dall’ossessione che genera nel contempo un’estetica che parla dell’eterno ciclo esistenziale, in un’alternanza costante tra vita e morte.
I pois di Yayomi Kusama anche nei disegni di Macellari escono dalla tela, invadono lo spazio, diventano forme tridimensionali e ambigue, esplodono in ossessioni e visioni sessuali, curano e liberano mente e corpo dell’artista e di chi fruisce del suo lavoro. Una liberazione che per essere tale ha provocato e scandalizzato le stesse società, quella statunitense e quella giapponese, che giudicavano Kusama ma che allo stesso tempo ne erano attratte e poi ancora intimorite. Kusama è stata infatti – e questo libro lo racconta bene – una donna indomita, che non ha avuto paura di se stessa, dei propri demoni interiori, dei limiti imposti dal maschilismo e da un mondo a misura di uomo bianco. Non si è arrestata di fronte alle barriere geografiche e a quelle più impalpabili dei pregiudizi e delle convenzioni. Ha toccato il fondo ed è risalita in vetta, riscoperta e celebrata come il suo indiscutibile genio, la sua parabola di vita e il suo messaggio sociale meritano sia fatto.
Kusama. Ossessioni, passione, arte, come tutte le graphic biographies fino a questo momento pubblicate da Centauria, è un’opera nata da un grande lavoro di ricerca da parte di Elisa Macellari, la cui cura per i dettagli artistici e il riguardo per la sfaccettata biografia della pittrice giapponese traspaiono in tavole dalla grande energia visiva. Un’opera, questa che con il linguaggio del fumetto, così strettamente connesso a quello pittorico, non solo rende giustizia a un’artista per troppo tempo dimenticata, ma si propone con determinazione di renderla nota a un più vasto pubblico, così come merita il genio di Kusama.
Abbiamo parlato di:
Kusama. Ossessioni, passione, arte
Elisa Macellari
Centauria Edizioni, 2020
124 pagine, 4 colori, brossurato – 19,90 €
ISBN: 9788869214424