Shonen manga e lettere nere: intervista a Mogiko

Shonen manga e lettere nere: intervista a Mogiko

Al Comicon abbiamo avuto modo di intervistare Mogiko, autrice del manga italiano "Black Letter" per "J-Pop presenta".

In occasione del Comicon di Napoli 2024 abbiamo avuto modo di conoscere Mogiko, giovane manga artist e illustratrice che, con Edizioni BD e J-Pop, ha presentato alla manifestazione il suo primo manga serializzato, Black Letter. Nell’intervista che segue abbiamo parlato un po’ della sua carriera, ma anche e soprattutto dell’esperienza di lavoro legata a quest’opera.

Mogiko2Ciao Mogiko, grazie per averci concesso questa intervista e benvenuta su Lo Spazio Bianco. Sembrerà strano, ma la nostra prima domanda è: come va pronunciato il tuo nome d’arte?
Grazie per l’invito! Io lo pronuncio Mogiko, anche se credo che in giapponese sia più corretto dire Mojiko, ma comunque uso Mogiko dal momento che proviene da Mo – Monti, il mio cognome – e Gi – Giulia, il mio nome vero – per questo pronuncio gi.

E quand’è avvenuto questo passaggio da Giulia Monti a Mogiko?
Quando mi sono resa conto di voler produrre manga mi sono resa conto che forse convenisse avere un nome che richiamasse maggiormente al mondo del Giappone, quindi ho optato per questo nome d’arte per presentarmi meglio.

Sui tuoi canali social ti definisci una manga artist, non una mangaka o una fumettista. E dalle opere che abbiamo visto ci dai in realtà l’impressione di avere una formazione e un’esperienza anche da illustratrice. Quindi, a livello artistico, qual è stata la tua formazione? Quali sono stati i vari passaggi che ti hanno portato al manga?
Io ho iniziato come illustratrice di libri per bambini, però ho anche lavorato sin da subito a qualche fumetto, sempre per bambini. Sono poi passata a scrivere e disegnare un hentai1, completamente un altro genere quindi (ridiamo), e quello è stato il momento in cui sono definitivamente passata dall’illustrazione al manga. Tutto è avvenuto così di botto, con una doujinshi2 di una trentina di pagine.

Doujinshi di personaggi già esistenti o tuoi?
Sì, miei.

E da quanti anni sei nel settore?
Da circa 2 o 3 anni, forse sarebbe più corretto dire 2.

Oh, in realtà pensavamo di più. Complimenti! Per quanto riguarda la tua carriera artistica, i tuoi primi progetti sono stati Un mondo di cubi: il risveglio di Herobrine e, tendendo maggiormente al manga, Yo-chan’s first stream, l’hentai di cui parlavi prima. Come sono state per te queste esperienze e come sono state recepite dal pubblico?
Sono state recepite molto bene e sono state tanto formative anche per me. Con il primo, Un mondo di cubi, mi sono cimentata per la prima volta con l’avere delle scadenze, datemi dall’editore Shockdom, con un ritmo più da fumettista. Mentre con il successivo, Yo-chan’s first stream, sono entrata proprio nel mondo del manga, quindi mi sono scontrata con gli stilemi tipici di questo approccio artistico: l’impostazione della tavola, delle vignette, l’uso dei retini… soprattutto l’approccio con questi mi ha fatto sentire entrare parecchio parte di questo mondo.

Hai imparato seguendo qualche corso o da autodidatta?
Autodidatta.

Riallacciandoci alla questione dei retini, il tuo lavoro è in digitale o analogico?
Digitale, perché lo trovo molto più veloce. Però ho tentato anche in analogico, anche solo per provare l’esperienza.

E com’è stata questa esperienza?
Molto divertente, però occupa davvero tantissimo tempo, quindi preferisco in digitale, altrimenti non riesco a rispettare le scadenze (ride)

BlackletterAdesso al Comicon stai presentando Black Letter, un progetto manga tutto italiano. Quand’è nata l’idea?
L’idea principale, quella delle lettere che vengono consegnate dagli angeli, nasce davvero tanti anni fa. In quel periodo, però, stavo seguendo anche un altro progetto, quindi ho dovuto accantonare quest’idea per finirlo. Poi successivamente ho ripreso il concetto e l’ho presentato ad Edizioni BD. L’idea è piaciuta, è stata accolta con entusiasmo dall’editore, e quindi partendo da quella ho poi costruito i personaggi, il mondo e le sovrastrutture che sono presenti nella storia.

Com’è stato lavorare sia alla sceneggiatura che ai disegni?
Lavorare sia alla sceneggiatura che ai disegni è un lavoro decisamente più lungo, dal momento che devi occuparti di due cose contemporaneamente. Però, per come sono fatta io, preferisco lavorare a entrambe le cose personalmente, così sono più libera di gestire il lavoro come voglio ed esprimere nelle tavole ciò che desidero. Quindi è sicuramente più complicato, ma mi va bene così.

E invece com’è stata la collaborazione con Edizioni BD?
La collaborazione con loro è stata davvero positiva. Mi hanno affiancato un editor che mi ha seguito in tutte le fasi dell’opera, al quale manifesto i miei più sentiti ringraziamenti perché lo reputo davvero molto bravo. Mi sono trovata molto bene ed è stato un bel lavoro. Credo anche lui sia contento del lavoro svolto.

Che ricezione sta avendo l’opera qui al Comicon?
Per ora ho visto un sacco di persone che lo hanno comprato, spero poi che le recensioni siano positive (ride). Qui è presentato in anteprima, quindi non so ancora bene quali siano le opinioni in merito dei lettori e della critica. Vedremo!

Quand’è che hai maturato l’idea di voler diventare un’autrice di manga?
Crescendo e provando diverse cose, ad esempio l’illustrazione e il fumetto per bambini, ho capito sempre di più cosa mi piaceva fare e cosa non mi piaceva. E quindi pian piano mi sono spostata verso il mondo dei manga, che sento più mio e dove mi sento più a mio agio. Per il momento va bene così (ride), credo di aver finito l’esplorazione.

Hai trovato la tua strada quindi, ora bisogna solo percorrerla!
Esatto, esatto! La strada però è questa, ne sono convinta!

Sei stata tu a cercare la collaborazione con Edizioni BD o sono stati loro a contattarti?
In realtà ci siamo prima trovati a collaborare per un altro progetto, che ora non ricordo bene quale fosse. In questa fase ho esposto loro la mia idea per Black Letter e a loro è interessata. Quindi sostanzialmente ci siamo ritrovati a metà strada: inizialmente sono stata contattata io, ma poi ho proposto la mia idea… un 50 e 50, diciamo (ride).

Blackletter2Cosa ha ispirato il tuo stile artistico? E quali sono state le influenze e le strade che hai percorso per arrivare a quest’opera?
In generale credo che lo stile di un artista derivi dalle opere che gli piacciono in quel momento. Io non ho uno stile preciso, nel senso che disegno e quel che viene viene, credo di essere influenzata da ciò che mi piace, anche se non me ne rendo conto… ma immagino che invece il lettore se ne accorga. Ora ci sono delle opere che mi piacciono parecchio come quelle di Fujimoto, un autore che mi piace molto; Evangelion, per la costruzione del mondo; ancora, Posuka Demizu, di cui adoro le illustrazioni a colore, è un’autrice che ho sempre apprezzato molto; e anche Sui Ishida, l’autore di Tokyo Ghoul.

Quindi tendi molto allo shonen? Anche Black Letter sembra avere una direzione in tal senso, soprattutto nella seconda metà del volume
Sì, esatto! È proprio quella la direzione che intendo dargli.

Hai già un’idea di quanti volumi saranno?
Per ora no. (ride) Non troppi né troppo pochi, so che vuol dire tutto e niente (ridiamo).

Domanda un po’ esistenziale: vorresti ricevere una lettera nera o vivere senza sapere quando morirai?
Allora… se funziona come nel mondo di Black Letter, ovvero che gli umani non possono morire per cause naturali ma si spengono, allora sì, assolutamente, fatemi morire tranquilla (ride). Se invece è possibile morire per cause naturali e si riceve una lettera che ci avverte della nostra imminente morte allora forse no, preferirei non saperlo.

Ricollegandoci a ciò, per i protagonisti dell’opera è normale spegnersi una settimana dopo aver ricevuto la lettera, ed è normalmente accettato: è anche ciò che li differenzia dagli animali. Confermi quindi che non è possibile morire in altro modo?
Sì, esatto. Non possono morire per altre cause, neanche per un incidente o che altro. È accettato socialmente spegnersi sottoponendosi al rituale.

Al di là dei fumetti, invece, quali sono i tuoi interessi?
Il disegno, che ormai è però il mio lavoro. Manga, anime (ride), quindi all’interno di questo mondo. I videogiochi, direi. Soprattutto i giochi Nintendo, come ad esempio i Pokémon e ultimamente Genshin Impact, anche se quando lo dico la gente mi guarda un po’ strano (ridiamo).

Intervista rilasciata dal vivo a Napoli Comicon 2024.

Mogiko

Mogiko è una giovane manga artist. Dopo diversi volumi per ragazzi pubblicati per Fabbri Editore e per Shockdom esordisce nel mondo dei manga con Yo-chan’s first stream: un progetto editoriale che ha superato il record di finanziamento su Kickstarter per un fumetto italiano. Al Comicon di Napoli ha esordito con il suo primo manga serializzato, Black Letter, un thriller soprannaturale dalle tematiche dark e misteriose, pubblicato da Edizioni BD con l’etichetta J-Pop presenta.
Canale Instagram: www.instagram.com/mogiko_


  1. Termine giapponese che ha diversi significati e in questo caso ci si riferisce a fumetti per adulti con scene di sesso esplicite 

  2. Termine giapponese per opere autoprodotte. Il termine internazionale che più ci si avvicina è probabilmente fanzine. Il contenuto è generalmente legato all’universo manga e anime, ma non necessariamente. Esistono doujinshi seriali o autoconclusive, di esordienti o di autori già affermati. Inoltre, le doujinshi possono anche riproporre personaggi e ambientazioni di titoli già noti, anche se per evitare problemi di copyright la tiratura in questi casi è generalmente molto bassa. 

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