Thunderbolts
L’ottimo riscontro di critica e botteghino di Thunderbolts* ha spinto i Marvel Studios a giocare immediatamente la carta promozionale inerente l’asterisco e la svolta narrativa finale presente all’interno della pellicola, elemento questo che ha l’obiettivo di sortire un duplice effetto.
Il primo è quello di mantenere alta l’attenzione sul lungometraggio da parte del pubblico, proprio in un momento in cui il box office americano è rinvigorito dagli incassi di altre pellicole quali I Peccatori e Minecraft, mentre il secondo ha un fine molto più interno al Marvel Cinematic Universe, ovvero quello di accentuare il legame con Avengers: Doomsday e creare domande inerenti lo status quo del gruppo di eroi più potenti della Terra.
Come noto, gli interpreti di Thunderbolts* sono già stati annunciati nel cast del prossimo film degli Avengers che ci catapulterà ufficialmente nella nuova saga, difatti già iniziata grazie alla seconda scena post-credits presente nel film di Jake Schreier. Ma sarà interessante vedere quale sarà l’interazione tra questi “Nuovi Avengers” e la formazione capitanata, ma ancora sconosciuta, da Sam Wilson (Anthony Mackie).
La sequenza dopo i titoli ha già anticipato che i rapporti iniziali non sono proprio idilliaci, sottolineando come ci sia un problema inerente il copyright del nome, e questo tanto basta a solleticare la curiosità del pubblico su quello che verrà.
Come ha evidenziato Richard Newby in una interessante disamina pubblicata nei giorni scorsi su The Hollywood Reporter, i Marvel Studios con Thunderbolts* stanno spingendo gli spettatori fuori da quella comfort zone che li aveva visti osservare gli eventi del dopo Avengers: Endgame con scarso interesse, scuotendo finalmente la situazione e dando un nuovo impulso narrativo al MCU, soprattutto per le tematiche affrontate all’interno della pellicola, e lasciandosi alle spalle quelle aspettative da “Suicide Squad della Marvel” che avevano circondato il progetto fin dall’annuncio della sua realizzazione.
È sorprendente vedere un film dell’MCU affrontare questi temi in un modo che risulti onesto per ogni personaggio. Sì, abbiamo visto analizzato a dovere il dolore, e la Fase 4 in particolare ruota attorno al dolore. E l’MCU non manca di analisi psicologiche, con Black Panther (2018), WandaVision (2021) e Loki (2021) come esempi chiave. Ma Thunderbolts* è più tagliente di quanto visto in precedenza. Il film costringe i personaggi a confrontarsi con la loro vergogna, la mancanza di un sistema di credenze e una morale errata. La via più facile sarebbe costruire il film attorno a chi morirà e come. L’annuncio della ripresa degli attori di Thunderbolts* in Avengers: Doomsday è stato accusato di aver rovinato il destino dei personaggi e di aver eliminato l’entusiasmante minaccia della morte. Ma Thunderbolts* non si basa sul conteggio dei cadaveri e su come i personaggi muoiono, ma su come riescono a sopravvivere quando la sopravvivenza è in fondo alla lista delle loro priorità.
D’altronde era lecito aspettarsi che i Marvel Studios non avrebbero ripercorso la stessa strada fatta dalla concorrenza. Valentina Allegra De Fontaine (Julia Louis Dreyfus) non è Amanda Waller e, nonostante l’iniziale tentativo (fallito) di sfruttare i protagonisti per i suoi scopi, i ruoli sono ribaltati fin dall’inizio: è Valentina a dovere sfuggire alle indagini di una commissione parlamentare, ed è lei l’obiettivo primario del neonato gruppo, una volta che questi si sono alleati. È vero, il personaggio “sopravvive” grazie allo scaltro utilizzo dei mass media nell’annunciare i nuovi Avengers, ma le parole sussurrate da Yelena Belova (Florence Pugh) al suo orecchio mettono in chiaro su quale china il personaggio è chiamato a muoversi nel prossimo futuro.
Se il surreale e lunghissimo annuncio del cast di Avengers: Doomsday, che ha visto la partecipazione di una moltitudine di fan nell’osservare per ore vari nomi su una sedia, è stato la conferma che i Marvel Studios sono ancora capaci di mantenere l’hype, il film sulla squadra di antieroi capitanata da Yelena è riuscito a fornire una motivazione in più sul perché il pubblico dovrà vedere il nuovo film sui Vendicatori, e quella motivazione sono proprio i Thunderbolts.