La rivista di spettacolo Variety ha condivisio, in esclusiva, una lunga prefazione scritta da Matt Shakman, regista de I Fantastici Quattro – Gli Inizi per un volume che raccoglie i numeri dal 570 al 588 della collana a fumetti del quartetto, riguardanti il ciclo narrativo di Jonathan Hickman, run a cui la pellicola Marvel Studios in parte si ispira. Nelle sue parole, Shakman ha espresso tutto l’amore per la prima famiglia della Casa delle Idee.
Mi sono innamorato dei Fantastici Quattro quando ero bambino, crescendo a Ventura, in California. Incontrare una famiglia di supereroi che mi sembrava così familiare mi ha lasciato senza parole: l’umorismo, la passione, le frecciatine e le lamentele, la confusione. Allo stesso tempo, sono stato rapito dall’ottimismo e dalla meraviglia del loro mondo. Con le loro radici nella corsa allo spazio degli anni ’60, gli F4 hanno sempre avuto un forte legame con l’esplorazione, che si tratti del cosmo, della Zona Negativa o delle profondità della mente umana. Reed, Sue, Ben e Johnny possono avere poteri incredibili, ma sono prima di tutto una famiglia, poi scienziati ed esploratori e supereroi solo quando è assolutamente necessario.
Ogni regista Marvel cerca di basarsi su ciò che è venuto prima nell’editoria, reinventando allo stesso tempo i personaggi per il momento attuale. Lo stesso vale per i fumettisti. Ciò che Lee e Kirby lanciarono negli anni ’60 cambiò per sempre la Marvel. La loro audace scommessa di incentrare l’attenzione su una famiglia realistica si trasformò nel più grande successo della prima Silver Age. Da allora, ogni artista e scrittore ha cercato di dare seguito a quell’eredità, trovando nei personaggi qualcosa che li facesse brillare di nuovo.
In preparazione per “I Fantastici Quattro – Gli Inizi” dei Marvel Studios, mi sono immerso negli oltre 60 anni di storia del fumetto. La Prima Famiglia Marvel è stata costantemente curata dai migliori e più brillanti che l’azienda avesse da offrire. Nessuno ha brillato più di Jonathan Hickman. L’umorismo e il cuore che amavo da bambino? Sono ancora presenti e migliori che mai. Le dinamiche familiari complicate? Rese ancora più interessanti con Val e Franklin al centro della scena. E quel senso di ottimismo e meraviglia? Non credo che i Fantastici Quattro siano stati così fantastici come lo sono nelle pagine di questo libro.
Mentre sviluppavamo la sceneggiatura del film, sono tornato più e più volte a questa epica serie, elettrizzato da innovazioni rocambolesche come il Consiglio dei Reed e affascinato da eroici scontri con personaggi del calibro di Annihilus. Ma è stata la profonda comprensione di Hickman delle specifiche dinamiche familiari dei Quattro a colpirmi di più.
Il suo Reed Richards è in parte Steve Jobs e in parte Oppenheimer, sempre sul punto di salvare il mondo o distruggerlo. L’autore si scontra con la debolezza di Mister Fantastic: credere di poter e dover fare tutto da solo. Reed è determinato a “risolvere tutto”, ma scopre che il costo per risolvere tutto è… tutto. La conoscenza suprema rischia il sacrificio supremo: la perdita della sua famiglia.
Sue ha fatto molta strada dalla “Ragazza Invisibile” dei primi anni ’60. In queste pagine, è in parte Segretario Generale delle Nazioni Unite e in parte Feldmaresciallo, sostenendo la diplomazia con la forza quando necessario. La Sue interpretata da Hickman, è forse il membro più potente dei Quattro: è il collante che tiene insieme il mondo mentre Reed sperimenta in laboratorio con cose che potrebbero distruggerlo. È la diplomatica più abile del mondo, e finisce per diventare la Regina del Mare. In uno dei miei momenti preferiti di F4, dichiara a Namor: “Sono una Regina che non si inchina a nessun Re”. Esatto.
Come fanno queste due persone così diverse a comporre il più grande matrimonio nella storia dei fumetti? Pagina dopo pagina, scopriamo che il segreto sta nel loro equilibrio unico tra cuore e mente. Prima di Jerry Maguire, questi due si completavano a vicenda.
Sue e Reed sono affini non solo come partner, ma anche come genitori. Comprendiamo la loro ansia, la loro preoccupazione per il destino di Val e Franklin, proprio come io mi preoccupo per il futuro della mia figlia di 9 anni. Apprezzo l’intimità familiare delle scene nel Baxter Building e non dubito mai che questi genitori amino i loro figli e farebbero qualsiasi cosa per proteggere il loro futuro. So che Johnny e Ben farebbero lo stesso.
E sappiamo che, da supereroi, combatteranno con altrettanta intensità per proteggere il nostro mondo.
Avendo assorbito sei decenni di pubblicazioni dei Fantastici Quattro, molti dei momenti magici e delle dinamiche uniche dei personaggi di Hickman mi sono rimasti impressi. E sono entrati nel nostro film in modi piccoli e grandi. Da Sue come diplomatica a Reed che cerca di risolvere tutto anche a rischio di mettere a repentaglio la sua famiglia. Il bisogno di Johnny di essere preso sul serio. La natura gentile di Ben, perennemente in contrasto con il suo aspetto. La Fondazione Futuro. Il mistero dei figli e l’ansia che proviamo come genitori per il loro futuro.
Hickman è un poeta, sia del quotidiano che dello straordinario. La sua opera batte con un cuore grande quanto quello di Sue Storm, offrendo un viaggio emotivo che culmina in una scena che mi fa commuovere ogni volta che la leggo. La sua scrittura è emozionante, stimolante e tenera… e, come i personaggi di cui parla, fantastica.