I am a hero #10 – Kengo Hanazawa, gli hikikomori e i morti viventi

I am a hero #10 – Kengo Hanazawa, gli hikikomori e i morti viventi

"I am a hero", manga di Kengo Hanazawa, arriva al decimo volume e mantiene intatto il fascino della sua peculiare visione di un'apocalisse zombie dalla quale a salvare l'umanità sono coloro che se ne erano allontanati.

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Hikikomori (“stare in disparte, isolarsi”) è il termine usato per identificare un fenomeno giapponese che ha avuto la sua origine negli anni Ottanta del secolo scorso: una volontaria esclusione sociale, con cui una parte non trascurabile della gioventù nipponica si è affrancata dalla cultura e dalle pressioni della propria patria, senza uscire di casa, a volte per anni.
I am a hero #10 - coverGli hikikomori affidano le proprie esigenze relazionali a forum su internet, come il diffusissimo 2channel, dove la possibilità di login anonimi offre loro una voce senza la responsabilità di un volto: una estremizzazione della fuga nel web che si sta lentamente diffondendo anche in occidente.1

È proprio dell’hikikomori l’approccio alla dimensione corale che Kengo Hanazawa ci mostra in I am a Hero: di fronte alla proliferazione di un orrendo contagio che tramuta esseri umani in creature sanguinarie, battezzate ZQN (termine mutuato da “DQN”, offesa tipica su 2channel), la reazione della folla è di curiosità, prima ancora che di terrore, come se la violenza a cui assistono fosse poco più di uno spettacolo da salvare in video sul cellulare. E mentre parenti o amici cadono vittime del morbo, mentre le folle si dimostrano trappole mortali, ecco che gli esseri umani più adattabili al nuovo contesto sono proprio loro, gli auto reclusi, che diventano gli ultimi (o quasi) baluardi di un’umanità morente, impegnati a scambiarsi racconti su 2channel, centro stella tecnologico sopravvissuto, nonostante tutto, all’apocalisse. La portata horror delle loro chiacchiere da bar su vicini di casa cannibali o genitori che grattano alle loro porte per squartarli è così efficace che Kengo Hanazawa sceglie, quando dà loro la parola, di riempire le pagine col solo testo dei messaggi, intervallato da pochi scampoli di immagini.

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Gli stessi ZQN, i mostri di questo seinen manga, dimostrano di essere hikikomori a modo loro. Non si tratta dei classici zombie, non sono affatto automi omologati in una massa indistinta, ma creature che hanno portato all’estremo il proprio solipsismo: chiusi in un mondo di ricordi distorti che rivivono ossessivamente, ripetono gesti usuali o rimasticano pezzi di frasi della loro vita precedente, filtrando la realtà attraverso una personale lente corrotta.

Se umani e mostri sono accomunati da diverse modalità di negazione del mondo esterno, I am a hero ci parla anche del viaggio di Hideo Suzuki, il protagonista, che cerca fare il contrario: superare la propria timidezza e irresolutezza, non essere comparsa senza volto nel film della propria vita, ma diventare l’eroe, finalmente connesso e influente sugli eventi. La sua crescita è stata gestita, al netto di qualche estremizzazione (come un forse troppo radicato, vista la situazione, rispetto per le regole), con la giusta gradualità: ora Hideo affronta a viso aperto le creature ed è capace di prendere (a denti stretti) alcune decisioni, ma, come sottolineato proprio in questo numero da Oda, la sua attuale compagna di fuga, deve ancora lavorare sulle relazioni, in particolare con l’altro sesso.

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I am a hero finora ha saputo offrire un percorso interessante, con una regia attenta, che non si è mai crogiolata nei singoli contesti, saltando dal privato al collettivo, cambiando all’occorrenza la voce narrante, sorretta da disegni dettagliati e una successione delle vignette che mescola suggestioni horror cinematografiche semplici ed efficaci (come le zoomate durante gli inseguimenti, o le sequenze di doppie splash page a inquadratura fissa per le aggressioni più rapide) a un’estetica che arriva a strizzare l’occhio agli sparatutto in soggettiva (dove la mancanza della coda dell’occhio rende ancora più claustrofobiche e convincenti le scene).

Il fumetto di Kengo Hanazawa, giunto al suo decimo volume, dimostra di avere ancora parecchio da raccontare e sa offrire una voce originale nel sovraffollato mondo dei racconti sui morti viventi.

Abbiamo parlato di:
I am a hero #10
Kengo Hanazawa
Traduzione di Federica Lippi
GP Manga, novembre 2013
224 pagine, brossurato, bianco e nero – 5,90 €
ISBN: 9788866346449

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  1. Un altro fumetto che ha saputo parlare degli hikikomori è Neuro Habitat di Miguel Angel Martin. Potete trovarne la recensione a questo link 

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