Lo scorso 14 maggio è stata inaugurata a Torino la prima edizione della nuova manifestazione fumettistica, Cerea!, curata da Camillo Bosco e Virginia Sanchesi (ne abbiamo parlato qui). Location l’Hub Multiculturale Cecchi Point, per un evento concentrato in una singola giornata, e focus specifico sull’incontro con gli autori del fumetto e dell’illustrazione. Data la relativa novità costituita sulla scena torinese da questo evento, abbiamo voluto parlarne con gli organizzatori, per fare il punto sull’edizione avvenuta e comprendere le possibili linee di sviluppo future.
Si è da poco conclusa la prima edizione di Cerea!, e c’è quindi modo di fare un primo bilancio dell’evento. Qual è stata, nella vostra percezione, la risposta del pubblico torinese?
Camillo Bosco: L’evento è stato pensato di nicchia, e ha raccolto le presenze che personalmente mi aspettavo e che si possono vedere dalle foto. Mi ha stupito la presenza di diverse famiglie sin da questa prima edizione, segno che siamo già riusciti a far passare un principio ecumenico e inclusivo per la manifestazione.
Virginia Sanchesi: Io sono rimasta piacevolmente sorpresa della trasversalità del pubblico in una giornata come la domenica e in una location non proprio centrale. Possiamo solo crescere…
La manifestazione nasce dichiaratamente come incentrata sugli autori, fumettisti e illustratori. Qual è stato quindi mediamente il loro riscontro alla manifestazione stessa?
CB: Ti do i numeri secchi: abbiamo censito una trentina di autori eleggibili per avere un proprio tavolo a Cerea! e alla manifestazione ve ne erano 23, quindi ci riteniamo soddisfatti per questa prima edizione. L’anno prossimo, partendo prima con l’organizzazione, contiamo di non lasciarci scappare nessuno! Anche perché i piani editoriali delle case editrici si stanno diversificando e prevedo molti nuovi autori taurinensi nel 2018.
VS: Gli autori hanno apprezzato la volontà della manifestazione di creare un habitat inedito dove la fa da padrone la condivisione del mestiere, la visibilità (quella vera) dei talenti, e l’aggregazione solidale in un contesto così particolare. Coscienza se non di classe… di arte!
Si è potuta cogliere una particolare attenzione alle “nuove leve” del fumetto piemontese, operanti in Italia o all’estero. Una scelta programmatica, anche questa, o un risultato più casuale?
CB: Casuale. Tra i giovani, ad esempio, mancava Mirka Andolfo per via del problema di salute che l’ha costretta a centellinare le presenze nelle fiere. Altri sono impegnati a fare i genitori, e altri seppur vantano molte pagine pubblicate in edicola, non li credo ancora calati in una vera e propria ottica libresca. Lo dico senza biasimo: è una scelta lecita, come quella del buon Frezzato di ritirarsi a curare l’orto e uscire per pochissime fiere, ad esempio. Ho una irresistibile simpatia verso gli eremiti e gli esiliati, perché ne invidio il coraggio.
VS: L’attenzione verso gli esordienti assoluti rimarrà comunque una priorità, perché riteniamo che la freschezza del futuro nasca da una solida e matura base passata unita a una operatività forte del presente. Servono spazi, e non li faremo mancare.
A bocce ferme, quali ritenete siano stati in generale, dal vostro punto di vista, i punti di forza e invece i margini di miglioramento dell’evento?
CB: Per me ha premiato la scelta di essere un evento di nicchia, con una definizione molto chiara. Si è cercato di creare un habitat per il fumetto piemontese e il passo è stato costruttivo. Lo ritengo un piede saldo. Da migliorare sicuramente la comunicazione e… avremo sicuramente bisogno di più spazio l’anno prossimo! Spero anche di poter coinvolgere una fumetteria per la gestione del bookshop così da sbolognare a dei professionisti un’incombenza necessaria ma che ha drenato risorse logistiche importanti, a scapito di altre offerte come presentazioni e dibattiti. Anche lì ho idea di coinvolgere qualcun altro…
VS: L’impostazione di Camillo è stata eccezionale nella scelta di delineare un evento dai contorni precisi e netti. Questo ha permesso di concentrarci su un punto per svilupparlo al meglio tastando il mercato, inteso specialmente come pubblico interessato.
Da qui possiamo solo crescere e tanto e, come ha detto Camillo, cercare spazi più grandi ma sempre in un contesto particolare e innovativo. Dirò una piccola eresia in questi tempi di “go big or die”, ma teniamo alla dimensione domestica dell’evento, nel senso più lato possibile.
Dato il taglio “autoriale”, un possibile sviluppo interessante per prossime edizioni potrebbe essere nel senso di incontri più strutturati, in forma di conferenze, tavole rotonde o altro. Ritenete possa essere una linea di sviluppo possibile o snaturerebbe il senso della manifestazione?
CB: Come diceva un mio caro amico, “di dibattiti e circonferenze non ce ne sono mai abbastanza!” Stiamo già pensando di coinvolgere alcune realtà della critica fumettistica per completare questa parte dell’offerta del festival, sul modello di BilBolBul e del Treviso Comic Book Festival, i due eventi che ho sempre detto essere gli ispiratori di Cerea!
VS: Assolutamente una linea di sviluppo necessaria e certamente percorribile per creare qualcosa di unico nel panorama torinese della fumettistica e non solo. Spero presto di poter unire a questo evento anche le iniziative del campo musicale di cui mi curo solitamente, specialmente nella forma di una festa serale.
Si vedrà!
Intervista rilasciata via email a giugno 2017