Tratto dall’omonimo romanzo di Milton Hatoum, Due Fratelli narra della rivalità dei gemelli Yaqub e Omar, membri di una famiglia libanese immigrata in Brasile nei primi anni del novecento.
La vicenda è percorsa dall’odio viscerale fra i due, nato in giovane età a causa di una disputa amorosa, e vergato col sangue da una cicatrice provocata da Omar a Yaqub, simbolo materiale duraturo della loro guerra insensata.
Ad un espediente di stampo quasi biblico, che può ricondursi ad origine alla lotta fratricida tra Caino e Abele, viene intrecciato il tema del doppio, basato sul contrasto antinomico fra i caratteri totalmente opposti dei due fratelli, nonostante la loro incredibile somiglianza fisica:
i gemelli erano due opposti, che abitavano lo stesso corpo e dormivano sotto lo stesso tetto.
La storia procede verso l’abisso, in un susseguirsi di rancori e intrecci amorosi, a volte incestuosi, che portano l’intera famiglia al totale sfacelo, alla decadenza della casa, non vedendo mai una riconciliazione.
Fábio Moon e Gabriel Bá restano molto fedeli al romanzo, e ne mantengono l’incedere narrativo, con tempi ben dosati e mai frenetici, che permettono di assistere con coerenza alla gestazione e allo sviluppo della rivalità fra i gemelli, durata per tutta la vita, e al contemporaneo vissuto del resto della famiglia.
In questo circolo vizioso, tutti i personaggi sono al tempo stesso vittime e carnefici, colpevoli e scriminati. La madre Zana è una prima causa di conflitto: ha da sempre preferito il “Piccolo” Omar e non gli ha mai permesso di trovare una donna, trascurando inoltre il primogenito Yaqub, che ha tratto da tale indifferenza una gran forza personale e capacità di rendersi indipendente. Dal suo canto, l’attaccamento morboso e innaturale verso Omar ha fatto sì che questi non sia mai riuscito a distaccarsi dalla madre e sia cresciuto con una volontà debole, annegando i patimenti nell’alcool e nell’invidia verso il fratello. I due hanno dunque dedicato la loro vita alla cieca vendetta, rendendosi egualmente empi, sulla base però di conflitti non da loro provocati, ma generati in gran parte dal contesto familiare. Il padre di famiglia, a sua volta, ha la colpa di non essersi mai imposto sulle preferenze della moglie, restando spettatore.
Ciò che ne deriva è un uso prettamente strumentale dei personaggi, che vengono scolpiti dalla storia stessa e determinati sin dall’inizio nei loro elementi caratteriali tipici, rimanendo fissi e immutati nel corso dell’opera.
Uno dei protagonisti silenti del racconto è la città di Manaus, che Bá pone con ricorrenza al centro delle sue ricche e intricate tavole, rendendo alla perfezione le ambientazioni tropicali e amazzoniche, con un tratto ruvido e spigoloso che ricorda quello dell’argentino José Muñoz. L’opera è permeata da un’aura onirica che aiuta a spostare i toni del racconto sul magico, quasi fiabesco. Bá sfrutta il netto contrasto fra luci e ombre per modellare le figure: i contorni sembrano perdersi e risolversi nell’alternanza della miscela delle luci, gli sfondi scompaiono e restano solo le figure e i dettagli delle ambientazioni, che spesso divengono una sorta di “nessun luogo” e coincidono con la luce/ombra stessa.
Il risultato finale è uno spaccato di vita e patimenti familiari, un narrato di passioni amorose e rabbiose incontrollate che ricorda nelle atmosfere i romanzi di Scott Fitzgerald.
Moon e Bá, anche loro gemelli e dunque particolarmente legati al tema, confezionano un’opera scorrevole ma senza troppe pretese: il tutto si risolve infine in un buon racconto, che tuttavia appare spesso troppo distaccato e piatto. Una lettura piacevole ma che non lascia molto alle sue spalle.
Abbiamo parlato di:
Due Fratelli
Fábio Moon, Gabriel Bá
Traduzione di Amina Di Munno
Bao Publishing, ottobre 2015
232 pagine, brossurato, bianco e nero – 21,00 €
ISBN: 9788865435809