Francesco Verso e Mattia Simoniello a Lo Spazio Audace

Francesco Verso e Mattia Simoniello a Lo Spazio Audace

A Lucca Comics abbiamo intervistato l’autore ed editore Francesco Verso e il disegnatore Mattia Simoniello per il primo volume di “Livido”.

Lo Spazio Audace LogoFrancesco Verso e Mattia Simoniello, autori di Livido per Future Fiction, sono stati ospiti di Lo Spazio Audace – Vignette e caffè a Lucca Comics & Games 2024.

Francesco e Mattia, benvenuti! Francesco, Livido è un fumetto adattato dall’omonimo romanzo di fantascienza Solarpunk. Ci spieghi cos’è il Solarpunk?
Il Solarpunk prende il testimone del vecchio Cyberpunk, che ha ormai 40 anni, e cerca di rispondere a quelle domande a cui il Cyberpunk di fatto non ha dato risposte molto plausibili. Quindi vuole proporre una visione più ottimistica, ad esempio attraverso l’uso di risorse rinnovabili, energie alternative, soluzioni a problemi che non derivino dal contrasto ma dalla cooperazione, dalla negoziazione, da modalità che non sono sempre tipiche del maschio bianco, aggressivo e violento.

Francesco, come nasce il desiderio di traslare l’esperienza di un libro, che è stato non solo molto apprezzato ma anche pluripremiato, in un fumetto?
Il mio percorso si è evoluto in una scrittura sempre più per immagini, già in qualche modo visiva, grafica. Per cui, asciugando delle parti che sono ovviamente attinenti al romanzo e alla scrittura, siamo riusciti a creare un’ossatura di sequenze che secondo me sono rese davvero bene.
Le ambientazioni sono urbane, ma nel senso contemporaneo del termine. Nel romanzo ci sono questi non luoghi, come il cimitero o la discarica, che risultano un po’ vecchie. Noi abbiamo cercato di introdurre degli elementi futuribili, come i cassonetti della spazzatura che sono quasi dei mostri, o i cimiteri con delle intelligenze artificiali che consentono l’interazione con i morti. Quindi c’è una serie di elementi che rende l’ambientazione futuribile, ma sempre molto riconoscibile dal punto di vista della nostra contemporaneità.

Mattia, come sei arrivato a disegnare Livido?Livido1
Un’amica era una delle organizzatrici di un festival di fantascienza ed era entrata in contatto con Francesco, che mi ha poi presentato e con il quale si è creato subito un bel rapporto. Così quando mi ha proposto Livido abbiamo subito iniziato a lavorarci, a buttar giù personaggi, ambienti ed elementi tecnologici del futuro come le UPU, che sono appunto i cassonetti della spazzatura mostruosi e movibili.

Ovviamente c’è anche Giovanni Dacò, che è stato l’adattatore e lo sceneggiatore del romanzo in quello che è poi diventato il fumetto. Intanto, a Francesco chiederei quanto del libro è arrivato nel fumetto. Molto spesso gli adattamenti non sono così fedeli all’originale…
Con Giovanni ci siamo conosciuti e trovati e secondo me ha fatto un lavoro eccezionale. Si sono create delle sincronie fra noi e credo lui stesse cercando storie di questo tipo. La mia richiesta è sempre quella di restare molto fedeli al testo originale. Questo magari ha comportato in Giovanni uno sforzo maggiore nel cercare di tenere tutto all’interno di 115 pagine, perché il romanzo ha veramente tanti dialoghi, tante scene. Livido è un romanzo di formazione che si svolge nell’arco di circa quarant’anni, per cui non era facile da comprimere e non era facile trovare cosa togliere senza privare di senso la storia. Che è una storia d’amore cupa e credo che lui abbia fatto un ottimo lavoro nel rendere i personaggi e soprattutto il protagonista, Peter Payne, che è complesso, sfaccettato, con tanti conflitti con se stesso e con il mondo, la famiglia, l’ambiente in cui purtroppo è costretto a vivere, cioè un’enorme discarica.

Mattia, quali sono state le difficoltà o l’impegno maggiore a livello tecnico?
Guarda, tuttora mi sento in difficoltà a rappresentare Colle Vasto e l’enorme quantità di spazzatura in giro per la città perché nella mia mente la spazzatura era qualcosa di vivo, come un blob su cui questi trashformers vivono e lavorano. Il difficile è stato darle una forma che fosse più biologica, anziché rigida e artificiale. E quindi Colle Vasto è stata sicuramente una delle cose più difficili su cui mettere mano.
Per il resto mi sono trovato molto bene perché Peter, i suoi amici, suo fratello Charlie hanno una psicologia veramente molto sviluppata, con la quale è facile entrare in sintonia. Io sono molto affezionato già al Peter bambino, che è la parte che preferisco, e non è stato difficile, anzi è stato appagante riuscire a trasporre i suoi pensieri costanti all’interno delle pagine.

Il doverti confrontare con un libro, quindi con un’opera preesistente, per te ha rappresentato una difficoltà ulteriore o credi di aver trovato un appiglio a cui poterti appoggiare per costruire poi le tavole?
In realtà ho avuto moltissima libertà, però nei momenti in cui in sceneggiatura avevo bisogno di più descrizioni sapevo che appunto c’era l’aiuto romanzo, che mi aiutava a trasporre in immagini qualcosa che magari non riuscivo istintivamente a mettere su carta. Sapevo quindi che avevo due punti di riferimento su cui poter contare e questo è stato d’aiuto in alcuni passaggi, soprattutto nel secondo volume che uscirà fra qualche mese. Lì ci sono parti ambientate nel futuro, oltre quindici anni dopo le vicende di questo primo volume, e il lavoro è stato un po’ più difficile rispetto alla prima fase della storia.

Livido CopFrancesco, in generale la fantascienza è considerata un genere di serie B. In Livido abbiamo un racconto che si articola nell’arco di decenni e non un singolo protagonista ma un cast di comprimari tutti ben caratterizzati. È un romanzo corale che racchiude molte tematiche attuali e si chiude con tre finali. Sembra una fantascienza evoluta, non un genere di secondo piano.
Parli con una persona che crede che la fantascienza sia l’unico genere letterario degno di essere letto, in quanto è quello che esplora il presente attraverso la metafora del futuro. Ovviamente c’è fantascienza scritta bene e la fantascienza scritta male. Però io scrivo perché la realtà non mi basta e quindi credo fortemente nella capacità dell’immaginazione di trasformare la nostra quotidianità. Se non siamo in grado di immaginare un’alternativa siamo costretti a vivere un eterno presente, quindi modulare questi elementi aiuta a mettere in discussione la monoliticità del presente. Abbiamo veramente bisogno di immaginazione, di fantasia, per scardinare un po’ delle cose che sembrano lì per sempre e che diamo per scontate. In realtà abbiamo questo strumento fantastico che è proprio quello della messa in discussione della realtà che ci consente di creare ipotesi, a volte magari azzardate, a volte magari un pochino troppo in là, ma non si sa mai… Abbiamo visto, negli ultimi anni, come la realtà ci abbia riservato parecchie sorprese in senso positivo, magari con lo sviluppo delle tecnologie, e in senso negativo con l’uso distorto che molti esseri umani ne fanno.

Future Fiction pubblica anche fumetti a colori, però qui hai espressamente scelto il bianco e il nero. Perché?
Perché chi avrà il piacere di vedere la mano di Mattia all’opera si renderà conto che i fumettisti italiani sono decisamente bravi con il bianco e il nero e credo che Mattia sarà uno di quelli di cui sentirete parlare nei prossimi anni. Penso anche che questo bianco e nero funzioni molto bene in uno scenario cupo, degradato, ambientalmente distrutto come una città. Io vengo da Roma dove le rovine del passato incombono sulle rovine del presente. Sono rovine che si stratificano su rovine. Mattia con il bianco e il nero ha saputo potenziare un aspetto che nel romanzo è preponderante.

E la fantascienza permette anche di affrontare argomenti importanti, come il tema legato all’inquinamento e all’ambiente, e di spaziare come altri generi non permetterebbero.
Vi racconto la genesi particolare del romanzo. Uscivo da un mercatino dell’usato a Roma e ho visto, dentro a un cassonetto della spazzatura, un bambino. Aveva trovato una bambola alta quanto lui. La stava accarezzando, la stava pulendo. La bambola era stata gettata via. Il bambino era uno zingarello come a Roma ce ne sono tanti. A un certo punto arriva la madre che lo rimprovera e lo tira via dicendogli di smetterla di perdere tempo con quelle stupidaggini e cominciare a cercare cose di valore. Una scena drammatica, lui perso in una specie di infatuazione per un oggetto e la madre che lo riporta alla realtà, che ha dato vita alla drammaturgia di Peter Payne, al mondo di Livido in cui noi ci muoviamo all’interno di questa spazzatura, ma siamo in grado di trovare valore, siamo in grado di trovare anche un affetto immaginario, magari un po’ morboso, un po’ ossessivo per delle cose che qualcun altro reputa scarti. Tutto il romanzo, così come tutto il fumetto, gioca sul concetto di rifiuto: il rifiuto ambientale, affettivo, familiare, sociale…

Mattia, secondo te l’adattamento a fumetti cosa aggiunge a Livido?Lividorom Cop
Livido è la mia prima pubblicazione e sono onorato di averlo fatto. Il romanzo è pieno del rimuginio di Peter, come dicevamo, e Francesco tende a non descrivere moltissimo per immagini ciò che sta accadendo, per questo motivo credo che il fumetto non toglierà nulla ai prossimi lettori del romanzo. Anzi, il fumetto è uno spunto di interpretazione in più per la storia.

Francesco, prima hai parlato della bravura dei disegnatori italiani. Il nostro mercato però ha delle criticità, che tu conosci anche perché lavori con Cina, India, Sud America, Francia.
La criticità è legata alla scrittura, nel senso che scrivendo in italiano abbiamo uno scalino da superare per poter accedere ad altri mercati tramite la lingua franca che è l’inglese. Per cui, se non ci facciamo carico della traduzione del testo in inglese nessuno ci legge e questo sconta un po’ la nostra sudditanza culturale e la nostra ridotta grandezza del mercato. Dall’altra parte, invece, credo che chi usa un mezzo universale come il disegno non abbia le stesse difficoltà che hanno gli scrittori; quindi, i disegnatori lavorano più facilmente perché utilizzano un mezzo di comunicazione universale. Ovviamente, va fatto un discrimine e vanno evidenziate delle specificità per ogni mercato. La Cina non è l’India che non è l’America Latina. Però credo che le grandi storie, le storie che poi toccano temi universali, abbiano la capacità di sopravvivere a se stesse, di trovare nella crossmedialità altre forme di narrazione.

Il primo volume di Livido è uscito a Lucca e ovviamente ce ne sarà un secondo. Qual è il suo futuro?
Mattia sta finendo la seconda parte e abbiamo già concordato che l’uscita sarà per una nuova fiera, che si terrà a Roma e che si chiama Oblivion, a metà febbraio. Poi pensiamo magari a qualcosa di speciale per il Salone del Libro di Torino a maggio. La mia idea è di provare a tradurlo in inglese, per cercare poi di portarlo “là dove nessun fumetto è mai giunto prima”. Vorrei cercare di esportare questa storia insomma, che già come romanzo ha avuto delle traduzioni in cinese e in inglese.

Francesco, Mattia, grazie per la disponibilità!

                                                                                                                                                                                  Intervista realizzata il 31 ottobre 2024 a Lucca Comics & Games

BIOGRAFIE
Francesco Verso (Bologna, 1973) è uno scrittore e curatore di Science Fiction. Le sue storie sono state tradotte in inglese, spagnolo, portoghese e cinese e includono: Antidoti umani, e-Doll, Livido, Bloodbusters, Zendroide (con Duan Ziqi), Ecoluzione, Futurespotting e il primo romanzo europeo di genere solarpunk dal titolo I camminatori (composto da I Pulldogs e No/Mad/Land). Ha vinto tre premi Europa, due premi Urania, due premi Italia, un premio Odissea e un premio Galaxy per la promozione della fantascienza cinese. Nel 2014 ha fondato l’etichetta Future Fiction su cui pubblica la migliore Science Fiction mondiale, in traduzione da 14 lingue e 40 paesi diversi in forma di libri, fumetti e audiolibri. Dal 2019 è direttore creativo del Fishing Fortress Science Fiction Academy di Chongqing dove tiene con corso di scrittura di fantascienza.

Mattia Simoniello (Padova, 1991) si è laureato con lode all’Accademia delle Belle Arti di Brera. Nel corso degli anni ha lavorato come grafico per diversi marchi di abbigliamento e ha creato illustrazioni per copertine di album musicali. Ha affinato ulteriormente le sue competenze presso la Scuola del Fumetto di Milano. Nell’ultimo anno ha insegnato alla Lupiae Comix, scuola del fumetto del gruppo Grafite a Lecce.

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