Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #61 ci occupiamo delle novità uscite il 15 e il 22 gennaio 2020.
Marvel Comics
Si sa, l'amore non è bello se non è litigarello. Ci sono coppie che prendono alla lettera questo vecchio adagio, soprattutto nei comics che vivono di serialità, di corsi e ricorsi, di eterni ritorni. Quando si parla di tira e molla amorosi, due nomi in particolare sono sicuramente familiari a quanti leggono le avventure degli eroi in calzamaglia e, di recente, anche a coloro che si sono cimentati con Marvel's Spider-Man, videogioco distribuito da Sony Interactive Entertainment per PlayStation 4: Peter Parker e Felicia Hardy, l'amichevole Uomo Ragno di quartiere e la conturbante Gatta Nera.
Marvel Comics ha deciso di ampliare la trama del videogame attraverso i fumetti, partendo dalle miniserie City at war e Velocity a cui segue questa Marvel's Spider-Man: the Black Cat strikes.
Già autore delle sceneggiature precedenti, Dennis “Hopeless” Hallum è nuovamente chiamato a esplorare il Gamerverse con cinque capitoli inediti, nei quali il protagonista incontra e si scontra con la sua ex fiamma.
Sempre affascinante, anche grazie alla silhouette che le dona il disegnatore Luca Maresca, che si rifà allo stile del veterano Mark Bagley per delinearne il volto, nell'albo d'esordio Felicia irrompe nel Museo d'arte contemporanea di Manhattan e ruba una chiavetta USB, mentre Spidey non può fare altro che stare a guardare, combattere i criminali sopraggiunti e ripercorrere con la mente i suoi primi incontri con la ladra.
Fragili alleanze, inseguimenti sui tetti, volteggi tra i grattacieli di New York, battute e flirt, baci appassionati e delusioni: niente di nuovo e, basta cambiare la location, si può ricondurre il tutto anche a un'altra celebre coppia delle nuvolette d'oltreoceano… Elementi visti e stravisti, eppure funzionano perché, anche volendo mettere da parte il romanticismo, rendono brillanti le sequenze nelle quali sono disseminati, accelerandone il ritmo. Il rovescio della medaglia è facilmente intuibile: se da un lato il lettore smaliziato si sente a casa, ritrovando le stuzzicanti situazioni conosciute, dall'altro e allo stesso tempo può restare deluso per l'assenza di novità che è lecito sperare di rinvenire in un universo alternativo alla continuity abituale.
Infatti, terminando il primo episodio, ci si rende conto della somiglianza quasi totale con i racconti classici; “quasi”, perché i costumi sono quelli apparsi nel videogioco, anche se nei flashback lasciano spazio alle uniformi tradizionali (per il Ragno) o simili (per la Gatta).
Non potendo spingere più di tanto sull'aspetto dei personaggi, Maresca lavora sui loro movimenti, rendendoli agili e fluidi. Il dinamismo è corroborato da una scansione versatile delle tavole, organizzate in vignette di vari orientamenti, dimensioni e forme, tra le quali spiccano i due cerchi e l'ovale che richiamano le aperture ricavate nei vetri dai ladri, per penetrare in luoghi solo in apparenza inespugnabili. Inoltre, la capacità di Spider-Man di correre aderendo alle pareti è sfruttata per collocarlo parallelo alla linea di un orizzonte ravvivato dai colori brillanti di Rachelle Rosenberg.
Dunque, se l'estetica di The Black Cat strikes può accontentare tutti, forse i gamer potrebbero costituire i migliori destinatari della testata: desiderosi di saperne di più sul tessiragnatele, potrebbero proseguire la lettura e, successivamente, essere invogliati ad avvicinarsi alla serie regolare.
Federico Beghin
Il numero di esordio della nuova serie dei Guardians of the Galaxy è stato divisivo all'interno dei True Believers. Per tale motivo abbiamo ritenuto opportuno dare voce a entrambi i “partiti” – pro e contro – attraverso una doppia recensione.
Le nuove avventure dei Guardiani della Galassia – firmate da Al Ewing (testi), Juann Cabal (disegni) e Federico Blee (colori) – iniziano con scene di vita familiare separate dall'annuncio di una minaccia: “Nowhere is safe”. Prima siamo su Elysion-3, pianeta colonia dell'Utopia Kree, poi ci spostiamo nel giardino di casa dei Guardiani, coinvolti in un pranzo all'aperto che consente di fare il punto sulla loro situazione.
La natura della minaccia che separa le due scene viene rapidamente illustrata da Nova, che tenta di reclutare i Guardiani per combatterla. Solo alcuni rispondono al suo appello: qualcuno è stanco, qualcuno vuole pace dopo infinite lotte; qualcuno accetta subito, qualcuno si unisce fuggendo senza preavviso. E inizia così una nuova battaglia.
Questo primo episodio dei Guardians of the Galaxy delude profondamente: non tanto perché si muove su binari scontati, quanto perché gestisce ogni situazione in maniera frettolosa e superficiale, senza valorizzarne gli spunti. Nelle scene familiari non viene dato spazio alle emozioni, così che si riducono a un pretesto per fornire una minimale presentazione dello scenario (una guerra civile, il desiderio di riposo); nelle scene di azione i dialoghi fra gli avversari hanno una modalità didascalica che finisce per smorzare qualsiasi tensione. Il tutto è ulteriormente indebolito dalla scarsa espressività dei personaggi, che amplifica la sensazione di innaturalezza di ogni singola scena: ogni parola finisce per suonare come una voce fuori campo messa funzionalmente in bocca a un personaggio; da nessuna parola e da nessuna azione emerge una caratterizzazione. Caso esemplare è la messa inscena della fuga di Peter Quill: dovrebbe essere un momento drammatico associato a un travaglio interiore, ma viene risolta in poche battute. Un simile trattamento spinge a chiedersi quale sia il senso di aver scelto proprio quella particolare situazione iniziale nella quale troviamo i Guardiani, se poi ogni sua possibile implicazione viene smorzata ai minimi termini.
Simone Rastelli
Questa è la terza volta che parliamo di un primo numero di Guardians of the Galaxy, la terza volta in meno di tre anni: abbiamo avuto la gestione di Gerry Duggan, iniziata molto bene e finita in quel pastrocchio cervellotico di Infinity Wars; abbiamo avuto la gestione di Donny Cates, partita altrettanto bene ma finita ridimensionata e forse eccessivamente involuta nel Cates-verso.
E adesso arriviamo alla gestione di Al Ewing e Juan Cabal.
Come è dunque questo primo numero dei nuovi, ancora nuovi, sempre nuovi Guardiani della Galassia? Fin da subito Ewing mette in contrapposizione la ritrovata pace dei Guardiani, tornati a essere una famiglia dopo tanti scontri e tragedie, con la nuova minaccia cosmica, una rinnovata versione degli Dei dell'Olimpo, la cui presentazione nel primo scontro con gli eroi ricorda molto la venuta di Zod e dei suoi scagnozzi in Superman 2 di Richard Lester.
Il lascito di Cates viene velocemente messo da parte per gettare i personaggi nel vivo dell'azione: se è pur vero che questo passaggio è repentino e frettoloso, l'intento di Ewing è quello di movimentare subito l'azione, magari seguendo binari battuti e tanto mestiere, per poi affrontare gli aspetti più intimi in un momento successivo. Infatti, pur nella velocità del racconto, lo scrittore sembra già aver capito come far parlare e interagire i personaggi, recuperando temi della precedente gestione (il rapporto Quill-Rocker) e introducendo nuove dinamiche (in particolare il jolly Marvel Boy, l'esperienza di quasi morte di Nova e la condizione di outsiders di Phyla-Vell e Dragoluna) che potrebbero portare ottimi frutti.
Il lavoro di Ewing non è facile, dovendo riannodare tutto quello che è successo nel cosmo Marvel (i Guardiani di Cates, l'imbarazzante e caotico Annihilation Scourge di Matthew Rosenberg, l'incombere di Empyre) e dovendo introdurre alcuni elementi cari alla propria narrativa (il rinnovamento cosmico già visto in Ultimates). Nel fare questo, l'autore si trova costretto a infarcire il volume di tante situazioni, non raggiungendo sempre un equilibrio ottimale nella narrazione ma dimostrando una progettualità in chiave cosmica e un'idea concreta per i personaggi (cosa già vista, appunto, in Ultimates e Royals).
La velocità dell'albo è supportata non tanto dai disegni puliti, levigati, eleganti ma spesso statici di Juan Cabal, quanto dalla costruzione della tavola: l'uso di vignette di varie dimensioni detta il ritmo della storia, in particolare nella parte finale del numero. Le espressioni dei volti sono uno degli elementi veramente convincenti dei disegni di Cabal, tanto ingessato nelle scene d'azione quanto volitivo nel dipingere i volti dei personaggi, in particolare Quill, Rocket, Nova e Marvel Boy. A dare brio alle tavole ci pensa Federico Blee, con colori saturi e splendenti che danno un tocco pop-acido alla storia.
Un esordio meno convincente (ma non deludente) rispetto ai due precedenti “inizi”, che forse proprio per questo fa ben sperare per il futuro.
Emilio Cirri
Di seguito, le copertine delle altre novità targate Marvel Comics.
Editori indie
Una giovane maga alla ricerca del proprio padre. Uno spietato assassino di maghi deciso a riparare i torti subiti. Due strade destinate a intrecciarsi, mentre Tevinter è gravato dalle sempre più pressanti incursioni dei Qunari.
Nunzio DeFilippis e Christina Weir, dopo aver già firmato le sceneggiature di Dragon Age: Knight Errant e Dragon Age: Deception, tornano a esplorare il vasto universo dark fantasy originatosi dall'omonima serie di videogiochi con questa miniserie in tre numeri, sempre edita da Dark Horse Comics. Leggendo Blue Wraith appare subito evidente l'enorme dimestichezza che i due autori hanno con l'immaginario concepito dai ragazzi di Bioware, laddove l'albo è un proliferare di personaggi ripresi tanto dai videogiochi quanto dalle precedenti opere dei due autori e rimandi a luoghi e avvenimenti esterni al plot. Proprio in ciò, tuttavia, risiede il principale limite di questo numero iniziale della nuova miniserie. Infatti lo zelo profuso da DeFilippis e Weir nel world building, destinato a scoraggiare i lettori meno pratici di questo universo, finisce per mettere in secondo piano lo sviluppo narrativo, innestato in una struttura che appare frammentata e appesantita da sequenze dialogate inutilmente verbose.
Se non altro durante la lettura è possibile apprezzare il variegato cast di personaggi, in cui ognuno mostra un proprio peculiare carisma, e soprattutto i disegni di Fernando Heinz Furukawa. Questi convincono per uno stile che, divenendo a tratti quasi caricaturale nella rappresentazione delle anatomie umane e soprattutto dei volti, riesce a veicolare efficacemente una vasta gamma di emozioni provate dai personaggi, pur dimostrandosi un po' impacciato nelle scene più concitate. Di ottimo livello la colorazione di Michael Atiyeh, dai toni vivaci, che fa un uso completo della tavolozza cromatica e che riesce a imbastire effetti di luce e ombre decisamente convincenti.
Marco Marotta
Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.
Wednesday Warriors
Nella puntata #54 di Wednesday Warriors su Dimensione Fumetto, Fabrizio Nocerino ha analizzato il numero di esordio di Iron Man 2020.
Iron Man 2020 #1 è un albo che pone un nuovo Iron Man all'interno dell'armatura: l'Arno Stark di Dan Slott è freddo e calcolatore, ma anche un personaggio che prende in prestito molto dall'originale struttura per lui creata da Tom DeFalco ed Herb Trimpe. Con il “costrutto” Tony Stark rimosso dalla narrazione, Slott ricalca ancora l'esperimento Superior, proponendo una versione alternativa, più efficiente e risoluta, meno eroica dell'eroe principale. La scelta si rivela efficace: la differenza tra i due è netta e ben si incastra nel contesto e nella trama ideata dall'autore.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI
Per questa puntata è tutto. First Issue ritorna tra due settimane, con la puntata #62 il 12 febbraio 2019.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover sulla pagina Facebook de Lo Spazio Bianco per ogni puntata di First Issue.]