Filastin: Naji al-Ali e la resistenza disegnata del popolo palestinese

Filastin: Naji al-Ali e la resistenza disegnata del popolo palestinese

Esce in Italia la prima raccolta dedicata al vignettista palestinese Naji al-Ali e al suo personaggio più famoso, Handala. Disegni e testimonianze per ricordare un popolo disperso, una terra ferita e il sacrificio di un uomo che ha creduto fino in fondo nel diritto al ritorno.

Un bambino di dieci anni, di spalle, con le braccia incrociate dietro la schiena, pochi peli in testa e senza scarpe osserva le sofferenze di un intero popolo, e se ne fa interprete e messaggero. filastin_copertinaDa 50 anni.
Si chiama Handala. E diventerà un uomo solo quando potrà tornare al suo paese. Filastin, Palestina in arabo.

È così che Naji al-Ali, disegnatore palestinese originario del villaggio di as-Shajara e profugo in Libano subito dopo la proclamazione dello stato di Israele, all’età di dieci anni, proprio come Handala, ha raccontato la realtà quotidiana di migliaia di persone, costrette alla fuga e all’esilio.

Oggi, a 65 anni dalla Nakba, la disastrosa sconfitta subita dagli arabi nella prima guerra contro il neonato stato ebraico, e dall’inizio della diaspora palestinese, Eris Edizioni, in collaborazione con  il Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese di Torino, pubblica in Italia la prima raccolta dei lavori di Naji al-Ali dal titolo Filastin: l’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji al-Ali. Un volume di oltre 200 pagine che mette insieme 175 disegni tra pubblicati e inediti, fotografie dell’epoca, traduzioni di articoli e interviste, con prefazione di Vauro Senesi e un intervento del figlio di Naji, Khaled al-Ali, tutto in quel bianco e nero in cui abbiamo imparato a vedere la storia della Palestina.

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Un lavoro, quello di Naji al-Ali, che inizia negli anni Sessanta e che continua, tra esilio, prigionia, espulsioni e minacce, fino a quel mercoledì mattina a Londra, quando una pallottola sparata da un sicario lo raggiunge alla testa, portandolo a cinque settimane di coma e poi alla morte, sopraggiunta il 30 agosto 1987. Un assassinio di cui ancora non si sono accertate le colpe. Scomodo un po’ per tutti, a causa del suo lavoro di critica spietata che non si fermava davanti a niente e a nessuno, c’è chi sostiene sia stato un omicidio commissionato dal Mossad, e chi invece preferisce attribuirlo all’Olp.

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L’opera di Naji al-Ali si contraddistingue proprio per questo: non ha amici.
O meglio, il più delle volte lascia solo Handala, testimone innocente, a fissare l’orrore e la stupidità umana. E se la prende con tutti: con i soldati israeliani che massacrano contadini inermi, con i leader arabi che sanno solo mangiare e arricchirsi senza pensare al popolo, con gli Stati Uniti impegnati a fare affari sulle sofferenze altrui. Ma anche con la sua gente, con i palestinesi, troppo spesso apatici e distanti da quella resistenza fiera che l’autore sogna, da quel ritorno senza data, rappresentato dalle chiavi delle case abbandonate nella fuga.

Naji al-Ali disegna simboli e non ha bisogno di molte parole: giorno dopo giorno, pubblicazione dopo pubblicazione, inventa un codice e lo condivide con i suoi lettori, che si sentono così parte della storia, interpreti di un linguaggio segreto e tremendo. Ci sono oggetti, personaggi, situazioni, che nel ripetersi costante creano un legame tra la matita che disegna e l’osservatore, che si mette nella stessa identica posizione di Handala, diventandone per forza di cose compagno e amico. 

Ancora oggi, in una società come quella araba, dove la critica spesso si basa sulla vignetta satirica, dove chi disegna caricature assume la dignità di analista politico molto più che nei paesi occidentali, (basti pensare alla terribile punizione inflitta un paio di anni fa al vignettista siriano Ali Ferzat: dopo la pubblicazione di un disegno critico con il presidente Assad, fu sequestrato e gli furono rotte tutte le dita di entrambe le mani), Naji al-Ali rappresenta l’autorità, l’esempio da seguire, dal punto di vista sia professionale che personale.

“Ricordo quando ho ‘incontrato’ Naji per la prima volta. Ero a casa di mia zia. Mio cugino era un attivista e avevano un paio di suoi libri illustrati. Avrà avuto sette o otto anni. Ricordo perfettamente  la prima volta in cui quei libri li ho aperti, e ho visto cosa contenevano. Era sangue. Contenevano sangue. Ricordo che quelle vignette parlavano della Palestina, e di quello che le stava succedendo. Penso che quelle siano state le prime cose ‘politiché che io sia stato in grado di comprendere, malgrado l’età Naji è stato il mio primo professore di scienze politiche!”

commenta Nidal el-Khairi, vignettista della nuova leva, anche lui palestinese, anche lui costretto all’esilio a causa dell’occupazione israeliana.

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Omar Abdallat, anche lui impegnato in una forte critica sociale e politica disegnata, parla di Naji al-Ali definendolo “l’artista martire“, in una terra dove la parola ‘martiré ha un significato profondo, e continua

“Per me resta uno dei disegnatori più importanti del mondo, e non mi riferisco solo a quello arabo. Ha dimostrato alla comunità araba che la caricatura è la voce del popolo, la critica pungente contro i corrotti e chi fa commercio della sua propria patria. E soprattutto ci ha insegnato che il disegno satirico può valere l’estremo sacrificio.”

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E di voci simili, nel mondo arabo e non solo, se ne possono raccogliere fino allo sfinimento. Uno sfinimento molto simile a quello di una intera nazione dispersa, interrotta, che tenta di tenersi insieme anche grazie ad un bambino di dieci anni senza scarpe e ad un disegnatore coraggioso e devoto alla sua causa.

“Se dalle mie parole percepisci che non sono contento della rivoluzione, ti dirò di sì, non sono contento, non sono soddisfatto. Sento che la Palestina ha bisogno di arcangeli, di soldati di Dio, di mille Che Guevara, di profeti che lottano, che combattono e di veri dirigenti che sanno come rispondere”

dichiara Naji al-Ali in una delle interviste riportate nel volume di Eris Edizioni.

E proprio Naji al-Ali è stato il primo profeta moderno della Palestina in esilio, di quella Filastin che dà il titolo alla raccolta. Un profeta che, come tradizione vuole, ha alzato la sua voce, in bianco e nero, contro un intero sistema, e che, come tradizione vuole, ha trovato una morte precoce a causa di una violenza che, come tradizione vuole, non ha bandiera o religione.

Abbiamo parlato di:
Filastin, l’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji al-Ali
Naji al-Ali
Eris Edizioni, 2013
224 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00€
ISBN 9788890693984

Riferimenti:
www.erisedizioni.org

 

 

 

 

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