Dopo Kobane Calling, Zerocalcare torna su Internazionale, e precisamente sul numero 1122 del 2 ottobre 2015, con Ferro & piume, la seconda parte del suo reportage a fumetti dal Rojava, la regione al confine tra Turchia, Siria e Iraq dove, sulla spinta delle idee di Abdullah Ochalan è nato quello che viene considerato un “paradiso libertario” che ogni giorno si oppone all’avanzata del non riconosciuto stato islamico dell’ISIS.
Le basi ideologiche del Rojava
Abdullah Ochalan, politico e rivoluzionario turco di origine curda, è stato il leader e fondatore del PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan. Dal 1978 iniziò una battaglia per i diritti del popolo curdo che sfociò in lotta armata a partire dal 1984. Le azioni militari del PKK proseguirono anche dopo l’arresto del suo leader, avvenuto il 15 febbraio del 1999, per interrompersi nel 2003: Ochalan, infatti, dopo aver convinto le autorità turche a commutare in ergastolo la pena di morte, ha persuaso il suo partito ad abbandonare le armi e con esse il sogno di uno stato-nazione curdo. La svolta era avvenuta grazie alle teorie del libertario Murray Bookchin, che hanno spinto il politico curdo a modificare radicalmente la sua opinione rispetto alla sovrastruttura sociale che storicamente si è imposta nel mondo:
Lo stato-nazione è uno stato centralizzato con attributi quasi-divini che ha completamente disarmato la società e monopolizzato l’uso della forza.
Gli stati nazione sono diventati dei seri ostacoli per ogni sviluppo sociale.
Poiché lo stato-nazione trascende le sue basi materiali, i cittadini, assume un’esistenza oltre le sue istituzioni politiche. Ha bisogno di istituzioni aggiuntive alla sua propria per proteggere le sue basi ideologiche così come le strutture legale, economica e religiosa. La risultante burocrazia civile e militare, in continua espansione, è costosa e serve per la conservazione del trascendente stato stesso, che a sua volta eleva la burocrazia sopra le persone.
Essenziali sono dunque le opinioni rivedute e corrette di Ochalan per comprendere appieno la rivoluzione che sta avvenendo nel Rojava e che è ogni giorno a rischio non solo a causa dell’avanzata dell’ISIS (chiamato DAESH nel Rojava), ma anche a causa della stessa coalizione anti-ISIS, che non può vedere di buon occhio il successo del modello sociale che si è diffuso nel Rojava.
Ad esempio l’attentato di Suruç del 2015 avvenne con la complicità dello stato turco, che sostiene in maniera più o meno nascosta l’ISIS:
Contraltare è invece l’accoglienza ricevuta da Zerocalcare da parte di Nasrin, comandante delle YPJ, la truppa di combattenti donne del Rojava, un’apertura a qualunque persona venga in pace, in perfetto accordo con il principio di non aggressione:
Il passaggio più esplicito riguardo l’adesione a tale principio viene alcune pagine più avanti: come qualunque gruppo libertario, il desiderio del Rojava non è la guerra, ma ciò non toglie il diritto a difendersi di fronte alle aggressioni:
Da queste semplici idee e dalle profonde critiche espresse dal carcere di Ochalan, si arriva al confederalismo democratico abbracciato da quest’ultimo e diventato il sistema politico e sociale di una striscia di terra chiamata Rojava:
Il peso delle macerie
Una delle scene più intense della storia è sicuramente quella ambientata al cimitero che accoglie i caduti di Derik. In quella che può essere considerata una vera e propria celebrazione partigiana, Zerocalcare riesce a raccontare come un luogo di condivisione del dolore diventa anche un luogo dove convivono culture differenti, accomunate non solo dalla perdita, ma anche dal desiderio di autodeterminarsi e difendersi contro chi pretende di imporre loro uno stile di vita.
Ferro & piume è dunque il titolo perfetto per riassumere una società al tempo stesso semplice e complessa come quella presente nel Rojava. E una sua rappresentante è certamente Nasrin, vera protagonista della storia narrata dal fumettista romano.
La donna viene rappresentata come un personaggio carismatico, ma questo carisma viene costruito pagina dopo pagina grazie a scene assolutamente non scontate se osservate nell’ottica di una civiltà occidentale e statalista. Nasrin, agli occhi di Zerocalcare, ha in sé una forza materna, così grande da permetterle di sostenere e alleviare il dolore delle famiglie che hanno perso i propri cari nella guerra contro l’ISIS.
Al tempo stesso convive in lei anche la combattente, una persona forte e determinata che emerge quando c’è da parlare della Turchia, e Zerocalcare riesce a trovare anche in questo caso la giusta immagine per raccontare questo nuovo aspetto della giovane:
Il passaggio che però la identifica più di tutti è la gita finale presso un antico ponte romano. La normalità della scena mentre la guerra incombe su tutti i protagonisti rappresenta non solo una tregua dalla tensione, ma soprattutto un desiderio, quello di tornare alle cose semplici, quelle che ci determinano realmente, come il semplice lavoro da reporter:
Il vero successo di Ferro & piume, ma anche del precedente capitolo, Kobane calling, sta proprio nella capacità dell’autore di catturare l’essenza delle persone, per quel che riguarda il lato umano, o nel riuscire a trasmettere al lettore quali sono i momenti politicamente fondamentali grazie a battute che non hanno (solo) lo scopo di far ridere, ma di sottolineare i punti dove bisogna attivare il pensiero critico.
In questo senso la stessa scelta di una narrazione diaristica e non giornalistica risulta efficace sia nel creare partecipazione, sia nell’inserire in maniera non noiosa gli elementi cardine di quella società libertaria che ho cercato di mostrare in questo approfondimento.
E tutto questo rende Ferro & piume un fumetto anche stupefacente, considerando che il suo autore si descrive nei suoi fumetti come un adulto con un amico immaginario.
Abbiamo parlato di:
Internazionale #1122 – Ferro & piume
Zerocalcare
Internazionale spa, 2 ottobre 2015
156 pagine, spillato, a colori e bianco e nero, 3.00 €