Alcune letture recenti mi hanno fatto riflettere sul valore del racconto breve seriale. Esercizio di stile per elezione, del quale si possono ritrovare omologhi in altre forme d’arte quali la musica (si pensi per esempio a quei piccoli gioielli musicali che sono le Mazurke di Chopin), l’equivalente fumettistico presenta per lo meno queste caratteristiche: una lunghezza costante intorno alle 20 pagine (ma variabile in base al formato editoriale. Ovviamente le storie di 96 pagine tipiche del fumetto Bonelli non possono considerarsi brevi); un protagonista e un tema/scenario di riferimento fissi; l’esplorazione di idee sempre nuove per ogni racconto; la necessità di porre la parola fine al termine di ogni storia, senza l’opzione del “continua”; l’arricchimento per accumulazione di elementi dello scenario e dello spessore psicologico del protagonista.
In base a queste semplici regole, l’esercizio del racconto si presta perfettamente a esplorare le potenzialità della narrazione a fumetti, attraverso un lavoro di riflessione e creazione che, se condotto con serietà e passione, diventa una vera officina del fumetto.
L’esempio più alto di questa ricerca è senza dubbio rappresentato da Black Jack di Osamu Tezuka. Il maestro giapponese, padre nel manga moderno, affronta il tema della malattia e della medicina per riflettere sulla morale e la culturale delle società industriali. Il protagonista è un medico chirurgo abilissimo che lavora al limite della legalità: realizza operazioni che hanno dell’incredibile per compensi elevatissimi senza possedere la licenza di medico. Tezuka, consapevole dell’occasione a sua disposizione, utilizza ogni breve racconto di circa venti pagine per inventare nuove soluzioni narrative, nuove trame ma soprattutto per esplorare i generi più disparati della narrativa popolare. Dai racconti con un vago sapore horror, a quelli di taglio sentimentale, a quelli polizieschi, Black Jack si pone come esempio altissimo di flessibilità narrativa del medium fumetto, nonché fucina di soluzioni grafiche e di regia esemplari; esemplari nel senso letterale del termine, dal momento che qualsiasi aspirante autore dovrebbe passare ore e ore della propria formazione leggendo e analizzando quelle pagine. La Hazard potrebbe sentirsi in dovere di presentare Black Jack come testo universitario di studio sul fumetto. Cio’ che rende straordinari quei racconti – e che conferma l’intelligenza di Tezuka come autore completo – è l’energia che li muove: il maestro giapponese, nel pieno del rispetto delle ristrette scadenze di pubblicazione, si butta nella narrazione delle gesta del medico giapponese con la consapevolezza di dover giocare con tutte le potenzialità del fumetto, ricercando al contempo la sintesi imposta dal formato editoriale. Dopo anni di pubblicazione, produce centinaia di racconti, uno più interessante e avvincente dell’atro.
Appare come derivazione dell’esperienza di Black Jack il lavoro di Manuel Angel Martin Brian The Brain, se non altro per assonanza di temi. Torna la malattia e l’angoscia di fronte alla sofferenza umana, in brevi racconti auto-conclusivi che rimbalzano nella coscienza del lettore. A differenza del capolavoro dell’autore giapponese, questo di Martin appare tuttavia più frammentario e statico. L’autore spagnolo opera una riflessione più di tipo tematico che narrativo. I limiti che egli si auto-impone prevedono uno stile e un costruzione della tavola sempre simile, a raffigurare la sterilità di una vita priva di futuro. E infatti, mano a mano che si avanza nella lettura, ci si sente come sommersi da un malessere vago e indolente, al contrario che in Black Jack, dove, a ogni conclusione di racconto, ci si sente come schiaffeggiati dalla freschezza inventiva di Tezuka.
L’ultimo esperimento recente di questo tipo arriva dagli Stati Uniti a opera della coppia Warren Ellis e Ben Templesmith, con la serie Fell. Ellis, confermando la sua intelligenza e attenzione alle potenzialità del fumetto, propone alla Image Comics [1] una serie a basso costo (solo 1,99 dollari) di 16 pagine. Ogni numero presenta un racconto autoconclusivo con protagonista il detective Fell, ambientato in una città decadente dal nome Snowtown. Lo spirito che origina la serie si avvicina più di Brian The Brain al seminale Black Jack pur con una netta differenza: l’autore anglosassone prende spunto dalle più strane e crude notizie di cronaca per dar forma a un vero e proprio esercizio di stile sulla narrazione compressa. Come spiega lo stesso Ellis nella post-fazione del primo numero, lui e Templesmith (disegnatore dallo stile pittorico molto evocativo) hanno scelto una griglia rigida delle vignette e dialoghi ridotti all’osso per poter ottimizzare il più possibile lo spazio a disposizione nelle 16 pagine, a differenza della ricerca di Tezuka, che inventa soluzioni di regia e di costruzione della tavola sempre nuove. Fell si avvicina invece all’opera del maestro giapponese nella ricerca dei sincretismi e delle informazioni testuali e visive essenziali per il racconto. Le domande centrali sembrano essere: quali sono le informazioni, i dialoghi e i segni minimi necessari per raccontare una storia? Su quali elementi è possibile muovere una vicenda, suscitare emozioni, creare un’esperienza di lettura soddisfacente?
È importante evidenziare che se si decide di ridurre al massimo dialoghi e didascalie, un racconto già breve rischia di scivolare via ancora più rapidamente. Se alcuni esercizi di stile (si pensi per esempio a Trondheim) si arricchiscono di tale essenzialità, la pratica del racconto di genere come quello poliziesco rischia di essere banalizzato o eccessivamente semplificato. Rischio che, nei primi tre numeri di Fell, sembra essere stato evitato abilmente da Ellis, tra l’altro con un ottimo riscontro di vendite, visto che i numeri finora pubblicati sono andati esauriti in USA. I lettori hanno fame di racconti rapidi ma completi ed esaustivi?
Maestro indiscusso del racconto seriale breve è infine Robin Wood che per l’Eura Editoriale ha dato vita, negli anni, a centinaia di migliaia di pagine a fumetti intense e felicemente “sintetiche”. Tralasciando il suo personaggio più conosciuto nel mondo e in Italia, Dago, che pure offre nobili prove di questo genere, l’opera che più esalta l’abilità narrativa espressionista di Wood (e Vogt, autore dei disegni) è senza dubbio Mojado. La storia del “bagnato”, il ragazzo immigrato clandestinamente dal Messico agli Stati Uniti, unisce crudezza dei testi ed essenzialità del tratto, in capitoli di 12 pagine ciascuno dal forte impatto emotivo. La solidità morale su cui è sviluppata la storia, esaltata da un impianto vagamente avventuroso, riesce a non scivolare nella retorica propria grazie alla sintesi stilistica imposta dal formato (e dalla sensibilità dei due autori, naturalmente). In Mojado, a spiccare per forza evocativa e taglio poetico sono le didascalie, quasi del tutto assenti nelle altre opere citate. L’utilizzo di questo espediente tecnico, che Wood padroneggia in modo unico, permette allo sceneggiatore paraguaiano di catturare immediatamente il lettore, toccando le corde emotive e gli anfratti della sua coscienza. Anche qui, si tratta di testi asciutti, mai ingombranti, che ritraggono con poche, essenziali informazioni, il contesto, lo scenario di povertà e disperazione in cui si muove il protagonista.
I quattro lavori citati sono solo alcuni degli esempi più alti di una forma espressiva, quella del racconto seriale breve a fumetti, che possiede caratteristiche importantissime per l’evoluzione di questo mezzo di comunicazione. Credo che ogni autore moderno dovrebbe prima o poi confrontarsi con questo “genere”, per esercitare la propria creatività e la propria intelligenza narrativa. I vincoli che esso impone, infatti, costringono a una continua riflessione e alla necessità di sperimentare sempre soluzioni alternative. La maturazione dello stile di molti autori e del medium fumetto è passato, passa e passerà anche attraverso queste creazioni “istantanee”.
Abbiamo parlato di:
Black Jack di Osamu Tezuka, 25 vol., Hazard Ed. – 9,80euro cad.
The Complete Brian The Brain di Manuel Angel Martin, vol. unico, Coniglio Ed. – 15,00euro
Fell 1-5 di Warren Ellis e Ben Templesmith, Image Comics – 1,99$ cad., inedito in Italia.
Mojado di Robin Wood e Carlos Enrique Vogt, 5 vol., Eura Editoriale – 5,00euro cad. (collana I Giganti dell’Avventura nn. 46, 48, 50, 53, 56)
Note:
[1] Fell è attualmente inedito in Italia. È possibile leggere il primo numero di Fell direttamente online all’indirizzo www.newsarama.com/ImageComics/Fell/Fell01Issue.htm
Riferimenti:
Un articolo su Mojado: www.lospaziobianco.it/?p=1345
Hazard Edizioni: www.hazardedizioni.it
Coniglio Editore: www.coniglioeditore.it
Image Comics:www.imagecomics.com
Eura Editoriale: www.euraeditoriale.it