Il meglio del 2020 a fumetti per la redazione de Lo Spazio Bianco

Il meglio del 2020 a fumetti per la redazione de Lo Spazio Bianco

Non c'è bisogno nemmeno di dirlo: questo 2020 ce lo ricorderemo molto a lungo. Un anno difficile per tutti, complicato per alcuni, purtroppo drammatico per altri. La redazione di LSB prova allora a fare quello che le riesce meglio: guardare al bello di quest'anno ricco di tantissimi fumetti interessanti. Abbiamo chiesto ai nostri collaboratori tre titoli da ricordare (più una menzione d'onore), tre opere che hanno avuto un posto speciale tra le loro letture durante l'anno, che magari hanno alleviato momenti tristi e reso più leggero i periodi più duri del lockdown. Non necessariamente “il meglio del meglio”, quanto piuttosto ciò che per gusto personale, per affinità elettive, per passione li ha colpiti, emozionati e intrattenuti più degli altri. Con l'augurio che il 2021 sia più sereno e tranquillo, con ancora più fumetti da leggere e con la possibilità di incontrarsi presto per parlarne e magari scambiarseli.

Nel frattempo, a tutti i nostri lettori: tenete duro e fatevi ispirare da questi titoli. Anche nel momento più oscuro, c'è sempre un raggio di bellezza che può, se non proprio salvarci, almeno aiutarci nella risalita.

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I MIGLIORI FUMETTI DEL 2020 PER DAVID PADOVANI

  • Il futuro non promette bene di ()
    Gli ultimi quattro anni della storia politica e sociale degli Stati Uniti sono andati assomigliando sempre di più a una distopia. Eleanor Davis, la propria distopia, ha iniziato a scriverla nel 2016, all'alba del mandato politico come presidente degli USA di Donald Trump. Il risultato si può leggere ne Il futuro non promette bene, una graphic novel che è uno squarcio sulle problematiche, le contraddizioni e gli estremismi della società americana contemporanea e che ha saputo anticipare, in maniera impressionante, eventi accaduti in questo 2020.
    Ma questo fumetto è anche un inno al coraggio, al non arrendersi, alla speranza di un futuro migliore che si può costruire anche mettendo al mondo dei figli a cui insegnare a vivere per un mondo diverso e più giusto.
  • I tre fratelli Bill (Maxi Tex) di Mauro Boselli e Alessandro Piccinelli (Sergio Bonelli Editore)
    Un kolossal western a fumetti, la nascita di un universo condiviso di stampo texiano, una sorta di saggio a fumetti del metodo di sceneggiatura e composizione narrativa di Mauro Boselli. Sono tre definizioni che si adattano tutte perfettamente all'ultimo Maxi Texuscito a ottobre, nel quale il curatore del ranger fa incontrare per la prima Tex con altri tre personaggi creati da Gian Luigi Bonelli, i Tre Bill e, di fatto, crea l'evento che potrebbe originare un universo fumettistico in cui i tanti personaggi western creati da Bonelli padre in futuro potrebbero vivere avventure insieme al ranger e i suoi pards.
    I tre fratelli Bill è poi l'ennesimo tassello nella costruzione di una continuity texiana sempre più serrata e coerente, con un'avventura che ha continui riferimenti alle vicende raccontate sia sulla storica serie mensile che sulla più recente .
    Infine, questo Maxi può essere davvero preso a esempio del metodo di scrittura di Boselli e a come faccia a portare avanti tante sceneggiature contemporaneamente. Meritano una citazione, ovviamente, le tavole di Alessandro Piccinelli che, con uno stile che rielabora la lezione di , si dimostra tra i più classici e al contempo più contemporanei disegnatori della scuola bonelliana.
  • Dampyr #246247 di Mauro Boselli e (Sergio Bonelli Editore)
    Se con Tex Mauro Boselli è attualmente e da qualche anno impegnato in un'opera di ret-con per costruire una coerente e coesa continuity delle avventure del ranger presenti e passate, Dampyr è stata – fin quasi dai suoi esordi – la serie boselliana (e bonelliana) in cui la trama orizzontale ha sempre avuto un'importanza fondamentale lungo il dipanarsi delle avventure di Harlan Draka, da vent'anni a questa parte.
    In questo arazzo narrativo a cui Boselli continua ad aggiungere imperterrito nuovi fili da tessere, un ordito importante è quello che ha inglobato nell'universo fumettistico dampyriano le vicende di alcuni autori e figure realmente esistite nella letteratura mondiale e dei mondi di fantasia da loro costruiti. È così che, dopo Lovecraft, negli albi di settembre e ottobre Boselli e Nicola Genzianella hanno legato a doppio filo Robert E. Howard e le sue creazioni alle vicende dei Maestri della notte, di Harlan e soci, in una doppia avventura che è uno dei punti qualitativi più alti raggiunti dalla testata, sia sotto un aspetto narrativo che grafico.

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I MIGLIORI FUMETTI DEL 2020 PER MARCO D'ANGELO

  • Speciale Dylan Dog #34 – Il Pianeta dei Morti: La grande consolazione di Alessandro Bilotta e Carlo Ambrosini (Sergio Bonelli Editore)
    Nona avventura annuale per questa “serie nella serie”, ideata da Alessandro Bilotta, dove un Dyland Dog, ormai più “old” che “boy”, affronta il mondo percosso e attonito da un' Apocalisse zombi. In particolare, ne La grande consolazione” Dylan si trova a confrontarsi con una nemesi storica del personaggio, figura tra le più emblematiche del pantheon sclaviano, la Morte. L'Oscura signora, vera e propria guest star della storia – tanto da sottrarre la ribalta all'eroe per molte pagine della vicenda – viene raccontata dalla penna poetica di Bilotta, con colti riverberi multimediali tipicamente sclaviani (Poe, Villon, Bergman, Pavese…) e con altrettanto “nichilismo romantico” dalla matita ispirata di Carlo Ambrosini, capace di regalarci una iconografia grafica di “sorella Morte” degna di Gustave Dorè. Se c'è un mestiere di vivere – sembrano dirci gli autori tra le vignette – allora c'è spazio anche per un mestiere del morire e qualcuno chiamato a esercitarlo.
    Ancora una volta, Il Pianeta dei morti si conferma una struggente elegia dell'opera seriale di Tiziano Sclavi che trova in Alessandro Bilotta il suo più ispirato esegeta. L'autore romano non si limita a una riproposizione “museale” degli stilemi della serie ma ne porta alle estreme conseguenze la fabula, immergendola in una piena contemporaneità. E se vi ritroverete a leggere questa storia, respirando con una mascherina sul volto come è capitato al sottoscritto, non potranno non venirvi i brividi quando la Morte dice a Dylan: “….Pensiamo che questi virus ce l'abbiano per qualche motivo con noi. Non sono loro a inseguirci, semmai siamo noi a cercare loro”.   
    Sono gli struggenti paradossi del grande fumetto popolare (da l'Eternauta Watchmen), che, nel suo andamento seriale, riesce a creare continue, e ogni volta sorprendenti, risonanze con il nostro vivere quotidiano. 
  • 19.999 leghe sotto i mari di Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio (Disney Panini Comics)
    La parodia del romanzo 20.000 leghe sotto i mariè l'ennesimo gioiello della recente produzione  a fumetti dei nostri artigiani Disneyani per il magazine Topolino. Rispetto alle più felici trasposizioni papero-topesche degli ultimi anni, il pregio di questa storia doppia (apparsa in originale su Topolino 3355/3356) è di recuperare la matrice più propriamente avventurosa, nel solco di Gottfredson e Scarpa per intenderci, della coppia Topolino/Pippo. Il “Pippo Nemo”, così abilmente caratterizzato da Lorenzo Pastrovicchio, risulta tra i più memorabili “Pippedi” apparsi in vignetta. Il suo sguardo coraggioso ma al tempo stesso folle e sconclusionato, prende il centro della scena, all'interno di una vicenda, fedelmente infedele, come si conviene a un'opera parodistica, immersa tra i flutti dell'oceano post-moderno. Gli autori strizzano costantemente l'occhio all'immaginario Verniano, dalle prime illustrazioni letterarie alle più celebri trasposizioni cinematografiche.  Ma, tra le alghe citazioniste, che il Nautilus di china naviga non è difficile cogliere anche rimandi alla migliore tradizione del fumetto Disneyano stesso di casa nostra. In questo senso, se Pastrovicchio se ne conferma uno degli interpreti visivi più efficaci, è ormai – come mi è capitato già di scrivere  – il più consapevole erede di Guido Martina nell'ambito del macrogenere Parodia.
  • Samuel Stern #6 – Valery di Luca Blengino e Riccardo Randazzo (Bugs Comics)
    La grande distribuzione è morta, le edicole sono morte e anche le fumetterie non si sentono troppo bene… Si scherza ma nemmeno troppo e viene da chiedersi quanta strada abbia ancora davanti il Fumetto, così come l'abbiamo conosciuto per formati, linguaggi, pubblico. Così, quest'anno, che un piccolo editore come Bugs Comics abbia deciso di investire in una nuova serie horror da edicola come è un fatto coraggioso e, comunque, interessante.
    La serie per ora ha avuto alti e bassi espressivi che, di cui con onestà, ho cercato di analizzare alcuni aspetti in un precedente articolo . Resta che in mezzo a diverse storie dimenticabili, ci sia questo episodio che, personalmente, ho amato molto. Nella struttura, “Valery” ricorda classici del fumetto italiano come “Adah” (Ken Parker) e “Memorie dall'invisibile” (Dylan Dog), con un comprimario che balza al centro della scena, raccontandoci in forma diaristica la sua vicenda. Certo, il sesto episodio di Samuel Stern non raggiunge i vertici di qualità grafica e narrativa di questi due capolavori, ma è comunque un racconto molto ben congeniato (e con un incipit “metanarrativo”, davvero indovinato). Oltre agli esiti espressivi, mi ha colpito la capacità della scrittura di Luca Blengino (e anche della matita di Riccardo Randazzo) di dare valore al concept della serie (un “horror dell'anima”), svelando i demoni interiori che attraversano la protagonista e gli altri personaggi. Se il peggior difetto della nuova serie è sembrato, finora, non riuscire a staccarsi da un linguaggio fumettistico seriale già datato, “Valery” dimostra come su quegli stessi assunti si possa, con coraggio creativo, anche costruire storie nuove, interessanti ed intense.     

Menzione d'onore: I giorni dell'Impero di Mauro Comminelli e Gianni De Luca (NPE)
Nel 34 d.C.,  il giovane Flavio percorre le strade dell'Impero romano, dalla capitale Roma fino alla provincia della Gallia, per cercare la verità e riabilitare la memoria del padre… Non sapremo mai i termini della vicenda, perché il maestro del fumetto Gianni De Luca ci ha lasciato prima di completare il racconto. L'opera, originariamente pubblicata a puntate su Il Giornalino all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, appare oggi per la prima volta in volume, all'interno della collana completa di ristampe che Nicola Pesce Editore ha meritoriamente portato avanti in questi anni. Ma il valore di questa ristampa, per cui comunque mi sento di consigliarne l'acquisto, nonostante il racconto sia narrativamente “incompleto”, non è solo collezionistico. Gianni De Luca è stato uno dei più grandi artigiani della storia di questo linguaggio e come i tutti grandi maestri, non si è mai fermato. Ogni fumetto portava un poco più avanti la sua ricerca e la sua sperimentazione delle grandi possibilità della pagina disegnata. Così è anche per I giorni dell'Impero, sintesi tra le soluzioni più audaci adoperate in racconti precedenti e moduli espressivi più classici, ma non per questo meno efficaci nella sua appassionata interpretazione. Le migliori cose, compreso quest'ultimo gioiello, De Luca le ha prodotte per Il Giornalino, testata per ragazzi spesso lontana dalla considerazione dei salotti buoni e radical chic del fumetto cosiddetto d'autore, ma così importante nell'educazione linguistica al fumetto di generazioni di giovani lettori. A riprova che la grandezza di un'opera a fumetti non è necessariamente nella possibilità di abitare con il formato deluxe gli scaffali di una libreria, ma su tutto di mantenere vivo quel legame popolare con il pubblico anche attraverso canali e testate meno “elitarie”.     

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I MIGLIORI FUMETTI DEL 2020 PER FEDERICO BEGHIN

  • DCeased di Tom Taylor e Trevor Hairsine ()
    Il rischio di realizzare una tamarrata era elevato, ma questa storia non è “solo” una tamarrata: Tom Taylor caratterizza bene i personaggi, sceneggia una storia avvincente, con un buon ritmo e tanti colpi di scena. I disegni di Trevor Hairsine sono gradevoli ed efficaci, inoltre l'artista non lesina su una quanto mai giusta violenza.
  • Sócrates: l'immortalità della rivolta di Marco Gnaccolini e Cosimo Miorelli (BeccoGiallo)
    Da appassionato di calcio e di filosofia non posso non inserire nella mia classifica il fumetto dedicato al calciatore, medico e rivoluzionario brasiliano. Con illustrazioni dallo stile pittorico e testi variegati, anche in rima, gli autori narrano con efficacia e trasporto la storia di un uomo controverso. “Quando vai a piedi, non fai niente di speciale. Se però vai a piedi in parlamento a far valere le tue idee, cambia tutto. Ecco cos'è il calcio per me, è come camminare: da solo, svincolato da un contesto sociale, non è nulla”.
  • Basketful of heads di Joe Hill e Leomacs (Panini Comics)
    Per l'etichetta Hill House Comics di , il suo creatore Joe Hill scrive un thriller horror dal ritmo molto elevato, con una protagonista cazzuta ma non infallibile, che se la deve vedere con dei grandissimi bastardi. I dialoghi non annoiano, sono chiari e spiegano tutto con disinvoltura, anche quando la storia vira verso il soprannaturale. L'italiano Leomacs, dal canto suo, disegna tavole suggestive e tratteggia in modo realistico i personaggi, trasmettendo il nervosismo e la tensione propri delle situazioni narrate.

Menzione d'onore: Slam Dunk di Takehiko Inoue (Panini )
Panini Comics ristampa il capolavoro sportivo di Takehiko Inoue in venti volumi. Un'iniziativa lodevole e necessaria, per far conoscere per la prima volta o riammirare il tratto dinamico del mangaka e le prodezze cestistiche del genio Sakuragi. Partite, gag e vita quotidiana, inquadrature spettacolari e schiacciate potentissime: uno spokon da avere.

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