Un gioco: senza altro criterio che quello soggettivo, chiediamo a personalità del mondo del fumetto di stilare una loro personale classifica relativa ad una tematica particolare, alla quale sono in qualche modo legati.
Per lo speciale dedicato ai 75 anni di carriera editoriale di Batman abbiamo chiesto di partecipare a questo gioco ad Andrea Voglino, nostro collaboratore ed esperto della storia del Cavaliere Oscuro (fece parte del gruppo che gestì la serie Batman edita dalla Glenat negli anni ’90). Le seguenti sono le undici storie dell’uomo pipistrello più significative per lui.
Venticinque anni or sono, in occasione dei 50 anni di Batman, la DC Comics dedicava all’Uomo Pipistrello non uno ma ben due corposi “best of” dal titolo Le più grandi storie di Batman mai raccontate e Le più grandi storie del Joker mai raccontate. Nel 1992, con Le più grandi storie di Batman mai raccontate – Secondo volume, il dittico sarebbe diventato trittico con due manciate di avventure in più equamente spartite fra Catwoman e il Pinguino. E una sostanziale ammissione d’impotenza da parte di storici sodali del Pipistrellone come Dick Giordano e Bob Greenberger, dichiaratamente incapaci di distillare il meglio di Batman in pochi episodi essenziali. Un quarto di secolo dopo, il gioco si è fatto ancora più complicato. Ma noi di Lo Spazio Bianco ci proviamo lo stesso, tentando di tenere insieme l’essenza del personaggio, l’obiettiva importanza delle storie citate e il piacere della lettura. L’ambizione, ovviamente, non è quella di stilare una lista definitiva, ma di indicare un percorso di lettura in grado di mettere d’accordo il colto e l’inclita senza investire un capitale. È il momento di accendere il Batsegnale: si comincia.
Il caso del sindacato chimico
(Detective Comics #27, 1939; ristampato su Batman – Nuove e vecchie superstorie 1, Glénat Italia, 1992)
Solo sei tavole, ma importantissime: quelle dell’esordio del Pipistrellone sulla scena. 54 vignette tirate giù con la vanga, perché Robert Kahn alias Rob’t Kane non aveva che una frazione del talento di concorrenti come Alex Raymond, Ray Moore o Hal Foster. Ma un sacco di buoni presagi: silhouette espressioniste stagliate contro la luna, un bat-costume incattivito dallo sceneggiatore Bill Finger, un’anima da vigilante duro e puro. Pronto ad accompagnare il volo del reprobo di turno in una tinozza ricolma d’acido con un lapidario “La fine che si merita uno come lui”. Succedeva settantacinque anni fa. Sembra ieri.
Batman contro il Joker
(Batman #1, 1940; ristampato su Batman – Nuove e vecchie superstorie 15, Glénat Italia, 1993)
Impossibile dimenticarle, certe ghigne. Così con i cattivoni di Dick Tracy, corrotti nel look e nelle animacce nere. Così il Joker, arrivato in scena prima di The Mole, Flattop etc. ma capace di sopravvivere a tutti loro grazie a una personale vis comica prodiga di brividi lungo la schiena. Narrano le cronache che la paternità del clown assassino vada suddivisa fra l’assistente di Kane Jerry Robinson, ancora Bill Finger e il loro modello, il Gwynplaine del film espressionista L’uomo che ride di Paul Leni. Narrano le cronache che il Pagliaccio assassino fosse stato condannato a morte da Kane, e che a salvarlo in corner sia stata la lungimiranza dei primi leggendari editor della National Periodical Publications. Com’è, come non è, l’Arlecchino del crimine rappresenta ancora oggi un discreto incubo per gli autori e i lettori, l’anima di macchine narrative come Il ritorno del Cavaliere Oscuro o The Killing Joke e uno dei rari villain dei fumetti a essersi guadagnato una testata personale, pubblicata fra il 1975 e il 1976. Senza dimenticare qualche chicca dei favolosi Seventies (vedi sotto).
Robin, il ragazzo meraviglia
(Detective Comics #38, 1940; ristampato su Batman – Nuove e vecchie superstorie 11, Glénat Italia, 1993)
Dick Grayson. Chi era costui? Per i pessimisti, un personaggio infilato dentro la leggenda a calci nel sedere per tener buone le tante mamme non troppo ben disposte verso un eroe grim and gritty come il Batman dei primordi. Per gli ottimisti, un pretesto per arricchire Batman e Detective Comics di tematiche inedite come il sentimento e l’ironia. Le origini ricalcano quelle di Batman, con il vulnus originario dell’assassinio dei genitori dell’acrobata ragazzino a opera del boss mafioso Tony Zucco. Il periodo più moscio della sua lunga liaison con il Cavaliere Oscuro segue l’uscita del saggio maccartista Seduction of the Innocent di Fredric Wertham: nei rutilanti Anni Cinquanta, uomo maturo + giovine sidekick = omosessualità conclamata. Di qui, la conseguente proliferazione di Pipistrelle in gonnella come Batwoman e Batgirl, la sostituzione di un membro storico del cast come Alfred Pennyworth con l’inconsistente Zia “Zia chi?” Harriet e le svenevolezze romance imposte all’eroe e al suo sidekick dalla DC. In ogni caso, un personaggio abbastanza anomalo da spaccare a metà il folto pubblico dei Bat-Fan. Lo dimostra il sondaggio effettuato dalla DC Comics ai tempi della ben nota storyline Una morte in famiglia su poco più di 10.000 lettori, e vinto dalla fetta di pubblico che propendeva per l’esecuzione del pettirosso con soli 72 voti di scarto.
L’origine del team Superman-Batman
(World’s Finest #94, 1958; ristampato su Batman 1, Editrice Cenisio, 1976)
Il primo team-up super-eroico di un certo peso. E la scintilla che ha ispirato supergruppi come la Justice League e riuscitissime imitazioni Marvel come I Vendicatori. Nonostante la sceneggiatura dello scrittore di Science Fiction Edmond Hamilton (Weird Tales) e gli splendidi disegni di Dick Sprang e Stan Kaye, oggi appare irrimediabilmente datata, con Batman a rodersi dalla gelosia perché Superman gli preferisce il carneade Powerman: nella realtà, un robottone costruito dall’Uomo d’Acciaio per evitare rischi inutili all’amico Pipistrello, ma programmato per tirarsela, con battute come “Io sono l’unico aiuto di cui Superman abbia bisogno!”. Manco a dirlo, la vicenda finisce a tarallucci e vino, con grandi pacche sulle spalle e cinque alti. Da conservare a puro scopo di documentazione, o come conversation piece per far colpo su quel qualcuno di speciale: molto meglio di farfalle e francobolli.
La vendetta in 5 atti del Joker!
(Batman #251, 1973; ristampato su Batman illustrato da Neal Adams vol. 3, Planeta – DeAgostini, 2009)
Testi: Dennis O’ Neill. Disegni: Neal Adams. C’è bisogno di aggiungere altro? No. E infatti, The Joker’s Five-Way Revenge! resta una fra le migliori avventure Bronze Age dell’eroe di Bob Kane. Evaso dal manicomio di Arkham, il criminale decide di regolare i conti con i membri della propria gang. Al Cavaliere Oscuro il difficile compito di sventare il folle disegno dell’Arlecchino dell’Odio. Un solido intreccio noir partorito dall’ex cronista O’Neill, autentica colonna delle testate Bat fra gli Anni Settanta e il nuovo millennio, più le atmosfere uggiose e la composizione cinematografica di Adams, fra i più ispirati artisti statunitensi di sempre: un piccolo capolavoro di stile e atmosfera che a oltre 40 anni dalla sua prima apparizione non perde un grammo del proprio fascino.
Il pesce che ride
(Detective Comics #475, 1978; ristampato su Classici DC-Batman 1, Planeta DeAgostini, 2010)
Un altro capitolo essenziale del rilancio di Batman operato dalla DC Comics nei Seventies, e un tassello irrinunciabile della breve ma felicissima run di Steve Englehart, Marshall Rogers e Terry Austin su Detective Comics. Al centro della vicenda, un altro folle e geniale piano del Joker, che stampa il suo sorriso su sogliole e merluzzi della baia di Gotham contaminandoli con il venefico gas smilex di sua invenzione per poi rivendicarne i diritti d’autore. Qui, la lezione di O’Neill e Adams è portata all’eccesso, con una sceneggiatura che frulla insieme suggestioni romance garantite dalla “Damsel in distress” Silver St. Cloud e storiche “guest star” come il malvagio strizzacervelli Hugo Strange (1940). Una miscela resa ancora più intrigante dai disegni di un Marshall Rogers mai più così in palla e dalle chine di Austin, ormai prossimo passatore a china di John Byrne su The Uncanny X-Men e L’Uomo d’Acciaio. Un altro must irrinunciabile.
Batman: anno uno
(Batman #404/407, 1988; ristampato su Batman-La leggenda 1, Planeta DeAgostini, 2008)
1986. Nell’ambito della rifondazione dell’universo DC intrapresa dalla publishing house di Batman e Superman dopo il crossover Crisi sulle terre infinite, la nuova presidente Jenette Kahn affida i pezzi grossi della scuderia ad altrettanti cartoonist in ascesa. A occuparsi di Batman è il trentenne Frank Miller. L’autore di Olney, Maryland, piazza un uno-due micidiale: prima Il ritorno del Cavaliere Oscuro, racconto apocalittico su un Batman ormai agée costretto a rientrare in pista in una Gotham ormai a prova di redenzione; poi, un anno dopo, Batman: anno uno, “origin story” dedicata ai primi, incerti voli del chirottero. Raccontata attraverso le voci fuori campo contrapposte dell’Uomo Pipistrello e del commissario Gordon, la storia trova i suoi punti di forza nelle atmosfere avvincenti e plumbee della narrazione e nelle tavole essenziali ma dettagliatissime di David Mazzucchelli, rifinite dal colorista Richmond Lewis con pennellate rugginose e sommesse di rosso e di grigio. Un classico intramontabile. Miller tornerà sul luogo del delitto con Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora e All-Star Batman & Robin. Restano i rigurgiti reazionari alla Ispettore Callaghan, ma non la magia. Peccato.
Batman: Knightfall
(Batman #491-500, Detective Comics #659-666, Showcase ’93 #7-8, Shadow of the Bat #16-18; ristampato su Batman-La leggenda 52-60, Planeta DeAgostini, 2009)
Dopo Una morte in famiglia, l’altro grande evento Bat degli Anni Novanta. Cast artistico ricchissimo, con i pezzi grossi della Gotham criminale più un villain ossimoro, il wrestler dal cervello fino Bane. Cast tecnico di tutto rispetto, con sceneggiatori come Chuck Dixon, Doug Moench, Alan Grant e i penciller Norm Breyfogle, Jim Aparo e Graham Nolan. Con tutti i limiti imposti dalla serialità, la storia della caduta e risurrezione del Cavaliere Oscuro resta una parentesi articolata, godibile e ricca di colpi di scena, dalla evasione en masse dal manicomio di Arkham, al match impari fra il Cavaliere Oscuro e Bane, fino al debutto del cattivissimo Pipistrello interinale disegnato dal futuro boss Marvel Joe Quesada e incarnato dal giovane e tormentato Jean Paul Valley. Tensione drammatica affidata più al “come” che al “cosa”: tanto, nei fumetti Usa, niente è per sempre. Men che mai le dimissioni.
Batman: il figlio del demone
(1987; ristampato su Batman: Nascita del Demone, RW/Lion Comics, 2012)
Iniziata da Denny O’ Neil e Neal Adams all’inizio degli Anni Settanta, la saga di Ràs Al Ghul, in Arabo “La testa del demone”, è una fra le più longeve nella lunga storia dell’eroe di Gotham. Tutto merito del villain, un bel tipetto di mediorientale con l’hobby della resurrezione più affine a minacce di nobile lignaggio come il Capitano Nemo o il Conte di Montecristo che ai “soliti” gangster del fumetto. Fra Bats e l’ecoterrorista immortale è odio-amore. Tanto che in questo volume scritto e disegnato con piglio vintage rispettivamente da Mike W. Barr e Jerry Bingham, Talia, degna figlia di cotanto Demone, regala un erede al crociato incappucciato. Citazione d’obbligo per lo spettacolare e ultraviolento incipit della storia, il clima fra Verhoeven e James Bond e il cattivo luogotenente Qain, nemesi al di là di ogni chance di redenzione. Un gioiellino da recuperare.
Batman: The Killing Joke
(1990; ristampato su DC Absolute – Batman: The Killing Joke, RW/Lion, 2013)
Alan Moore. Brian Bolland. Le origini del Joker, scritte e disegnate fuori tempo massimo nel 1951 per fornire un passato a un personaggio che non ne aveva bisogno, e reinterpretate in chiave di doppio (freudiano) fra Pipistrello e Clown. Nani. Passati a scelta multipla. Camicie di forza. Camicie hawaiiane. Torture. Luna Park abbandonati. Altre torture. Nudi letterali. Nudi metaforici. Vaudeville. Pozzanghere. Specchi deformanti. Barzellette cattive. Dolore. Humour nero. Il freddo della Madonna di un racconto studiato in ogni dettaglio per acuire il disagio del lettore. Insieme con il one-shot (junghiano) Arkham Asylum – Una folle dimora in un folle mondo, la migliore esplorazione psicologica mai realizzata del mondo creato da Bob Kane e dai suoi eredi. Fra i fumetti (non solo) super-eroistici da portare su un’isola deserta.
Batman: Gothic
(Legends of The Dark Knight #6-10, 1990; di prossima pubblicazione su DC Deluxe – Batman: Gothic, RW/Lion Comics)
Ecco una buona scusa per perdonare a Grant Morrison di aver inflitto all’Uomo Pipistrello e ai suoi lettori mappazze indigeribili e autoreferenziali come Batman R.I.P., Batman Incorporated e Batman and Son. Disegnato da un Klaus Janson in grande spolvero, Gothic è un horror psicologico che racconta la sfida fra il Cavaliere Oscuro e il demoniaco negromante Mister Sussurro. Ma per una volta, la vera protagonista della storia è Gotham City: da semplice fondale, la città diventa fondamento (e fondamenta) di una vicenda che distilla le tinte più fosche e disturbanti del noir e dell’esoterismo in una vicenda fra La Dalia Nera, Il Nome della rosa e Shining. Una cattedrale gotica a fumetti, appunto, su cui salire a godersi le vertigini.