Possessioni, poltergeist e splatter sono gli ingredienti mescolati da Paola Barbato per Remington House, un horror dal taglio classico che vede Dylan Dog alle prese con la sinistra magione del titolo, già teatro di una strage ai tempi in cui l’Indagatore dell’Incubo era un semplice bobby, e ora trasformata in un’attrazione per appassionati del macabro. È proprio una delle guide turistiche che, in maniera piuttosto originale, riesce a ingaggiare Dylan e a trascinarlo nell’incubo.
Paola Barbato riesce a confezionare una sceneggiatura molto ben bilanciata, che evolve in maniera convincente sino alla sua risoluzione, e ha il pregio di non risultare didascalica grazie ad una narrazione che rivela gradualmente le motivazioni dei protagonisti e gli elementi necessari alla prosecuzione dell’intreccio.
Bisogna però sottolineare che, per quanto ben costruita, la sceneggiatura presenta alcuni tratti oscuri, soprattutto con riferimento al singolare “modus operandi” della casa, che lascia allo scioglimento alcuni dubbi sulla coerenza degli avvenimenti presentati. D’altro canto, però, un altro punto a favore della storia è la particolare caratterizzazione data al protagonista, che viene trascinato suo malgrado nell’incubo mensile come un vero “catalizzatore di forze occulte”, affrontandolo poi con una certa sicurezza nei propri mezzi e una buona dose di ironia, un po’ come succedeva ad alcune incarnazioni del Dylan dei classici sclaviani.
Il risultato è una storia godibile appieno, ben declinata a partire dalla semplicità del soggetto, capace di intrattenere efficacemente anche per merito della sempre affascinante ambientazione della casa infestata e dei toni particolarmente splatter che ultimamente mancavano dalle parti di Craven Road.
Denotando un’ottima padronanza del canone visivo bonelliano, anche quando la gabbia viene leggermente forzata con delle grandi vignette sempre d’impatto, Sergio Gerasi appare decisamente più ispirato rispetto alla sua ultima prova, sul #345 della serie regolare.
Le fattezze del suo Dylan sono sempre ben realizzate, così come risulta di alto livello la resa delle scene splatter e dei personaggi in preda alla possessione. Lo stile ricco di tratteggi e chiaroscuri dell’autore milanese sembra rinvigorito dalle ambientazioni e particolarmente adatto alle tematiche affrontate, e lascia spazio a qualche incertezza solamente in alcune silhouette nelle vignette in campo medio.
Un po’ deludente, invece, la presentazione dell’albo. La copertina è un chiaro omaggio a The House of the Devil, ma la sua realizzazione non sembra all’altezza degli standard ultimamente raggiunti da Angelo Stano.
Una storia che non brillerà per originalità, ma che riesce a risultare avvincente con una trama ben sceneggiata, un Dylan particolarmente ironico e un’egregia interpretazione ai disegni.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #360 – Remington House
Paola Barbato, Sergio Gerasi
Sergio Bonelli Editore, agosto 2016
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,20€