Il cinquantesimo numero di una collana è sempre un traguardo importante per una casa editrice, ma assume una rilevanza ancora maggiore se a raggiungerlo è Dragonero, una saga che pubblicata dapprima come romanzo nel 2007 è riuscita, per merito degli autori Stefano Vietti e Luca Enoch, a raccogliere intorno a sé sempre più consensi da parte soprattutto di quel bacino di lettori che non aveva ancora trovato nel panorama fumettistico italiano un giusto contributo al genere fantasy.
Dragonero si è confermata negli anni come una delle collane Bonelli meglio strutturate e più amate e le celebrazioni per l’albo evento, in edicola e fumetteria dal mese di luglio 2017, si aprono nel migliore dei modi con la copertina di Giuseppe Matteoni, di grande impatto visivo oltre che emotivo.
Abituati a seguire le avventure di Ian, Gmor e Sera da vicino, in un’alternanza di albi all’insegna dell’avventura dei singoli oppure in comunanza, il numero cinquanta non poteva che essere un albo diverso dove all’azione prevalgono il sentimento e la carica emotiva mostrandosi decisivo per scoprire finalmente le cicatrici profonde che solcano non solo la pelle ma anche l’animo di Ian.
In attesa infatti di addentrarci per oltre un anno, come prospettato dagli autori, nella Saga delle Regine Nere, il Varliedarto si trova in quest’occasione immerso in una storia controversa e allo stesso tempo decisiva per la continuity.
Vietti apre l’albo tra le atmosfere placide delle considerazioni dello scout, partito in solitaria da Solian per trascorrere qualche giorno di conquistata spensieratezza insieme a Briana, lontani questa volta dai compagni del raduno annuale. È un inizio lento e intimo, quasi a voler marcare fin da subito l’unicità del momento e lasciando trasparire la concreta possibilità per Ian di scegliere la costruzione di una famiglia rispetto alla vita avventurosa e spesso pericolosa che il servire l’Impero comporta.
Non solo, la pacatezza delle prime tavole è funzionale e decisiva anche per enfatizzare l’importanza degli avvenimenti che accadranno nelle pagine successive. La tranquillità viene ben presto spazzata via da un susseguirsi di eventi dolorosi che lo strappano brutalmente dalla serenità del momento per lasciare spazio a un ritmo serrato, un segmento concitato di eventi che hanno il punto di massimo rilievo nel racconto di Ian sulla vera storia della cicatrice che solca il suo volto, un particolare che fino ad oggi era avvolto nel mistero.
L’albo ruota poi attorno a una presenza oscura, pericolosa e vendicativa in grado di far riaffiorare nell’animo del beniamino di Solian un senso di colpa mai pienamente assopito che riappare nelle tavole cupe dello scontro finale. Tra le pagine, Vietti ci mostra ancora una volta il legame profondo e viscerale che lega Ian a Myrva. L’eroe è in quest’occasione solo, lontano da Gmor e Sera, a combattere gli spettri del rimorso e del pentimento in un’avventura che lo frusta pesantemente a livello psicologico.
Il finale, crudo e tagliente, rivela una sfaccettatura dell’animo del Varliedarto fino ad oggi mai mostrata apertamente, gli eventi appena trascorsi portano infatti il lettore e l’eroe stesso a mettere in discussione la vera identità del mostro della vicenda appena conclusasi, lasciando trasparire la presenza di ombre oscure a macchiare l’animo dello scout.
Il tormento interiore di Ian è ora comprensibile nella sua pienezza ed empaticamente trasmesso al lettore grazie ai bei dialoghi che Stefano Vietti regala ai protagonisti con l’aiuto di Marina Sanfelice, autrice di un cambio del lettering in alcuni momenti chiave per la comprensione della storia. Per quanto riguarda i disegni, questi sono stati assegnati a Francesco Rizzato, disegnatore di Nathan Never e già autore di diversi numeri di Dragonero.
La parte artistica convince nel complesso grazie all’attenzione per i dettagli e a volti espressivi, mentre risultano meno efficaci alcuni frammenti d’azione dove il disegno si fa più legnoso e i personaggi sembrano muoversi con movimenti impacciati. Come spesso visto tra gli albi della saga, in diverse occasioni le tavole abbandonano la struttura classica per permettere al colore di muoversi liberamente nella pagina. Degna di nota in questo senso la bellissima splash page, posta non a caso al culmine dell’arco narrativo.
Il lavoro di Rizzato ha trovato infine un vero punto di forza nel colore, con Paolo Francescutto e Giada Marchisio a donare a tavole già pienamente in linea con la sceneggiatura la giusta percezione delle azioni e dei sentimenti che muovono i personaggi. I colori tenui, i toni neutri delle Terme di Honsen sono spazzati via dalla ferocia dei toni scuri e cupi delle tavole in cui Ian affronta il passato.
In una posizione diametralmente opposta, l’eroe e il suo nemico arrivano allo scontro in un momento breve ma intenso, accompagnato dalla opposizione dei colori rosso-blu a rappresentarne rispettivamente l’animo. Prima dello scontro finale, un bianco e nero evocativo, macchiato dal rosso del cielo, ci riporta al Vallo e al terribile conflitto con gli Algenti mentre i colori si rasserenano nuovamente sul finire dell’albo.
Come l’animo di Ian pare trovare un momento di quiete, dopo la chiusura dolorosa e questa volta definitiva di una cicatrice del passato, anche i toni si fanno nuovamente pacati e chiudono il ciclo di un’avventura sconvolgente riportando la colorazione al momento iniziale.
Il colore si muove di pari passo con i personaggi facendo percepire al lettore tutta l’intensità dell’azione e del piano emozionale dei protagonisti, cosa difficilmente raggiungibile dal classico bianco e nero.
Abbiamo parlato di:
Dragonero #50 – La Vendetta
Stefano Vietti, Francesco Rizzato, Giada Marchisio, Paolo Francescutto
Sergio Bonelli Editore, luglio 2017
98 pagine, brossurato, colori – 3,50 €
ISBN: 9772282430004