Di ladri e bambini: 4 Kids Walk Into a Bank

Di ladri e bambini: 4 Kids Walk Into a Bank

Il fumetto di Matthew Rosenberg e Tylor Boss, pubblicato in USA da Black Mask, è un concentrato di azione, battute fulminanti, umorismo e dramma. Una storia di formazione che si colora di tinte noir e omaggia i film di avventura anni '80.

Quattro ragazzi progettano di rapinare una banca, lo fanno, tutto va storto. In una frase, questa potrebbe essere la sinossi del fumetto di Matthew Rosenberg e Tylor Boss pubblicato nel 2017 per Black Mask.

Il canovaccio della vicenda è semplice. Quattro i protagonisti: il timido, gentile e studioso Walter, il chiacchierone e fanfarone Daniel “Berger”, il giudizioso Pat e Paige, una ragazzina carismatica e ribelle, orfana di madre e affezionatissima al padre. Le giornate dei ragazzi si susseguono seguendo la tipica routine dei “perdenti”: nerd appassionati di giochi di ruolo e videogame, bullizzati a scuola ma abili a vendicarsi con intelligenza. Quattro amici indivisibili e avidi di avventure. L’arrivo di un gruppo di delinquenti che sembra avere rapporti con il padre di Paige mette però in moto un meccanismo che trascina i ragazzi in una vicenda più grande di loro.

A leggere la trama, non sembra che questo fumetto si allontani molto dalle opere che stanno fiorendo negli ultimi anni in televisione e nel fumetto, partendo da Stranger Things per arrivare a Paper Girls: un’altra storia che ha per protagonisti un gruppo di adolescenti, un’altra avventura che strizza l’occhio ai modelli anni ’80, ancora una volta con la provincia statunitense sullo sfondo. Insomma, un’opera come tante.

Eppure la critica statunitense lo ha eletto all’unanimità come una delle migliori produzioni del 2017. E a ragione.
Basta forse una frase di Kieron Gillen per capire il motivo:

“Immaginate che Tarantino scriva e diriga I Goonies. E che lo faccia in maniera eccellente.”

Due elementi apparentemente distanti tra loro si uniscono per dare vita a 4 kids walk into a bank.
Matthew Rosenberg  e Tyler Boss riescono a superare il rischio del “già visto” attingendo ad altri generi, soprattutto quelli crime, pulp e “heist” (storie di rapine realizzate con piani elaborati) per creare un fumetto sorprendente e stratificato, capace di unire azione, umorismo, dramma e introspezione in maniera equilibrata e mai banale.
La storia di una rapina (o meglio della sua ideazione), pur usando elementi caratteristici della narrativa di genere che permettono al lettore di non perdersi e di riconoscere sempre alcuni topos tipici e rassicuranti, diventa in realtà un mezzo per poter raccontare molto di più.

Prima di tutto, una storia di amicizia e legami indissolubili, come quelli che solo nell’adolescenza si possono creare. Il rapporto tra i personaggi è reso in maniera realistica e genuina: le discussioni, gli scontri, ma anche le prove di coraggio e di lealtà vera sono talmente coinvolgenti da far sentire il lettore come parte del gruppo,  fanno tifare in ogni momento per i protagonisti, anche quando le azioni sono criminali e votate al fallimento.

La sintonia completa tra i due autori si manifesta nella creazione dei personaggi e nelle loro interazioni, che sono caratterizzate in maniera dettagliata e tridimensionale sia dal punto di vista estetico che del linguaggio: sfruttando in maniera sapiente clichè tipici del genere (il ragazzo timido e intelligente, quello fanfarone, quello coraggioso, quello giudizioso), Rosenberg e Boss riescono a introdurre piccole modifiche che rendono i quattro ragazzi autentici e non stereotipati. Gli scambi di battute tra loro sono a volte esilaranti, a volte profondi e drammatici, a volte naive e teneri, ma sempre vividi e realistici. L’espressione ribelle e furbetta, ma anche triste e profonda di Paige, la testa bassa e gli occhiali appannati di Walter, il volto svagato e strafottente di Berger: ogni dettaglio, realizzato con una linea chiara e sintetica, fa emergere i personaggi dalle pagine, dando loro vitalità e concretezza.

E sebbene il focus sia centrato prevalentemente sui quattro protagonisti (e in special modo su Paige, il personaggio più carismatico del gruppo e anche quello maggiormente coinvolto emotivamente), i due autori non dimenticano gli altri interpreti, a partire dal padre della ragazzina, un uomo dal passato macchiato ma che ama profondamente la propria figlia, fino ad arrivare agli antagonisti, una banda sopra le righe che agisce sia come motore dell’azione della vicenda, sia come fattore involontariamente comico, usato per dimostrare la caparbietà e la scaltrezza dei ragazzi (sulla falsariga dei ladri di Mamma ho perso l’aereo, sebbene con un sottotesto più drammatico).

Accanto al tema dell’amicizia, quello della famiglia e dei complessi rapporti tra genitori e figli. Paige è una ragazzina che ha perso la madre, suo padre un marito che ha perso la moglie: soli al mondo, non permetterebbero a nulla di far del male all’altro. Ed è proprio questo tentativo di proteggersi reciprocamente che porta a diffidenze, bugie e incomprensioni, ma anche al profondo amore che è di fatto il motore di questa bislacca, divertente e drammatica storia.

Questi due personaggi sono il fulcro emotivo della vicenda, a loro sono affidati i momenti più toccanti, in cui i dialoghi (e ancor di più i silenzi) di Rosenberg e l’arte di Boss raggiungono le vette più alte: emblematico è l’incontro sul finale della storia, in cui la griglia a nove vignette inquadra dei piccoli momenti in divenire, rallentando il ritmo sempre di più, fino a passare a tre vignette orizzontali nella pagina successiva e a una splash page finale che cattura l’essenza dell’intero racconto.

Oltre al contenuto toccante e al contempo divertente, il vero punto di forza di questo fumetto sta nella capacità dei due autori di sfruttare al cento per cento il potenziale del medium per costruire una storia d’azione in cui battute graffianti e costanti invenzioni registiche si susseguono con un ritmo perfettamente calibrato per ogni situazione.

Rosenberg e Boss danno sfogo a tutto  il loro amore per il fumetto, alla loro grande conoscenza e soprattutto alla loro dirompente vena creativa usando di volta in volta strutture diverse: la classica griglia a nove vignette che ogni volta si trasforma fondendone alcune per dare maggior enfasi a una determinata scena, le splash page alla fine di ogni capitolo che fanno esplodere il climax costruito durante le vignette precedenti, le doppie splash page ambientate nei mondi di fantasia dei giochi di ruolo, la tavola a 24 vignette con inquadratute fisse e ricche di testo per mimare le comunicazioni via radio, le infografiche per descrivere i piani elaborati di volta in volta dai ragazzi.
Ogni inquadratura, ogni spazio, ogni dimensione della vignetta contribuisce a dare una sfumatura unica e particolare a ogni scena del racconto, creando uno storytelling frizzante, fresco, intenso e stimolante.

A questo contribuiscono anche i colori di Claire Dezutti, la cui tavolozza opaca e pennellata piatta si unisce alla linea sintetica, a tratti stilizzata, di Boss, per sottolineare gli elementi narrativi principali della scena e per creare un’atmosfera che fonde le avventure assolate dell’adolescenza con la plumbea realtà adulta e con i toni dark dei racconti crime.

4 Kids Walk Into a Bank è un perfetto esempio di tutto quello che il fumetto può fare, della potenza di un medium che nasce dal divertimento e dall’eccitazione della creazione e che non conosce nessun altro limite se non quello della propria fantasia.

Abbiamo parlato di:
4 Kids Walk Into a Bank (lingua inglese)
Matthew Rosenberg, Tyler Boss, Claire Dezutti
Black Mask, 2017
140 pagine, brossurato, colori – 15,00 €
ISBN:9781628751888

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