Dai piombatori ai cablatori: Faraci omaggia Gottfredson

Dai piombatori ai cablatori: Faraci omaggia Gottfredson

Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio realizzano il forzato remake di Topolino e la banda dei piombatori, classica storia a strisce di Topolino.

Cablatori_coverSebbene le strisce sindacate di Mickey Mouse realizzate da Floyd Gottfredson e collaboratori presentassero antagonisti usati per un’unica storia, a parte il ricorrente Gambadilegno, molti di questi colpirono l’immaginario dei lettori e degli autori che raccolsero l’eredità del fumettista dello Utah.

A differenza del mondo dei supereroi, però, i personaggi disneyani non hanno mai avuto una reale necessità di reboot o di remake, venendo aggiornati continuamente senza troppi riferimenti di continuity. Non sono, però, mancati i sequel, come Il doppio segreto di Macchia Nera (1955) di Guido Martina e Romano Scarpa o Il calumet della pace (1961) di Luciano Bottaro.

In particolare quest’ultimo, ambientato a Paperopoli, vede il ritorno di Giuseppe Tubi e della sua banda di attori senza contratto presentati ai lettori in Topolino e la banda dei piombatori, uscita dal 7 luglio al 10 dicembre del 1938 sui quotidiani statunitensi. Ad affiancare Gottfredson c’erano Merril De Maris alla sceneggiatura e Bill Wright e Ted Thwaites alle chine.

Questa mitica storia viene ora omaggiata su Topolino #3168 da Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio con il remake Topolino e la banda dei cablatori.

I piombatori

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La forza dei racconti di Gottfredson è sempre stata quella di essere calati all’interno della realtà statunitense, pur riuscendo a fornire storie di evasione ai lettori dei quotidiani. Essendo questi ultimi soprattutto adulti, le avventure presentavano un respiro narrativo più ampio e una maggiore ingerenza dei problemi quotidiani nella vita di Topolino.

Questo in particolare è il caso de La banda dei piombatori.
Ambientata durante la Grande Depressione, un periodo di crisi economica non molto differente da quello attuale, vede Topolino impegnato nella ricerca di un lavoro per risolvere i propri problemi economici. Finalmente trova impiego come assistente di un idraulico, Giuseppe Tubi, il quale si dimostra abbastanza inaffidabile e ben poco capace nel suo mestiere.
Mentre la collaborazione stenta a ingranare, una serie di furti colpisce le abitazioni in cui l’idraulico ha svolto i suoi ultimi lavori: Topolino, allora, inizia a insospettirsi e, con l’approvazione del tenente Manetta, inizia a indagare.

Cablatori_2La riuscita della storia si deve alle numerose gag umoristiche costruite sugli interventi idraulici di Tubi e in parallelo allo sviluppo sempre più approfondito della trama investigativa, che riserva interessanti colpi di scena anche quando il colpevole sembra ormai assodato.
La storia, poi, risulta ancora attuale non solo per la coincidenza delle crisi economiche, ma anche per la presenza, seppur blanda rispetto ad esempio a Topolino giornalista (1935), della corruzione di pubblici ufficiali.

Per tutti questi motivi la storia rimane assolutamente fresca e godibile anche letta oggi per la prima volta 1, con una trama articolata, un protagonista più genuino che mai e un cast di personaggi di spessore.
Priva di elementi “invecchiati male”, tanto nel contesto descritto quanto nelle soluzioni narrative, La banda dei piombatori è un classico e, in quanto tale, valido e fruibile tutt’ora.

I cablatori

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Non è la prima volta che viene realizzato un remake di avventure passate in ambito disneyano. Pur restando un genere abbastanza raro nella produzione italiana2, ha comunque prodotto alcune storie interessanti, pur se tutte con premesse narrative completamente differenti rispetto a La banda dei cablatori.

Ad esempio ne L’insolito remake (1987), Giorgio Cavazzano propone una riedizione cinematografica di Topolino giornalista mostrandocene però solo il dietro le quinte della lavorazione, mentre ne L’incredibile avventura (1988) Giorgio Pezzin e Giampiero Ubezio fanno rivivere a Topolino e Pippo alcune scene de Il misterioso “S” (1935) utilizzando la macchina del tempo.

La banda dei cablatori è, invece, una vera e propria rinarrazione della vicenda originaria, con elementi che la attualizzano solo esteriormente.
Sembra infatti piuttosto fine a se stesso l’aggiornamento della professione di Giuseppe Tubi: per quanto possa essere cool rendere il personaggio un tecnico di cavi per la connessione a internet, non appare esattamente una modifica necessaria, considerando che il mestiere dell’idraulico esiste tutt’ora. È una scelta che ad ogni modo non inficia particolarmente sulla storia, che si rivela perennemente in bilico tra la riproposizione di quanto visto nella versione originale e l’inserimento di alcune scene nuove.

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Ad esempio la prima e l’ultima tavola, che fanno quasi da cornice all’avventura, aggiungono un sottotesto riflessivo/intimistico di ispirazione hitchcockiana degno del miglior Faraci, che ha sempre dimostrato grande attenzione al lato psicologico di Topolino e che in questo caso specifico regalano una certa inquietudine al personaggio e una buon “motore” per l’avventura. Le continue battute, invece, per quanto a volte divertenti, stonano se confrontate con l’ironia molto più sottile e satirica che permeava La banda dei piombatori.

Il difetto principale che si riscontra è, però, l’eccessiva brevità: anche senza ripensare all’avventura originaria, si avverte piuttosto sensibilmente come gli eventi precipitino nella seconda parte, accelerando in modo eccessivo e togliendo quindi quell’impressione di “tempo che passa” che si respirava nella strip.

A questo si deve aggiungere uno scarso approfondimento dei complici di Tubi, che diminuiscono di una unità e non vengono raccontati con la stessa capacità di sintesi mostrata da Gottfredson che, soprattutto nel finale, con poche battute era riuscito a caratterizzare in maniera indelebile questa improbabile e simpatica banda di ladri non professionisti.

Anche l’occhio vuole la sua parte

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La realizzazione grafica di questo remake viene affidata a Lorenzo Pastrovicchio, scelta quanto mai opportuna.
Il suo lavoro doveva essere una sintesi tra lo stile anni Trenta di Gottfredson e quello attuale: si tratta probabilmente del disegnatore più adeguato a questo compito, essendo uno tra gli artisti più gottfredsoniani tra quelli in forza a Topolino, per quanto riguarda lo stile su Mickey & co.

Il risultato è un Topolino dall’espressione giovanile e furbetta, molto affabile e funzionale alla storia, con un abbigliamento da “tempo libero” casual e convincente.

Anche la rappresentazione di Giuseppe Tubi appare buona, dimostrando la giusta fedeltà a un modello già valido, così come per i suoi complici. Appare invece rinnovato in modo riuscito il look di alcuni comprimari come l’impiegato dell’ufficio di collocamento o il danaroso cliente dell’idraulico, che pur diversi dalla loro controparte “d’epoca” possiedono un buon appeal.

Perché un remake?

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La domanda potrebbe sfiorare la mente di molti appassionati disneyani, che conoscono la storia originale e che potrebbero non vedere di buon occhio la versione aggiornata di una storia che non ha bisogno di alcun upgrade, come dimostra questo stesso remake.

Infatti, dalla lettura comparata delle due avventure i Cablatori perde alcuni degli elementi che rendono i Piombatori una storia ancora attuale, come la ricerca affannosa di un lavoro o il modo in cui la banda è riuscita a introdurre un proprio componente all’interno della pubblica amministrazione.

Cablatori_7La sensazione complessiva è quella di una storia che vive nell’indecisione tra quale lettore stuzzicare, se il giovane o il tradizionalista, rischiando di scontentare tutti, soprattutto se consideriamo il successo delle ristampe di materiale classico (come quello barksiano) presso il pubblico dei lettori più giovani.

La necessità di realizzare un remake di questa avventura sembra quindi non sussistere, motivata più che altro da fini di “supporto” ad alcune iniziative coeve come la mostra dedicata al Topolino detective che si tiene a Senigallia questo mese e la pubblicazione a fine agosto del terzo numero di Tesori International, dedicato proprio alle storie gialle di Floyd Gottfredson.

Forse sarebbe stato più opportuno realizzare una nuova avventura con pochi ma utili flashback all’interno – come fatto dallo stesso Faraci nel 2008 con Topolino in: l’ultimo caso nei confronti di un’altra strip-story di Gottfredson, Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante – piuttosto che una attualizzazione che appare nel complesso forzata, nonostante la buona prova degli autori coinvolti.

Abbiamo parlato di:
Topolino #3168 – Topolino e la banda dei cablatori
Tito Faraci, Lorenzo Pastrovicchio
Panini Comics, 10 agosto 2016
164 pagine, brossurato, colori – 2,50€
ISSN: 9 771120 611001 63168


  1. come può verificare chiunque leggendo la storia sul sito Topolino.it, dove è disponibile fino a mercoledì prossimo 

  2. negli Stati Uniti invece basti ricordare Bill Wright con le sue riedizioni per i comic books delle storie a strisce di Gottfredson 

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