Torna in edicola la prima delle serie a fumetti dedicate al celebre cimmero creato dall’altrettanto noto Robert E. Howard per una delle testate pulp degli anni venti, “Weird Tales”.
La Panini con questa nuova iniziativa, che ci auguriamo vivamente non rimanga limitata a questa prima collection, dimostra il suo interesse a pubblicare tutto l’universo fumettistico che ruota intorno al barbaro letterario: dalle storie più recenti della coppia Busiek/Nord, alle avventure in bianco e nero della seconda testata (“La spada selvaggia di Conan”) in cartonati di grande formato, a quelle de “Le Cronache di Conan” (che raccolgono la run di Thomas e Windsor–Smith, ovvero le prime due annate di Conan il Barbaro, la cui diretta continuazione è la pubblicazione oggetto di questo articolo).
Se il lettore italiano delle storiche avventure a colori di Conan ricorda le tavole di Buscema & co. in formato “bonellide” pubblicate dai i tipi della Comic Art (che avevano iniziato a pubblicare la testata dal numero 58, quindi una manciata di numeri dopo il 51, che chiude, insieme a due annual, il quarto volume di questa collection) qui avrà ben più di una sorpresa: prima fra tutte la colorazione.
La casa editrice americana Dark Horse, che dal 2003 detiene i diritti di pubblicazione delle avventure a fumetti della creatura di Howard, dopo oltre trent’anni di Conan targato Marvel, ha infatti immesso sul mercato statunitense una riedizione ricolorata dallo studio All Thumbs Creative che fa da base a questa edizione italiana di Conan the Barbarian. Una colorazione moderna, secondo i canoni stabiliti prima dalla Malibu e poi dalla Image negli anni ’90, che avvolge le anatomie michelangiolesche, catturate nelle tavole di John Buscema aggiungendovi ulteriore spessore, profondità e nel contempo migliorando quegli “effetti speciali”, immancabili in un genere che unisce la spada alla stregoneria (il cosiddetto sword and sorcery).
Se Buscema offre il meglio di se soprattutto quando inchiostrato dal fratello Sal, dalle morbide chine di Sinnot o da quelle raffinate di Giordano (per tacere delle rare apparizioni come disegnatore completo), il lavoro di Roy Thomas non è meno impressionante: un’opera non solo di mera trasposizione dei racconti/romanzi di Howard dedicati al barbaro, ma di riadattamento, quando non addirittura di collazione, tra materiale letterario di vari generi e autori con un occhio sempre rivolto ai dettami della continuity, tanto cari alla Marvel.
Rileggendo oggi le avventure narrate in “Conan il Barbaro” e confrontandole con il modo di scandire la narrazione del fumetto americano moderno, non si può non rimanere colpiti dalla capacità di Thomas di raccontare un’avventura compiuta in appena diciannove tavole: così le sette storie che ogni brossurato raccoglie, offrono, a parità di pagine, una quantità d’intrattenimento ben superiore a quelle delle raccolte di comics moderni.
Da segnalare la fugace apparizione delle fatate matite di Neal Adams, altro indiscusso maestro, in uno degli albi inclusi nel secondo brossurato.
“Conan il Barbaro Collection” raccoglie due annate di uno dei vertici del fumetto mainstream statunitense, vero fortuito connubio di talento e passione frutto dell’impegno di due importanti autori di fumetti, qui forse al loro massimo splendore, che incrociano la creatività con il profondo rispetto per il celebre character howardiano, recentemente tornato alla ribalta anche nel dorato mondo del cinema.
Una nota finale all’edizione ben curata, dall’ottimo rapporto tra qualità/foliazione e prezzo e che, come ormai tradizione delle collection targate Panini, prevede per l’appassionato anche un cofanetto in cartoncino atto a custodire adeguatamente i quattro brossurati che compongono un ciclo imperdibile per l’amante del buon fumetto d’avventura.
Abbiamo parlato di:
Conan il Barbaro Collection (4 voll.)
Roy Thomas, John Buscema, Ernie Chua, Neal Adams
Traduzione di Luigi Mutti
Panini Comics 2011/12
144 pagine, brossurato, colori – 7,00 € cad. (primo + cofanetto 9,90 €)
ISBN: 977112993790
Flavio R.
12 Febbraio 2012 a 16:52
Non conosco le tavole originali, ma ad una prima occhiata degli scan presenti in questo articolo mi sembra che il tratto del Buscema sia, come al solito, già di per sè profondamente volumetrico; perfetto quindi per una colorazione “piatta”. Utilizzare una colorazione “volumetrica” (con sfumati) su un disegno già di per sè tridimensionale non fa altro a mio parere che appesantire il prodotto finito.
Come avete detto voi però, questa è la colorazione canonica e quindi bisogna sottostare.
Tralasciando gli aspetti “artistici”, mi sembra una buona iniziativa
Lapo
12 Febbraio 2012 a 21:48
Perfettamente d’accordo con Flavio.
Il “colorista”, nuova figura professionale dell’era digitale, dev’essere impiccato.
La ri-colorazione dei vecchi albi uccide i disegni.
Meglio sarebbe, a questo punto, pubblicarli direttamente in B/N.
E, voglio dire, anche in molti lavori nuovi i disegni vengono strangolati, soffocati, coperti da una colorazione eccessivamente ridondante, dove c’è la ricerca dell'”effetto”.
Federico Fiadini
13 Febbraio 2012 a 13:12
La scelta delle tavole da confrontare, lungi dall’essere in qualche modo esaustiva, è stata pensata con l’intento di far percepire, a chi non ha modo di avere sotto mano i materiali utili ad un approfondito raffronto, i molteplici risultati della nuova colorazione.
Non fermatevi solo alla resa volumetrica delle anatomie o alle sfumature che, posso comprendere, viste anche in questa dimensione assai rimpicciolita, possono influenzare negativamente il giudizio sulla bontà del restyling.
Guardate la resa del colonnato della prima vignetta del secondo esempio, o come l’illuminazione (determinata dalle torce della taverna), rappresentata nella splash page del primo esempio, sia più realistica.
Infine “Conan il Barbaro” è stato concepito tenendo conto della colorazione, a differenza de “La spada selvaggia di Conan”, pensata per il bianco e nero.
Un fattore che non può mai essere trascurato nel momento in cui si valuta una scelta come quella suggerita da Lapo.
Lapo
13 Febbraio 2012 a 13:39
Si parte dal presupposto che le tecniche di colorazione dell’epoca fossero misere. Si pensa di dare nuova vita a un fumetto del passato ricolorandolo con tecniche aggiornate.
Questo è sbagliato.
La colpa è della proprietà, non del colorista, che esegue un lavoro che poi viene sottoposto ad approvazione.
Le tinte piatte e i contrasti forti non sono un punto debole dei fumetti, al contrario. L’intensità cromatica dei colori a stampa è sempre stato uno dei principali successi del fumetto.
Purtroppo questo spazio è troppo esiguo per parlarne, ci vorrebbe un convegno.
Potreste promuoverlo voi, magari.
A uno dei prossimi BilBolBul.
Flavio R.
14 Febbraio 2012 a 22:10
Io non denigro invece la figura del colorista che potrebbe essere uno spunto interessante per l’evoluzione del fumetto in genere. Ad esempio per alcuni disegnatori, “stanchi” della matita e desiderosi di approfondire il discorso sul colore, oppure per un mero discorso di produttività (aumentando il numero delle persone che lavorano ad un singolo progetto diminuiscono i tempi di realizzazione) etc.
Per quanto riguarda Conan, credo proprio che lo comprerò, giusto per poter permettermi di giudicare come si deve, sì insomma, senza pregiudizi.