Attaccapanni Press è un’etichetta indipendente nata con l’obiettivo di creare libri belli e pieni di storie.
Grazie ai crowdfunding, produce antologie tematiche e piccoli volumi monografici pieni di talentuosi esordienti, artisti emergenti e professionisti affermati alle prese con racconti a fumetti più o meno brevi. Dalle streghe all’eros, dall’incontro alle stagioni, i temi trattati nei loro fumetti sono tra i più vari.
Laura Guglielmo, una delle due fondatrici di Attaccapanni Press, è grafica, editor infaticabile e in più contabile e tesoriera dell’Associazione, oltre ad essere autrice di diversi volumi.
Abbiamo incontrato Laura sabato 30 marzo a Bricòla 2019, il festival del fumetto autoprodotto che si svolge ogni anno all’interno del WOW Spazio Fumetto di Milano.
Ciao Laura, e grazie per la tua disponibilità.
2017-2019: che bilancio puoi tracciare dell’esperienza di Attaccapanni Press in questi primi anni di vita?
Per fortuna possiamo dire che l’esperienza è stata molto positiva.
Non solo per quello che siamo riusciti a creare, collaborando con artisti e autori che stimavamo tantissimo, ma anche per quello che abbiamo potuto imparare io e Ariel Vittori, che siamo un po’ le mamme di Attaccapanni Press, nella gestione di quella che alla fin fine è una micro-etichetta di autoproduzioni, che sta ampliando sempre di più il proprio piccolo catalogo, pur con tutti i problemi e le sfide del caso.
Sicuramente per il momento ci sta andando bene, ci stiamo divertendo e stiamo riuscendo a fare i libri che volevamo vedere sui banchi delle autoproduzioni delle fiere.
Qual è il riscontro di pubblico che hai osservato in occasioni come le fiere del fumetto o in eventi come Bricòla?
Finora abbiamo sempre trovato un buon riscontro. Soprattutto nelle fiere più grandi e commerciali, come Lucca Comics o Cartoomics, che sono quelle in cui le cose ci vanno meglio.
Eventi con un contorno autoriale o con un tipo di fumetto meno mainstream per noi funzionano, ma in particolare per lanciare pubblicazioni secondarie o un po’ più particolari, mentre per i libri principali dell’anno le grosse fiere italiane di settore sono la cornice migliore: non solo per vendere di più, ma anche per incontrare un pubblico interessato ad antologici come quelli che proponiamo o al tipo di fumetto che produciamo, che è sicuramente indipendente ma anche molto pop.
Quello è l’ambiente che ci premia di più.
Come Attaccapanni Press vi siete rivolte spesso al crowdfunding: quanto è ansiogeno utilizzare questo sistema per realizzare un fumetto e quali sono le mosse vincenti perché vada a buon fine?
Per quanto riguarda l’ansia, il livello è quello da perdita costante di capelli per tutti i cinque mesi precedenti al lancio della campagna e per il mese di campagna effettiva!
Però abbiamo notato che ci sono almeno alcune cose che sono la garanzia di un buon crowdfunding.
Un’attenzione maniacale ai preventivi dei fornitori: occorre pianificare il profilo economico al millimetro ed essere sempre pronti agli imprevisti, perché altrimenti si rischia di rimanere fregati su mille fronti, dai cambi moneta ai prezzi della carta.
La promozione: almeno nel nostro caso deve iniziare con un certo anticipo e deve essere capillare. Bisogna cercare di valorizzare al massimo ogni autore coinvolto nelle antologie (in genere sono quelli i progetti che finanziamo con il crowdfunding) e sfruttare il pool congiunto di tutti i fan dei singoli fumettisti presenti nel volume. È importante quindi promuovere attraverso i canali che sappiamo che ci porteranno al tipo di pubblico che segue le nostre produzioni.
Delineare con il giusto anticipo il tuo target e puntare spietatamente a quello: anche se magari è un target numericamente un po’ limitato o molto specifico, è meglio cercare di coinvolgere chi sai che ti comprerà invece di sparare nel mucchio di un pubblico molto più ampio, perché allora i rischi crescono esponenzialmente e non si è più veramente sicuri di andare a parlare con un interlocutore che ti sta a sentire volentieri.
Queste secondo me sono le premesse di un buon crowdfunding.
Minimenù e Non usciva mai sono due fumetti che hanno come base il lavoro del fumettista, i suoi tempi e le sue conseguenze: come si raccontano questi temi ai lettori in maniera accattivante?
Nel caso di Minimenù abbiamo deciso di puntare sul pratico: sia io che Ariel che Claudia Nuke Razzoli [le tre autrici del volume, NDR] siamo non solo molto appassionate di cucina, ma anche mangiatrici voraci e appassionate.
Abbiamo quindi deciso di tirare fuori tutti i nostri cavalli di battaglia culinari per condividerli con il mondo fumettistico e non, realizzando un libro che ci facesse divertire soddisfacendo il nostro desiderio di disegnare cibo in un ricettario illustrato, nostro sogno nel cassetto da tempo, ma che fosse anche l’occasione per far vedere che non di solo ramen liofilizzato vive l’artista. Anzi: molti in questo mestiere si cimentano in cucina con eccellenti risultati.
Per Non usciva mai invece si tratta praticamente di mie avventure autobiografiche: anche questo caso rientra in quella sfera di libri che non si formano da un intento artistico “alto” ma dal divertimento puro e semplice. Tutto è nato dal fatto che avevo realizzato delle strisce un paio d’anni fa su un’avventura nella natura che avevo avuto durante l’inverno con mio fratello, nella quale eravamo finiti nella neve fino ai garretti, eravamo rotolati nel manto nevoso, ci eravamo congelati… ne erano successe di ogni tipo. Trattandosi di episodi effettivamente comici, avevo realizzato delle strip al riguardo, che ottennero un riscontro che non mi aspettavo minimamente. Molta gente aveva apprezzato e si era divertita, e, dato che di disavventure nella natura ne avevo avute diverse, ho pensato di costruirci sopra un libro intero.
La mia conclusione è che i fumettisti “allo stato brado” sono un pericolo pubblico, ma anche una vera e propria fonte di comicità, per quanto involontaria.
Ringraziamo Laura per il tempo dedicatoci.
Intervista realizzata dal vivo a Bricòla 2019
Le foto a corredo dell’intervista sono di Amedeo Scalese.