
DeForge riesce a giocare in maniera efficace con i generi, restando in equilibrio tra dramma, commedia, grottesco e assurdo, inserendo tematiche di spessore e analizzandole con un taglio particolarmente acuto.
Per sviscerare la complessità dell’opera è necessario partire da uno dei temi fondamentali dell’intero volume: la fine della sovversione. Miss D è una figura praticamente leggendaria che ha nobilitato il concetto stesso di delinquenza, portando il mondo quasi ad un’accettazione passiva di molti atti sì divertenti, ma efferati.
Nel momento in cui lei diventa fenomeno di massa, con schiere di ammiratori, giovani pronti ad emularla e strati della società ammaliati da performance ormai considerate artistiche, la sovversione si svuota del suo contenuto ribelle e anti-sistema, per trasformarsi in un evento ormai quotidiano e banale, che DeForge mostra sempre in maniera molto distaccata, rappresentando così la totale assuefazione di tutto il pubblico all’eversione, compresi gli stessi lettori.
Miss D diventa quindi una star come un’altra, l’ennesima macchietta pronta ad essere rimpiazzata dalla prossima novità disponibile. Una situazione incontrollabile che la porta ad affrontare nuovi e pressanti problemi: la paura di non essere ricordata, la nostalgia di un passato ormai perduto e l’incognita del futuro. Le suddette questioni si riflettono poi nelle relazioni prive di significato con la sua stagista, perennemente in bilico tra ammirazione e ricerca di una propria consapevolezza, o con i giornalisti, ammaliati e bistrattati.

Nonostante la mancanza di una chiara definizione su questo punto, l’arte ha la forza sconvolgente di cambiare la società e le persone (come dimostra il finale), soprattutto nel suo processo di creazione-distruzione; questa dicotomia permette all’artista di plasmare qualcosa nel mondo, mentre allo stesso tempo viene privato degli appigli emotivi o spirituali, un processo dove l’individuo riversa tutte le energie nella sua opera, lasciando fisicamente un’impronta di sé, ma sottraendo così un pezzo della propria interiorità.
DeForge, quindi, per mezzo di Brat riesce a ragionare a mente fredda, ma in modo metaforico, sulla sua stessa carriera da fumettista: dopo i premi Eisner e la celebrità acquisita grazie alle sue opere, quanto ancora conta continuare a rimanere originali, ribelli, espressivi senza cadere preda del vuoto pneumatico della vita? Tantissimo, e in Brat ce lo dice chiaramente, senza filtri e senza menzogne, sottolineando pagina dopo pagina come la banalità possa diventare un buco nero che risucchia tutto quanto.
I disegni minimali, dal tratto morbido e sinuoso, tendono spesso all’astrazione e puntano a distruggere la dualità tra significante e significato, proponendo un piano dell’espressione altamente stilizzato ma dal notevole contenuto tematico. L’autore gioca così con i suoi personaggi come burattini, facendoli mutare in maniera multiforme, accartocciandoli su loro stessi durante gli sforzi emotivi, enfatizzando in questi frangenti il filo che lo lega ad Adventure Time, o privandoli di qualsiasi appiglio fisico nei momenti di alterazione mentale, riducendoli a sottili linee nervose su sfondo bianco.

I colori sono usati per generare un contrappunto lungo tutta l’opera, nella loro tendenza ad essere pop, ovvero esplosivi e carichi nella saturazione. Il ruolo di ombre e luci è così messo in secondo piano, in favore invece di alcuni accostamenti cromatici conflittuali: il giallo, costantemente presente poiché colore con cui si identifica la protagonista e altri personaggi, fa a botte con il nero, mentre le diverse sfumature di rosa combattono con il verde e l’azzurro chiaro, e il rosso diventa infine sfondo per ambienti vissuti e surreali.
Brat è quindi un fumetto che racconta di individui che hanno smarrito la propria identità e il senso della propria vita in un mondo in subbuglio a livello artistico e socioculturale, attraverso una narrazione asettica e regolare, non solo per il punto di vista che assume l’autore, ma anche grazie al calcolato montaggio delle vignette e alla costruzione complessiva delle pagine.
Abbiamo parlato di:
Brat
Michael DeForge
Traduzione di Valerio Stivè
Eris Edizioni, 2019
176 pagine, colori, brossurato – 19,00 €
ISBN: 9788898644841
