Miki Yoshikawa è stata l’ospite internazionale di punta della Star Comics in occasione del Comicon 2023, manifestazione svoltasi alla Mostra d’Oltremare di Napoli fra il 28 aprile e il 1° maggio. Sabato 29 aprile c’è stata l’occasione di intervistare l’autrice, la cui ultima opera – A Couple of Cuckoos – è stata recentemente edita anche nel Belpaese. Ringraziamo la Star Comics per l’intervista, soprattutto la licensing manager Mari Nakagawa, che si è occupata dell’organizzazione dell’incontro, dialogando anche con l’editore giapponese Kodansha, oltre ad aver svolto il ruolo di interprete durante l’intervista. Un ringraziamento particolare anche allo staff della Kodansha presente alla manifestazione: Chisato Iwase, della rights division e i due editor Kazuya Sogo e Riku Ishii.
La Star Comics ha recentemente edito in Italia la tua ultima opera che, come le precedenti, è una commedia romantica scolastica. Come mai hai deciso di focalizzarti su questo genere?
Uno dei motivi per cui continuo a scrivere e disegnare questo genere è perché pubblico su una rivista settimanale di shonen manga il cui target sono gli shonen, i teenager. Quindi mi sento quasi obbligata a raccontare storie scolastiche o comunque qualcosa che possa far sentire i lettori della rivista a proprio agio. Però, dal momento che i ragazzi giapponesi di oggi hanno interessi anche al di fuori della vita scolastica, ho deciso di ambientare la storia anche al di fuori del contesto scolastico: il target sono comunque gli adolescenti, gli stessi protagonisti sono comunque degli studenti, ma gran parte degli eventi narrati avvengono al di fuori del contesto scolastico.
Le tue gag sono funzionali e ben inserite, ammetto di aver riso di gusto in alcune scene di A Couple of Cuckoos: Erika è così fuori dal mondo, la trovo divertente. È difficile creare costantemente gag e battute da inserire in ogni capitolo?
Prima di tutto, ti ringrazio per averle trovate divertenti. Mi piace molto inserirle, è il mio stile che le prevede, essendo molto umoristico, però è molto difficile, dal momento che quando inserisco le gag la storia non avanza; devo quindi trovare un equilibrio fra le due cose.
In A Couple of Cuckoos il protagonista non è un “teppista”, anzi, è un pesce fuor d’acqua se paragonato alla sua famiglia. Nelle tue precedenti opere invece i protagonisti sono sempre dei “teppisti”, come mai hai operato questo cambio?
In realtà ora i teppisti, gli yankee, in Giappone sono sempre meno, perché i ragazzi sono cambiati. In realtà, già quando ho iniziato a serializzare Yamada-kun e le sette streghe i teppisti erano pochi ed ero quindi indecisa se mantenere il protagonista tale o meno… ma, all’epoca, ho preferito mantenerlo tale, ci tenevo a inserirlo. Da allora però sono passati sette anni, era quindi ora di cambiare, e in questa nuova opera ho impostato un protagonista praticamente opposto al precedente schema: Nagi è quindi un protagonista molto studioso e preciso, mentre per Erika sono partita dalle caratteristiche di Nagi e l’ho resa una ragazza molto popolare in grado di interagire con gli altri. È così che sono nati questi due protagonisti.
Hai un personaggio preferito nella serie? O un personaggio a cui sei rimasta particolarmente legata nelle serie precedenti?
Per me che sono l’autrice è veramente molto difficile scegliere, dato che mi sono affezionata a ogni personaggio, quindi non riesco proprio a sceglierne solo uno: mi piacciono tutti quanti! So che però Sachi in Giappone è la ragazza più popolare. In Italia non ho ancora parlato con molti fan, ma da quelli con cui ho parlato ho avuto l’impressione che anche qua Sachi sia la ragazza più popolare. Il tuo?
Uhm… il mio per ora è Erika, probabilmente
(ridiamo) Anche Erika comunque è davvero molto popolare, sì.
Come crei i tuoi personaggi e soprattutto le relazioni che intercorrono fra loro? Le immagini nella tua mente e provi a immedesimarti in loro?
In realtà non sono io a creare i personaggi: io penso in primis alla storia e poi ogni personaggio nasce dal ruolo che deve ricoprire all’interno di essa. So che sembra un po’ strano, dal momento che io sono l’autrice, ma è questa l’impressione che ho: nascono un po’ da soli.
In passato hai lavorato come assistente del maestro Hiro Mashima, autore di Fairy Tail e Edens Zero, giusto? Com’è stata questa esperienza? Hai qualche aneddoto di quel periodo che ti piacerebbe condividere?
Sì, sono stata una sua assistente, e siamo ancora in contatto, anzi, andiamo molto d’accordo. Da assistente ho imparato a disegnare manga ma, soprattutto, giocavo con i videogiochi insieme al maestro Mashima e agli altri assistenti: ho imparato quindi a lavorare divertendosi. Non ho imparato solo le tecniche ma anche e soprattutto la filosofia. Giochiamo ancora insieme ai videogames online!
Mi hai detto che con il maestro Mashima sei ancora in contatto. Lo consideri una sorta di mentore?
Sì, lo considero il mio maestro e mentore, lo è stato e sempre lo sarà. Però, quando giochiamo, lo facciamo da amici: è lui stesso a chiedermi di non chiamarlo maestro e di mantenere un tono più amichevole, non è il tipo di persona che se la tira.
A cosa giocate?
Qualsiasi tipo di videogioco cooperativo, solitamente. Abbiamo giocato a tantissimi giochi diversi, probabilmente quasi tutti i titoli usciti nel corso degli ultimi anni; mi invita sempre soprattutto a partite di Monster Hunter e Overwatch, che al maestro Mashima piace tanto: sono tutti giochi che richiedono un certo numero di persone per giocare, quindi il maestro Mashima mi invita sempre. Abbiamo giocato anche a Splatoon e l’ho menato tantissimo (ridiamo).
Se non fossi diventata una mangaka cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Questa è una domanda molto difficile. Quand’ero bambina sognavo di uscire dal Giappone, di andare all’estero, non avrei mai immaginato di diventare una mangaka. Adesso che però lo sono è molto difficile trasferirmi. Mi è molto difficile immaginare cosa avrei voluto essere se non fossi riuscita a entrare nel mondo del fumetto… però, al contrario, posso dire cos’è che non mi sarebbe mai piaciuto fare: non avrei mai voluto svolgere un lavoro d’ufficio, non desideravo diventare un’impiegata, andando sempre allo stesso posto ogni giorno e seguendo orari stabiliti: non avrei mai sopportato una tale routine.
Quindi anche per questo desideravi una vita all’estero?
Uhm… sì, probabilmente è uno dei motivi. Inoltre, abitando all’estero ci si può immergere in altre culture e scoprire tante cose nuove. Sono una persona molto curiosa, volevo soprattutto aprirmi a realtà diverse da quella giapponese.
Ora viaggi molto per soddisfare questa sete di conoscenza?
Questo è il primo viaggio all’estero che faccio dal 2019: da quando ho iniziato la serializzazione di A Couple of Cuckoos non ero mai uscita dal Giappone.
Solitamente quante ore impieghi per disegnare una tavola completa? In una settimana, quanti giorni sei impegnata con il lavoro?
Mediamente, per una classica tavola in bianco e nero, un’ora. Lavoro per otto ore al giorno, quindi vengono fuori fra le sette e le otto tavole in una giornata. Impiego circa tre giorni per completare un capitolo di A Couple of Cuckoos e porto avanti anche la serializzazione di Hiiragi-san Chi no Kyuuketsu Jijou, che però è mensile, quindi mi impegna molto meno. Un altro giorno è dedicato agli storyboard, ma nel complesso sono libera per almeno un paio di giorni la settimana, se non di più. In realtà, quindi, non lavoro tantissime ore.
Non so bene in Giappone ma in Occidente, fra i lettori, ultimamente c’è maggior sensibilità riguardo i ritmi di lavoro cui sono sottoposti i mangaka: il tema mi è sembrato molto sentito soprattutto successivamente all’addio al maestro Kentaro Miura, autore di Berserk. Qual è la tua opinione in merito? È un ambiente così duro come sembra visto dall’esterno?
Sì, è vero che è un lavoro molto stancante: ad esempio, quando ho lavorato a Yankee-kun & Megane-chan e Yamada-kun e le sette streghe, le mie due precedenti opere, lavoravo davvero tantissimo, a ritmi ben più duri rispetto a quelli attuali, in modo davvero esagerato. Però, quando ho cominciato la serializzazione di A Couple of Cuckoos, mi sono imposta di non lavorare così tanto e quindi ho modificato i miei ritmi. Inoltre lavorare con la tavoletta grafica e le nuove tecnologie digitali ha molto velocizzato il mio lavoro: sicuramente anche adesso lavoro tanto, ma non ai livelli di prima, è un lavoro decisamente più leggero adesso.
Cosa ti piace fare nel tempo libero, a parte giocare con il maestro Mashima?
Il Giappone è stato chiuso in questi ultimi tre anni per via della pandemia da Covid-19: solo adesso il Giappone si è completamente riaperto. In questi ultimi anni quindi ho praticamente solo giocato (ride). Però ora che è possibile di nuovo spostarsi con facilità mi piacerebbe fare anche dell’altro. Inoltre adesso sto studiando per prendere la patente: quando l’avrò, mi piacerebbe uscire di più utilizzando l’auto, così da soddisfare la mia curiosità.
Come ti trovi a disegnare opere rivolte principalmente a un pubblico maschile?
Io non sono cresciuta leggendo shoujo manga, sono cresciuta leggendo shonen manga, quindi mi viene più naturale disegnare e scrivere questo genere di fumetti.
Pensi che alle mangaka sia riservato un trattamento diverso, tanto in termini di vantaggi che di svantaggi, rispetto ai colleghi uomini?
Credo il sesso non sia importante: per essere mangaka è molto importante avere tanta energia, soprattutto fisica ma anche mentale. Anche un mangaka maschio, se non è in grado di portare avanti la sua opera fisicamente e mentalmente, non può farcela a diventare un professionista. Non credo quindi che per le donne ci siano vantaggi o svantaggi di qualche tipo in questo settore.
In Yamada-kun e le sette streghe o anche nel più recente Hiiragi-san Chi no Kyuuketsu Jijou inserisci gli elementi soprannaturali nel contesto della commedia romantica. Ti piacerebbe in futuro creare un’opera soprannaturale pura?
Sì, mi piacerebbe, ma credo di non riuscire a portare avanti un’opera puramente fantasy. Quindi preferisco inserire qualche elemento del genere all’interno della commedia romantica.
Non è la prima volta che vieni in Italia ma – spero di non sbagliarmi – credo sia la prima volta che visiti Napoli. Come ti stai trovando? Che ne pensi della città? E cosa pensi dell’Italia in generale?
Napoli mi piace molto e mi sto divertendo parecchio. L’Italia è il paese al mondo che amo di più: mi piacerebbe abitarci e vivere come voi italiani.
Io amo molto la cucina giapponese, a volte la replico anche in casa, con alterni successi. Qual è il tuo piatto preferito? E qual è il tuo piatto preferito della cucina italiana?
In realtà anche quando sono in Giappone mangio pasta ogni giorno. Mi piace soprattutto con il pomodoro: i pomodori italiani sono buonissimi! (ridiamo).
La tua cover variant di Sweet Paprika è davvero molto bella. Che cosa pensi dell’opera di Mirka Andolfo e com’è stato collaborare con lei?
Non sono in grado di leggere e capire l’italiano ma, anche solo sfogliando il volume, sono rimasta colpita dalla bravura di Mirka Andolfo, è davvero molto capace. È in grado di disegnare dei personaggi molto sexy, anche il ragazzo che disegna è molto figo. Ho imparato molto da lei ed è anche la prima volta che mi è capitato di fare una collaborazione con un’artista straniera, mi sono divertita molto.
Molti artisti sono spaventati dall’uso improprio dell’IA. Qual è la tua opinione in merito?
So che alcuni illustratori hanno paura di questa nuova tecnologia. Io, personalmente, non ne ho mai avuto paura, anzi: mi piacerebbe se ci fosse qualcosa in grado di disegnare al posto mio (ridiamo). Mi piacerebbe approfondire l’argomento e implementare eventuali tecnologie in grado di semplificare, migliorare e velocizzare il mio lavoro.
Per concludere, quale consiglio daresti agli artisti in erba?
Penso sia molto importante creare tante opere e, soprattutto, portarle a termine. Portare avanti i propri lavori è difficile, ma non bisogna rassegnarsi: ci sono tante difficoltà e problemi, non sempre è facile portare a termine i propri lavori, ma bisogna farlo. Per essere un artista è molto importante essere forti, sia dal punto di vista fisico che mentale, ed è quindi essenziale portare a termine le proprie opere, per quanto possa essere complicato.
Intervista svolta dal vivo il 29 aprile 2023
Miki Yoshikawa
Miki Yoshikawa, nata il 2 ottobre 1982, è una mangaka giapponese. La sua carriera da autrice inizia nel 2003, partecipando a un concorso indetto dalla Kodansha, poco dopo la conclusione delle scuole superiori.
Per tre anni lavora come assistente del mangaka Hiro Mashima e nel 2006 diventa famosa presso il grande pubblico con la serializzazione di Yankee-kun & Megane-chan – Il teppista e la quattrocchi, serie pubblicata in Italia fra il 2013 e il 2015.
Tutte le sue maggiori opere sono state edite in Italia dalla Star Comics.