A.L.I.E.E.N.

A.L.I.E.E.N.

di Lewis Trondheim ProGlo Edizioni, 2009 - 96 pagg. bross. col. - 15,00euro

CoverCosì alieno, così umano.
Lewis, in cerca di un prato per picnic, s’imbatte in una radura bruciacchiata, forse dal passaggio di un ufo, e in un singolare fumetto: la prima testimonianza di letteratura disegnata aliena. Si apre con un incipit degno di X-Files, A.L.I.E.E.N.: l’ultima sorprendente opera di una delle personalità più originali del fumetto francese contemporaneo, Lewis Trondheim.

A.L.I.E.E.N., fin dalla prima tavola, ci catapulta in un mondo “altro”, onirico, popolato da bizzarre creaturine colorate. Un’esperienza davvero straniante per i lettori terrestri, visto che i personaggi parlano nella loro lingua bizzarra attraverso balloon affollati da astrusi geroglifici. Per fortuna, sono esseri “semplici”, i cui sentimenti e le cui avventure, non prive di elementi assurdamente splatter, riescono comprensibili anche da noi umani. Il tutto viene reso con una grafica volutamente “ingenua”: tratto piano, utilizzo prevalente della linea contorno per definire personaggi e oggetti, colori vivaci adoperati in opposizioni primarie, taglia uniforme di vignette e tavole…
Persino gli ambienti vengono minimizzati in sagome e tinte discrete che distraggano il meno possibile da ciò che accade. Sono poco più che fondali teatrali e, per certi versi, richiamano il look visivo dell’indimenticabile fumetto delle origini Krazy Kat di Herriman.

Per Trondheim, la semplicità grafica è diventata un marchio di stile. Tanto che, quando si affacciò alla ribalta del fumetto d’oltralpe all’inizio degli anni Novanta, circolava l’assurda leggenda che quel tratto “infantile” rispecchiasse una capacità limitata. Insomma, si raccontava che avesse imparato a disegnare solo in corso d’opera, tavola dopo tavola, mentre realizzava la sua prima serie di successo, Lapinot. Oggi, quasi vent’anni dopo, Trondheim, autentico mattatore del pennino, vanta una produzione sterminata. Oltre alle opere firmate come autore completo (il già citato Lapinot, o il divertente La Mouche), ci sono quelle siglate come coautore (la saga Donjon, in Italia La fortezza) al fianco di un altro maestro della bande dessinée, quale Jon Sfar. Senza dimenticare i tanti progetti, che lo vedono, di volta in volta, impegnato in vesti diverse: illustratore, scrittore di animazione o di fumetti per l’infanzia.

E a ben vedere quel tratto così “infantile” è il segno di una poetica costante che l’autore insegue anche quando mette da parte la matita, per limitarsi alla penna. A.L.I.E.E.N. è abbastanza paradigmatico, in questo senso, di come la ricerca di semplicità espressiva di Trondheim non si esaurisca nella dimensione grafica, ma abbracci il piano della narrazione e delle tematiche.La scelta di essenzialità si fa qui addirittura radicale, perché si rinuncia anche alla parola nei balloon. Non ci sono nemmeno i suoni simulati, ovvero le onomatopee. Le parole non servono ai lettori, perché non servono in realtà nemmeno ai personaggi.

Il cuore del racconto passa per il taglio delle inquadrature, gli sguardi, le azioni. Azioni e reazioni, verrebbe da dire, perché quasi sempre alla messa in scena della causa segue quella dell’effetto, in un crescendo a volte comico, altre volte quasi crudele. E, paradossalmente, più il lettore accetta questo patto di “austerità linguistica” propostagli dal fumetto, più le vicende apparentemente semplici di questi alieni, incominciano a scavare dentro di lui, nel profondo. Nelle loro avventure surreali, si rispecchiano temi profondi quali la solitudine, il tradimento, il bisogno d’amore, il senso della comunità.
È un patto faticoso, un’esperienza meno leggera di quanto la grafica semplice sembri suggerire. Ma se il lettore avrà la pazienza e il gusto di portarla a termine, non ne rimarrà deluso. E, alla fine, forse, si sentirà, lui stesso, meno alieno e più umano di quanto immaginava.
Buona lettura.

Riferimenti:
Il sito della ProGlo: www.prospettivaglobale.com
A.L.I.E.E.N. sul blog dell’editore: proglo.blogspot.com/2009/10/novita-alieen.html

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