Dylan Dog #370: molto rumore per una valigetta

Dylan Dog #370: molto rumore per una valigetta

L’esordiente Gabriella Contu e il decano Giampiero Casertano confezionano una commedia degli equivoci in pieno stile sclaviano.

La spettacolare la copertina di Gigi Cavenago, omaggio piuttosto esplicito alla cover di Angelo Stano del numero 285 Il ladro di cervelli, introduce l’inedito di luglio, che vede la curiosa collaborazione fra Giampiero Casertano, autore storico della serie che festeggia con questa avventura i trent’anni dalla sua prima storia Attraverso lo specchio (recentemente ristampata nella collana Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi), e una sceneggiatrice al suo esordio assoluto su una storia a fumetti: Gabriella Contu.

La storia si ispira a fatti realmente accaduti nel 2015 in Texas, quando il quattordicenne Ahmed Mohamed smontò un vecchio orologio e lo riassemblò in una valigetta, per poi venire accusato da un docente di aver portato un ordigno esplosivo a scuola, similmente a quanto accade al protagonista del fumetto Ahmed Isaac Kerongo.

Da questo spunto, l’autrice imbastisce una trama caratterizzata da un susseguirsi di eventi al limite dell’incredibile, dalle tinte grottesche, in cui la confusione regna sovrana come nelle classiche commedie degli equivoci. E in effetti “Molto rumore per nulla” sarebbe un sottotitolo perfetto per questa storia.

Trattandosi di un’esordiente, sorprende la capacità dell’autrice di saper gestire praticamente alla perfezione la tecnica narrativa, almeno su due livelli: strutturale e stilistico. A livello di struttura, presentando gli eventi nel rispetto della struttura della fabula, ossia nell’ordine cronologico con cui essi si succedono, padroneggiando i tempi narrativi nonostante il ritmo si mantenga sempre serrato, anche per via della contemporanea gestione di numerosi personaggi.

Mentre si racconta il viaggio di Ahmed, infatti, l’azione si sposta in continuazione sugli altri attori: Dylan, i genitori di Ahmed, i teppisti, la polizia, i militari, i terroristi, hanno tutti il loro spazio e tutte le linee narrative confluiscono nel condurli tutti nello stesso luogo per il finale.

Non solo, bisogna poi considerare la dimestichezza con cui vengono maneggiati alcuni dei motivi stilistici propri di Tiziano Sclavi, alcuni narrativamente rilevanti, come l’inettitudine delle forze dell’ordine o la totale illogicità nei comportamenti dei militari, sino alle vere e proprie strizzate d’occhio al papà di Dylan, come il trattamento che viene riservato al povero maggiolone.

Alle capacità squisitamente tecniche, Contu unisce anche una singolare ironia e una capacità dissacratoria da autrice navigata, affrontando un tema delicato con stile e intelligenza. Più che una storia sul terrorismo in sé, come suggerirebbero il titolo e la bella copertina, l’attenzione sembra focalizzata sulle sue conseguenze nella società. E’ vero che gli eventi raccontati sono volutamente esagerati e i personaggi bizzarri, ma la causa scatenante di tali assurdi eventi raccontati nell’albo è, come detto, è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto, i pensieri del professore di scienze di Ahmed li sentiamo ogni giorno da persone reali, così come sono del tutto verosimili le reazioni di isteria di massa che si vedono lungo la storia.

In tutto questo Dylan subisce l’inerzia della storia, così come è successo in tante altre felici occasioni, in primis quel Dopo mezzanotte cui Il terrore deve molto in termini di meccaniche di sviluppo della trama, e il suo comportamento è perfettamente in linea con quanto visto nei suoi trent’anni di vita editoriale.

Dylan Dog non è buonista, non ostenta buoni sentimenti per compiacere qualcuno, Dylan Dog è un personaggio dai principi morali ben definiti, messi più volte alla prova e anche in maniera più esplicita, vedi il recente da Ratigher in In fondo al male, o cruenta, come da Roberto Recchioni ne Il giudizio del corvo.

Il finale rimane forse la parte meno riuscita della storia: l’ultima vignetta lascia un segnale positivo e confortante, in questo senso non è meramente citazionista la battuta di V per Vendetta pronunciata da Ahmed, ma probabilmente si poteva delineare in maniera più consistente la scena precedente, forse un po’ troppo frettolosa, non solo per il modo fantasioso con cui viene distrutta la valigetta.

A pochi mesi da Dopo un lungo silenzio, il tipico tratto corposo di Giampiero Casertano torna protagonista sulle pagine dell’inedito, con una prova stilisticamente differente da quella fornita per il ritorno di Sclavi. L’albo si apre con una bella sequenza che riprende la copertina: l’aereo che si schianta sul Big Ben è una delle quattro grandi vignette, più un’altra a tutta pagina, che spezza una regia per il resto quasi sempre aderente al classico canone bonelliano.

Visto il ritmo incalzante della storia, Casertano è chiamato ad alternare poche scene di dialogo, nelle quali si possono apprezzare la fisionomia e la gestualità dei personaggi, soprattutto nelle pose di braccia e mani, alle numerose le vignette in cui si affollano personaggi, veicoli, architetture.

La complessità di queste tavole conferma l’ecletticità dell’autore milanese, che in Dopo un lungo silenzio, storia riflessiva e di tutt’altra impostazione, aveva lavorato di sottrazione, spesso focalizzando l’attenzione sulle sole figure dei personaggi che campeggiavano su sfondi solo abbozzati quando non assenti. Qui invece la ricchezza dei dettagli è preponderante: nelle vignette a campo lungo tutti i piani sono dettagliati, sia nella ripresa dal basso (p. 72, Piccadilly Circus) che dall’alto (p. 90, St. James’s Park).

Una menzione è d’obbligo per la grande attenzione riservata alla realizzazione degli automezzi militari, mentre per quanto riguarda la regia si segnala la scelta molto dinamica delle inquadrature nelle scene di inseguimento.

Abbiamo parlato di
Dylan Dog #370 – Il Terrore
Gabriella Contu, Giampiero Casertano
Sergio Bonelli Editore, giugno 2017
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,50 €
ISBN 9771121580009

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