Dylan Dog #451: l’orrore e la solitudine

Dylan Dog #451: l’orrore e la solitudine

Dylan e Groucho sperduti in una nebbiosa città industriale fra orrori e richieste di aiuto.

“Ah, la rivoluzione industriale! Era partita con le migliori premesse, ma poi devono essersi dimenticati di ghigliottinare i padroni.”
Dylan Dog 451 Cover

Dylan e Groucho si ritrovano a Glastonbury Grove, desolato borgo siderurgico non localizzabile sulle mappe. Protagonista di quest’albo è il classico luogo maledetto, abitato da mostri generati da una strana pozza capace di donare corpo ai desideri più reconditi, a patto che i desideri vengano forniti da una mente pensante; dunque, un’attività creatrice, necessaria di una relazione simbiotica. Ma se la mente fosse turbata da esperienze e drammi? Quali creazioni potrebbero prendere vita? Gli orrori di Glastonbury Grove ne sono la risposta.

Infatti, dopo alcune sequenze ad inizio volume, incentrate sulla ricerca da parte di Beth del collega Trevor Mills, vediamo Dylan e Groucho in macchina alla ricerca della cittadina. Un inizio in medias res, che attende sia la rivelazione dei fatti, che lo scioglimento della rottura dell’equilibrio narrativo. L’inizio, quindi, è rapido, incalzante e misterioso: subito, una volta arrivati nel complesso, i due vengono travolti dall’orrore, che si manifesta nella comparsa di inquietanti mostri da cui non possono far altro che fuggire.

Screenshot 2024 04 21 113815In questa avventura gran parte dell’orrore risiede nel disegno, visto che il luogo e le rappresentazioni fisiche della mente di Trevor Mills sono gli elementi orrorifici principali. Dunque, Riccardo Torti viene messo alla prova da una storia che fa leva sull’orrore muto e figurativo. In effetti, le creature immaginate dal disegnatore presentano tanto tratti degni del più classico horror onirico, quasi lovercraftiano, quanto di quello ad ambiente industriale e urbano, di cui sarebbe prova l’apparente consistenza bituminosa (quasi uno slime) delle creature che compaiono a inizio albo.

A tratti la scenografia strizza l’occhio a rappresentazioni iconiche, come il complesso industriale avvolto dalla nebbia, che ricorda il classico castello dell’orrore, passando per immagini con espliciti riferimenti al mondo del cinema e videoludico: l’insegna del complesso Glastonbury Hill ricorda l’iconica immagine del videogame Fallout, dove un bambino si mostra sorridente e con il pollice all’insù, sorriso e gesto ripresi dall’operaio raffigurato sul cartellone posto davanti alla recinsione della fabbrica. Pare anche di cogliere un riferimento al Labirinto del fauno nella scena in cui le mani di Trevor Mills, con le quali si copre il volto, si fondono al viso per poi produrre degli occhi.
I disegni, dunque, attingono al variegato mondo dei classici, adattandosi a una storia che fa di un cliché narrativo, quello del luogo maledetto, non solo scenario dell’avventura, ma protagonista della storia.

Sul piano della narrazione, ben gestita la sceneggiatura di Dario Sicchio, caratterizzata spesso dall’anticipazione di eventi, che vengono chiariti in seguito. Magistrale in tal senso lo sdoppiamento di Groucho che, in questo numero, diventa ben più di una spalla comica dell’indagatore dell’incubo.
La gestione dei personaggi è ben orchestrata: dal cinismo dei colleghi di Trevor, ben rappresentato dalla breve apparizione di Garrison, all’attenzione di Beth, unica collega che sembra animata da buon cuore in un mondo di bruti, alla proficua collaborazione fra Dylan e Groucho (non sempre così ottimale né scontata nelle avventure del noto investigatore), fino alla comparsa del paterno ispettore Bloch, affiancato dal novello Smitherson, pedante spalla alle prime armi, con il quale si costituisce per brevi momenti un duo che conferisce leggerezza e un pizzico di ironia a una vicenda tragica.Screenshot 2024 04 21 113739
A proposito di personaggi, la resa di Dylan risulta congeniale alle sue caratteristiche sia fisiche che morali: il volto presenta un taglio regolare e un profilo netto, che lasciano intuire la giovane età del protagonista, oltre che le qualità morali di coraggio e spirito di iniziativa, ma senza scadere nella resa eccessivamente puerile o belloccia che alcuni disegnatori donano alla loro personale visione dell’eroe bonelliano.

In conclusione, questo albo mette in scena un topos della letteratura orrorifica, con un bel bilanciamento di luoghi comuni (a proposito di luoghi!) e personali e ben definite scelte stilistiche oltre che narrative. Il ruolo di Groucho, le cui battute si intessono anche con gli intrecci della trama (si pensi alla scena dello specchio) è un punto di forza notevole, proprio perché non così scontato come potrebbe sembrare. La narrazione anticipa sorprese e posticipa le rivelazioni, come compete ad un horror che segue la pista del giallo (qui esemplificato dalla richiesta di aiuto che muove l’azione e dalle indagini di Dylan).

Va aggiunto, però, – e questo potrebbe essere un punto di debolezza per i lettori che desiderano una vicenda in cui abbia maggior peso la parte dell’indagine classica, fatta di indizi da seguire e pezzi di informazioni da collegare – che la parte investigativa è meno evidente di quanto possa apparire: i due protagonisti, più che seguire una traccia, fuggono dal pericolo e, nella ricerca della salvezza, scoprono Trevor Mills. La vera investigazione, paradossalmente, riguarda la mente di Trevor, ovvero il tentativo di capire da cosa e perché si originano i terribili mostri della cittadina. Quindi, più che di un giallo in senso classico, converrebbe parlare di un giallo introspettivo, dove l’orrore si scatena dall’incontro del dramma di un uomo con una forza misteriosa.

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Conclusioni e riflessioni

Resta una domanda sul ruolo delle relazioni che l’intero albo suggerisce: all’inizio, a parte Beth, nessuno sembra interessato all’assenza di Trevor dal lavoro; Trevor è rappresentato con gli occhi avvolti da una trama di spine; in una scena conclusiva un concittadino si domanda chi sia Trevor. Se l’idea di rispetto è etimologicamente connessa a quello dell’essere visti, cioè dell’essere oggetto dell’altrui considerazione e riconoscimento, allora una lettura morale dell’albo ci mette davanti al problema delle relazioni umane e al danno che solitudine, disprezzo e indifferenza lasciano in chi le sperimenta. Se la riflessione fosse corretta, Dylan, anche se ha concluso la sua missione, non può non restare ferito e turbato (e del turbamento porta i segni proprio nello sguardo) da quell’abisso di tenebra che gli ha rivelato quanta nebbia ci sia nel cammino dell’uomo. Allora, sempre seguendo questa lettura, la relazione di cui ha dato prova Groucho sarebbe l’antidoto al vuoto sperimentato da Trevor e da Dylan che lo ha seguìto nel fondo della pozza bituminosa. In una simile storia non stupisce che proprio Groucho, assistente e amico di Dylan Dog, chiuda con una rarissima perla di saggezza l’avventura di questo mese.

Abbiamo parlato di
Dylan Dog #451 – Terra funesta
Dario Sicchio, Riccardo Torti
Sergio Bonelli Editore, marzo 2024
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,90 €
ISSN: 9-771121-580009

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