
Con questo ritorno alla fantascienza – dopo il bellissimo Lupus –, ancora una volta l’autore si conferma abile nel raccontare storie semplici e minimali, capaci di trasmettere ai lettori i più intimi stati d’animo dei personaggi, e di rendere appassionanti vicende quasi del tutto prive di azione o colpi di scena.
Il senso di oppressione che incombe sui protagonisti scaturisce non tanto dalla minaccia rappresentata dal pianeta ostile, quanto dalle tensioni psicologiche che interessano il gruppo e soprattutto il protagonista.
Interessante e ben gestito è l’espediente del diario tenuto da Verloc, che allarga i confini cronologici della storia (sviluppata su tre piani temporali diversi, ben armonizzati) e allo stesso tempo consente il passaggio a una narrazione in prima persona estremamente suggestiva.

Dal punto di vista grafico l’uso del colore ha indotto Peeters a una diversa modulazione del tratto. Nelle precedenti opere in bianco e nero (i racconti apparsi in Italia su «Mondo Naif», Pillole Blu e il già citato Lupus) l’autore aveva adoperato uno stile fortemente espressivo, al limite del caricaturale, in cui abbondavano i neri e le pennellate ampie e vigorose.
In Aâma, invece, il tratto si affina e in qualche modo normalizza (ancor più che nel precedente Pachiderma, anch’esso a colori) e il ripasso a china delimita bordi chiari e nitidi, destinati a definire in maniera precisa gli spazi e le forme che andranno colorate.

La prosa con cui l’autore descrive le sensazioni e le percezioni di Verloc è curata e avvincente, il monologo interiore che Peeters fa recitare al suo protagonista dilata la narrazione senza rallentarla, e trascina il lettore nell’immaginario alieno in cui si muove il personaggio.
Aâma si colloca di diritto tra le opere letterarie che vanno a costituire i piccoli (o grandi) classici all’interno del genere di appartenenza, proprio perché ne superano i confini sollevandosi dall’impianto di base per arricchirsi di suggestioni e offrirsi a molteplici chiavi di lettura interpretative.
La creatività con cui Peeters tratteggia le esotiche e inquietanti forme aliene che popolano il pianeta soddisfa la parte più avventuriera e ludica del lettore, ma non esaurisce una vicenda che affronta anche il tema della paternità, dell’identità e del rapporto uomo/tecnologia.
Con questo secondo volume siamo a metà di un’opera che, se manterrà le aspettative generate, è destinata a restare come una delle migliori dell’autore e dell’intera annata.
Abbiamo parlato di:
Aâma #2 – La moltitudine invisibile
Frederik Peeters
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, 2015
88 pagine, brossurato, colori – € 14,00
ISBN: 9788865432518


