Nell’attesa dell’attacco della comunità di Woodbury, il gruppo di Rick si addestra al combattimento e cerca di organizzare una qualche tattica di resistenza contro forze prevedibilmente più attrezzate.
La vita all’interno della prigione è raccontata con una successione di scene brevi, che definiscono il ritmo del racconto e mirano, chiamando alla ribalta praticamente tutti i componenti del gruppo e dando a ciascuno quasi ugual spazio, a rafforzare la coralità della vicenda. Ogni personaggio ha le sue battute e aggiunge un tassello alla propria storia, ma di fatto il risultato è un effetto di frammentazione, principalmente perché personaggi sono ancora a un livello di abbozzo grossolano, che li rende poco interessanti. Esemplare, a questo proposito, il suicidio di Carol, che sembra più strumentale a ravvivare l’attenzione del lettore con uno shock, che funzionale e consistente (al di là del dichiarare che in situazioni straordinarie accadono cose straordinarie).
Quindi, dopo alcuni episodi centrati sulla vita quotidiana, abbiamo la prima fase dello scontro con la comunità di Woodbury, che rimette la storia su binari di più facile gestione per Robert Kirkman, che può dilungarsi sull’azione militare. Interessante, tuttavia, la rappresentazione della campagna propagandistica del Governatore per dare giustificazione morale all’attacco: il potere, anche quello basato sulla violenza, ha sempre bisogno di creare consenso, perché solo il consenso consente al potere di durare.
Abbiamo parlato di:
The Walking Dead #11 – Uccideteli tutti
Robert Kirkman, Charlie Adlard
Traduzione di Andrea Toscani (Lib@ry Mouse)
Saldapress, Settembre 2013
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,30 €
ISBN: 977228106800030011