Tina Modotti nasce ad Udine al Borgo Pracchiuso di Udine,il 17/08/1896 e muore a Città del Messico, stroncata un infarto il 5/1/1942. Fu attrice negli Stati Uniti, fotografa e attiva antifascista in Messico, militante nel partito comunista internazionale in Russia ed infermiera nella Spagna franchista.
Fu una donna complessa, poliedrica, che abbracciò nella propria esistenza attività che la impegnarono in maniera totale ed assoluta.
La Modotti stessa dichiaro’ di aver messo troppa arte nella sua vita.
Paolo Cossi ripercorre la vita di Tina guidandoci attraverso i suoi tanti spostamenti, un cammino sempre volto alla ricerca di libertà e sentimenti travolgenti.
Da Udine a San Francisco, dove giovanissima emigra attesa dal padre; dall’America al Messico dove si reca per dare l’ultimo saluto per dare l’ultimo saluto a Robo, suo marito, lasciato per il fotografo Edward Weston, che la inizierà al mestiere; dal Messico alla Russia, all’inseguimento dei propri ideali e alla fuga dalle illazioni che la volevano responsabile della morte di Julio Antonio Mella, giovane rivoluzionario cubano. E poi via, verso l’Europa, nella Spagna franchista per prestare soccorso ai feriti delle guerra civile, per poi tornare di nuovo in Messico, la terra che ormai è diventata la sua casa.
Mai come ora sentivo la sua mancanza e mentre lasciavo che le lacrime accarezzassero le mie guance mi sentii scossa da una forza nuova: la forza messicana.
Il Messico è per Tina la terra delle grandi passioni, la terra in cui riesce a fare della sua fotografia un mezzo di denuncia sociale, soffermandosi sui simboli della lotta operaia e del lavoro. Ritratti di grande pregnanza ideologica.
In Messico conosce Frida Kahlo e diventa la fotografa ufficiale dei murales di Diego Rivera, abbraccia il comunismo e si infervora per la condanna a morte di Sacco e Vanzetti: “…non c’é strategia politica che valga la vita di compagni!”
Ma dal Messico sarà costretta a scappare per false accuse e si ritroverà in Russia col compagno Vidali e poi a Madrid ad accudire i feriti dello scempio della guerra franchista. Ma è sempre lì che vorrà tornare, anche se stanca, provata dalle calunnie e dalla nostalgia sentita in esilio.
La vita di Tina Modotti si snoda in un viaggio, o meglio una sorta di girotondo in cui ella si mette in balia della passione, e si lascia impossessare di questa forza vitale che la spinge oltre ogni pregiudizio e confine. Un inno alla vitalità e alla libertà.
I disegni e i testi sono pura poesia. Paolo Cossi è un autore molto giovane (classe 1980), ma difficilmente lo si avverte. Ogni vignetta è sensibilità, è simpatia per questa donna. Simpatia intesa nel senso greco del termine, come se l’autore stesse vivendo le stesse sensazioni della Modotti, le stesse situazioni, come se fosse lì, in un angolo della scena e la stesse seguendo da vicino. Un tratto morbido e semplice, vignette essenziali e una incredibile verosimiglianza con la realtà per quel che riguarda le persone.
Vincitore nel 2002 della borsa di studio Benito Jacovitti a Milano, ha realizzato anche un’altra biografia a fumetti con l’albo Corona, l’uomo del bosco di Erto.
Probabilmente le pagine sono troppo poche per raccontare una vita tanto piena e vissuta al massimo come quella della Modotti, ma un plauso va all’autore che è riuscito a raccontarne eventi fondamentali, ma allo stesso tempo a lasciare una linea aperta tale da lasciarci immaginare tutto quello che resta inespresso.
Commovente l’ultima tavola che riporta la poesia che Pablo Neruda scrisse per lei dopo la morte. La stessa scolpita sulla sua lapide.
(di Pablo Neruda a Carlos J. Contreras)
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, 1’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.
Paolo Cossi – Tina Modotti
Biblioteca dell’Immagine, 2003 – 139 pp. B. b&n – 11euro