Ora che il controllo creativo sul personaggio di Spider-Man è passato temporaneamente (seppur a tempo indefinito, a quanto ci è dato sapere) ai Marvel Studios, in seguito all’accordo raggiunto tra le major, a Sony non resta che concentrare le proprie risorse su quei personaggi “di contorno” di cui ancora detiene totalmente i diritti di sfruttamento, nel tentativo di spremere quanto più possibile un franchise che al momento è stato privato del suo cardine.
Venom, film diretto da Ruben Fleischer e incentrato sull’omonimo arcinemico dell’Arrampicamuri, costituisce il primo esperimento in tale direzione e le speranze dei fan che questo potesse essere un prodotto in grado di rendere giustizia a un personaggio tanto particolare ed iconico erano elevate. Sfortunatamente così non è stato e anzi la pellicola si è rivelata a tutti gli effetti un enorme buco nell’acqua.
Le prime debolezze del film risiedono nella sceneggiatura. La storia di Eddie Brock e del suo incontro col simbionte alieno che lo tramuta nel mostruoso antieroe Venom si presenta come la più classica delle origin story e viene raccontata con un approccio estremamente vetusto. Ogni singolo clichè immaginabile sulle storie delle origini viene qui riproposto con pedissequa diligenza, quasi a dare l’impressione che gli sceneggiatori siano partiti da una checklist di luoghi comuni per poi costruirci attorno l’intero plot.
Di conseguenza lo sviluppo narrativo è estremamente banale, scontato, la scrittura non offre mai guizzi o colpi di scena degni di nota e presta il fianco a diverse ingenuità. Unico punto a favore, in questo frangente, un ritmo ben bilanciato che riesce tutto sommato a non annoiare.
La medesima scarsa profondità la si ritrova anche nei personaggi, le cui blande caratterizzazioni non si discostano mai dalla rigida gabbia dei rispettivi stereotipi. A onor del vero l’unico che riesce a lasciare un segno è proprio il protagonista, essenzialmente grazie a un’interpretazione da parte di Tom Hardy più che convincente e a un’alchimia con il parassita alieno che abita il suo corpo (qui rappresentato come un essere senziente dalla personalità ben distinta e in grado di dialogare col suo ospite) capace di regalare qualche momento interessante.
C’è poi la fidanzata di Eddie, Anne, interpretata da Michelle Williams, che purtroppo regala una performance attoriale molto sottotono e la cui rilevanza all’interno della vicenda viene messa in secondo piano per gran parte del film. E infine Riz Ahmed nei panni di Carlton Drake, un villain talmente stereotipato e retrò come concezione da risultare a tratti involontariamente comico.
Poche gioie e molti dolori anche sul versante tecnico. La regia di Fleischer appare anonima e impersonale sul piano generale, per poi diventare a dir poco caotica nelle scene d’azione, queste ultime costantemente ammantate da una fotografia scurissima, nel maldestro tentativo di mascherarne le mancanze. Un espediente alquanto posticcio e che sortisce il solo effetto di rendere tali scene ancor meno intelligibili di quanto già non sarebbero. Se ne salva solo una, quella dell’inseguimento in moto, invero registicamente abbastanza efficace e coinvolgente.
Non va molto meglio per quanto riguarda l’effettistica, penalizzata da una computer grafica molto rozza, che fa apparire il modello di Venom talvolta fuori posto, altre volte semplicemente ridicolo. La summa di tutto ciò è rappresentata dalla scena del combattimento finale, nella quale regia frenetica, montaggio ipercinetico e profluvi di tremenda CGI si amalgamano convulsamente per creare una cacofonia visiva da mal di testa. Chiude il cerchio una colonna sonora affatto memorabile.
La pellicola, inoltre, ha un tono molto strano. È come se fino alla fine non riuscisse a decidersi se adottare un approccio dark e maturo oppure abbracciare la formula family friendly che ha fatto la fortuna dei Marvel Studios. Ci sono scene virtualmente violente, ma in cui la violenza mostrata su schermo viene pesantemente edulcorata; ci sono momenti in cui si cerca di costruire un’atmosfera ansiogena, ma poi non mancano le gag umoristiche che alleggeriscono la tensione.
Il risultato è uno “pseudo dark più o meno family friendly” dal sapore insipido che non soddisfa per nulla. Se non altro bisogna dire che l’umorismo presente nel film è abbastanza efficace o quantomeno non risulta invasivo e fuori luogo come spesso accade nelle produzioni concorrenti.
In definitiva Venom è un prodotto deludente sotto quasi ogni aspetto. Un film tremendamente piatto e poco ispirato che difficilmente lascerà un’impronta negli annali dei cinefumetti. Alla luce di ciò, non è infondato dire che il progetto della Sony di portare sul grande schermo l’universo dell’Uomo Ragno senza l’Uomo Ragno non sia partito sotto i migliori auspici e la prospettiva di vedere un seguito di Venom, ventilata dalla scena mid-credits, suona quasi più come una minaccia che come una promessa.
Valerio
17 Dicembre 2018 a 12:29
Assolutamente concorde… Una delusione sotto ogni aspetto! E c’è chi è già fomentato per Carnage… Un peccato enorme, sia per il carisma di un personaggio “minore” ma conosciuto da tutti, sia per un attore che non mi dispiace… Speravo in tutt’altra riuscita. :( Bella recensione!
la redazione
19 Dicembre 2018 a 07:50
Grazie! Non tutti i cinecomics escono con il buco, si sa! :)