Miki Yamamoto torna in Italia dopo aver esordito lo scorso anno con il brillante Sunny Sunny Ann, un titolo che ha dato una piccola scossa all’editoria manga italiana. Un gioiellino selezionato dalla scuderia di Coconino Press (più nello specifico dai curatori della linea manga Paolo La Marca e Livio Tallin) che con quel suo approccio atipico e lontano dallo stile narrativo orientale più conosciuto si è distinta sugli scaffali come un ibrido tra il manga contemporaneo e il graphic novel europeo.
Con Un figlio eccezionale, Yamamoto sembra voler proseguire il percorso che la avvicina all’Europa, confezionando una storia intima sulla maternità con uno stile grafico totalmente differente dalla sua opera precedente, addirittura disegnando seguendo il senso di lettura occidentale.
Pubblicata da Bao Publishing nella collana Aiken dedicata ai fumetti giapponesi, Un figlio eccezionale è la storia di un’imminente nascita, fortemente voluta dai due giovani genitori Sara e Kota, che si rivela – nello specifico dal punto di vista della madre – una dolorosa strada in salita fatta di dubbi, aspettative e angosce.
Le settimane di gravidanza assumono via via i tratti di una vera e propria agonia per Sara. A scatenare questa crisi emotiva e fisica è la repentina consapevolezza di aver scelto di mettere al mondo una creatura indifesa, esposta senza pietà alla cattiveria della società. Quanto egoismo c’è in questa scelta deliberata e quanta responsabilità va imputata ad un genitore?
Yamamoto esplora questi temi senza banali retoriche: cerca anzi dei drammatici punti di rottura che colpiscano il lettore e piazza puntuali riflessioni sull’etica della procreazione e sulla forma della nostra società. Tramite l’esperienza di Sara, che una volta arrivata ad un picco di crisi riceve un inaspettato segno rivelatore, l’autrice tenta di consolare il lettore con delle “non” risposte ai quesiti posti nella storia: ci invita ad abbracciare la casualità della vita e la sua imprevedibilità, a non illuderci di poter controllare tutti i tasselli della nostra realtà, e (quanto meno provare a) scavalcare l’ansia generata da questa impotenza. Quale metafora migliore se non quella della maternità, in cui il corpo della donna è in balia di mutamenti ed evoluzioni incontrollabili, tanto da sentirsi quasi totalmente sopraffatta come la nostra Sara.
Nel raccontare questo breve affresco di maternità, Yamamoto sceglie una palette di pastelli desaturati, in gran parte tendenti al grigio alternato a rossi vivi. La scelta delle matite pastello suggerisce l’intenzione di trasmettere l’intimità di un diario, ma anche di richiamare i segni grossolani e semplici dei disegni infantili.
L’autrice appare ben consapevole di come distribuire il peso delle vignette più forti nella costruzione delle tavole, stabilendo molto spesso un ritmo in modo tale che il tempo di lettura coincida con quello diegetico, come da tradizione della scuola giapponese. Particolarmente rimarcabile in questo senso è la sequenza che vede Kota, il padre, tornare a casa ogni giorno chiedendo nervosamente novità sulla nascita della figlia, che aveva appena superato il termine previsto del parto. L’inquadratura è fissa su Sara che attende sul divano, mentre Kota esce ed entra dalla scena ogni mattina e sera, al ritmo quotidiano scandito dal nostro voltare pagina. Il meccanismo, seppur costruito con estrema semplicità, genera una inaspettata tridimensionalità nelle tavole, possibile unicamente con il mezzo del fumetto.
Un figlio eccezionale è un manga che sa distinguersi per la sua capacità di attraversare temi di grande respiro in pochissime pagine, proponendo uno stile grafico consapevole e appagante. Per la sua natura ibrida e per i temi trattati, è una lettura consigliata sia al pubblico dei manga che a quello dei graphic novel, senza limiti di età.
Abbiamo parlato di:
Un figlio eccezionale
Miki Yamamoto
Traduzione di Prisco Oliva
Bao Publishing, 2023
168 pagine, brossurato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788832738278