Intervista silver evidenza

Tutto un altro Lupo Alberto: intervista a Silver

3 Aprile 2025
In occasione della Milano Comics Week 2025 abbiamo intervistato Silver, in un excursus tra passato e presente del suo Lupo Alberto.
Leggi in 12 minuti

Tra gli eventi della Milano Comics Week – evento meneghino alla sua prima edizione, ideato da Tito Faraci e articolatosi dal 13 al 16 marzo 2025 all’interno delle principali librerie Feltrinelli della città – spiccava “In bocca al Lupo”, nel quale Silver, storico autore di Lupo Alberto, ha raccontato la sua carriera e il nuovo progetto Tutto un altro Lupo, in dialogo con il giornalista Andrea Curiat.
Grazie all’ufficio stampa di Gigaciao, casa editrice che ha pubblicato in volume le storie che reinterpretano il personaggio, abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda al fumettista di Carpi.

Intervista silver 5Ciao Silver, e benvenuto su Lo Spazio Bianco.
Cominciamo con una domanda forse un po’ banale ma necessaria: Lupo Alberto è reduce dal suo cinquantesimo anniversario, quale potrebbe essere il segreto di una tale longevità?
Me lo sono chiesto spesso anch’io. La sola risposta che mi sono dato è che ho avuto la costanza di portarlo avanti per tutto questo tempo. Ci sono molti autori che per vari motivi, un po’ perché stanchi, un po’ perché appagati, a un certo punto smettono di disegnare il proprio personaggio. Quino e Bill Watterson, per esempio, quando hanno ritenuto di aver già detto tutto con Mafalda e con Calvin & Hobbes hanno terminato le loro strisce; Watterson in particolare a un certo punto ha chiuso la serie e non ha mai autorizzato nessuno a continuarla, Charles Schulz addirittura aveva detto che con la sua morte non avrebbe voluto che nessun altro proseguisse le sue strisce dei Peanuts.
Massimo rispetto per queste scelte, io però ho sempre voluto continuare a realizzare Lupo Alberto e a prendermene cura come un figlio, anche se l’immagine può suonare banale.
Non è mai stato pubblicato niente o prodotto niente – compreso il merchandising – che in qualche modo non avessi approvato, per cui ogni immagine e ogni disegno, anche quelli dei tanti collaboratori che mi hanno affiancato, sono sempre passati al mio vaglio; questo non significa che abbia censurato qualcuno, li ho sempre lasciati liberi di fare e alcuni si sono dimostrati anche più bravi di me, dei professionisti incredibili.
Lupo Alberto in sostanza è stata la mia bottega, mi sono sempre visto come una sorta di ciabattino che cerca di fare del suo meglio per realizzare e riparare scarpe senza mai derogare né imporre a nessun altro le proprie scelte; anche per questo motivo, pur avendone avuto la possibilità, non mi sono mai concesso a quegli editori che in un certo periodo avrebbero avuto molto interesse a sfruttare i diritti del personaggio, ho preferito fare da me correndo dei rischi, insieme a mia moglie, a degli amici che ne sapevano più di me e ai miei collaboratori. Non ho voluto cedere alle lusinghe del mercato.

Intervista silver 2b

Questo discorso ci porta proprio alla seconda domanda: nella gestione di un personaggio a fumetti, la tua è una concezione un po’ particolare che non ha avuto molti proseliti nel corso degli ultimi cinquant’anni. Da dove nasce questo approccio?
Mi sono rifatto alle scuole di Walt Disney e anche di Schulz, che ha sempre gestito i propri personaggi in totale autonomia… li ha ceduti a un’agenzia, certo, però credo che tutto sia stato fatto nel massimo rispetto dei suoi voleri; anche Disney ai suoi esordi è stato molto determinato e ha insistito su certe sue idee non accettando compromessi.
Io non mi sono mai sentito un imprenditore, però a un certo punto mi sono messo a fare qualche conto insieme a un amico più esperto di me in materia: calcolando il numero di copie vendute e togliendo i costi di stampa e di distribuzione, risultava una somma che poteva giustificare lo sforzo di non dover ricorrere a un editore esterno come intermediario.
Ho sempre seguito questa logica, aiutato appunto da chi ne sapeva più di me: da lì è nata una redazione che ha contato fino a 8-9 persone in totale; adesso ovviamente il mercato va in modo diverso e ho un po’ ridotto le pretese, però l’approccio continua a funzionare per me, anche grazie al prezioso aiuto di mia figlia che mi fa da braccio destro occupandosi di relazioni pubbliche, di amministrazione e quant’altro, ma ripeto: non mi sento un imprenditore.

Abbiamo accennato prima agli altri autori che si sono avvicendati su Lupo Alberto: nomino a titolo d’esempio Giacomo Michelon, Bruno Cannucciari, Piero Lusso, Francesco Artibani, Tito Faraci, Casty… cosa hanno portato al Lupo e al suo mondo?
Hanno portato idee che a me non sarebbero mai venute in mente e parte delle loro esperienze e conoscenze che io sicuramente non ho e non ho mai avuto: la cosa importante è che sempre e fin da subito ci siamo sentiti e capiti a vicenda.
Io stesso ho imparato tante cose da alcuni collaboratori, come da Cannucciari per esempio; Lusso, Michelon e gli altri hanno scritto delle storie che non avrei mai potuto realizzare perché ciascuno contribuisce con le proprie abilità e prerogative, mentre Artibani era già un autore affermato di storie per Topolino e quindi ha portato un po’ di disneyità nelle avventure di Lupo Alberto.
Il già citato Lusso è uno sceneggiatore meticoloso al limite del maniacale e ha scritto delle storie straordinarie partendo dalla sua cultura fatta di fantascienza, di cinema, di racconti gialli, inserendo il suo essere Lusso in Lupo Alberto e questo è fantastico.

Intervista silver 6Secondo te al giorno d’oggi è ancora possibile all’interno del fumetto italiano creare un personaggio che possa resistere così tanto nel tempo e lasciare un segno come è stato Lupo Alberto?
Secondo me sì: basta inventarlo!
Del resto nemmeno io pensavo che il mio personaggio sarebbe durato così a lungo: ho fatto una striscia perché mi è stata chiesta per una rivista che non è mai uscita e che si sarebbe dovuta chiamare Under Comics, fatta da Alfredo Castelli, da Bonvi e da altri autori che mi hanno invitato a realizzare qualcosa di mio.
Da quello spunto iniziale poi sono nati ovviamente tanti altri frammenti che hanno creato un quadro più grande, ma non avevo certamente in mente a priori di impostare qualcosa che sarebbe durata cinquant’anni, anche perché non sapevo neppure io a cosa ambivo esattamente: volevo fare un po’ di fumetto francese, un po’ di satira politica, un po’ di fumetto non esattamente umoristico ma più grottesco alla Lucky Luke, quindi ho iniziato le prime strisce di Lupo Alberto senza la convinzione di fare qualcosa che piacesse, ma poi è successo.
Come è stato possibile allora, sono assolutamente sicuro che questa possibilità ci sia ancora oggi, nonostante i tempi allora fossero diversi perché c’erano tante riviste e tanti editori e si pubblicava di tutto; ma in fondo sono già usciti nuovi fenomeni negli ultimi anni, certo non sappiamo se dureranno altre cinque decadi ma quello dipenderà da tanti fattori.
In ogni caso secondo me c’è ancora moltissimo spazio, ogni tanto ci si inventa qualcosa di nuovo a cui nessuno ha mai pensato prima e a volte queste cose funzionano molto bene.
Inoltre ogni epoca ha tipi di autori e sensibilità diversi, che pure raggiungono pari successo nei rispettivi tempi: pensa a Sio, collega e amico di cui apprezzo il lavoro… ecco, qualcuno ha detto che Sio è il Silver di oggi, discorso che ci può anche stare ma che mi spinge a chiedermi perché occorra paragonare un prodotto che appartiene a cinquant’anni fa con uno di oggi. Che parentela c’è tra questi due fumettisti? Secondo me si può parlare soltanto di popolarità: lui oggi è popolare quanto magari lo ero io venti o trent’anni fa, per cui sono convinto che in futuro ci saranno molti altri Sio, molti altri Zerocalcare e molti altri Silver, ognuno con le proprie caratteristiche.

Intervista silver 3

Oggi però la libreria ha cambiato un po’ le regole del gioco, perché finora abbiamo parlato di quegli anni in cui era l’edicola ad essere l’incubatrice delle novità editoriali mentre adesso non è più così…
Ricordo che ai tempi pubblicavo moltissimi libri di Lupo Alberto con Rizzoli e con Mondadori, l’ho fatto con la Glénat Italia e con vari altri editori che hanno ristampato diverse mie storie per quel canale di vendita, però allora la libreria non faceva grandi numeri con i fumetti, ne faceva molti di più l’edicola; forse non c’era l’abitudine di andare spesso in libreria come può essere oggi, con le grandi catene che promuovono iniziative di vario tipo.
Oggi che purtroppo le edicole sono in grossa difficoltà, il fumetto si compra invece soprattutto in libreria e in fumetteria, anche perché sempre più negli anni il fumetto ha assunto un ruolo da protagonista nell’ambito generale della letteratura: vi è molta più attenzione attorno e questo anche grazie al traino dei manga, che sicuramente hanno portato un pubblico giovanissimo a conoscere i fumetti.
Aggiungo che il fumetto italiano è sempre stato una piccola realtà che ha qualche difficoltà ad esportare autori, è capitato giusto con giganti come Hugo Pratt, Milo Manara, Vittorio Giardino che in Francia, per esempio, sono molto apprezzati. Ma per quanto riguarda il fumetto umoristico, è sempre stato difficilissimo per gli italiani sfondare Oltralpe.
In tal senso, gli Stati Uniti invece potevano essere un buon mercato: io ho lavorato per gli Stati Uniti per otto anni, legato all’agenzia United Media – quella di Peanuts, di Dilbert e di Marmaduke, da noi conosciuto come Sansone, per intenderci – perché vedevano in Lupo Alberto un personaggio che poteva gareggiare con quelle creazioni; ma l’esperienza non ha mai marciato davvero, se non in parte con il merchandising.
Avrei dovuto trasferirmi lì in pianta stabile per provare a far funzionare il tutto, e ci ho anche pensato per un certo periodo perché New York mi piaceva, ma poi ho preferito restare in Italia e devo dire di non avere nessun rimpianto per questa decisione, anche perché il mercato lì è spietato e non ti perdona nessun passo falso.

Intervista silver 1Arriviamo adesso ai giorni nostri e torniamo in Italia con Tutto un altro Lupo: hai già rivelato che l’idea è nata dalla proposta di Lorenzo La Neve, ma come ha fatto a convincerti?
Lorenzo La Neve lo conosco da quando aveva quindici anni: a Città di Castello c’era una mia mostra per i 35 anni di Lupo Alberto: mi si è avvicinato questo ragazzino molto simpatico insieme alla madre e alla nonna, timido ma molto intraprendente con cui poi sono rimasto in contatto, tanto che due anni dopo ha addirittura accettato di ritirare in mia vece un premio che mi veniva conferito nell’ambito di quella edizione di Lucca Comics, alla quale non avevo potuto essere presente.
Negli anni successivi ha intrapreso la strada del fumettista, iniziando con delle fanzine insieme ad altri giovani autori e compiendo vari esperimenti e diverse esperienze; siamo rimasti in contatto, e spesso mi inviava copie della rivista della sua etichetta Bad Moon Rising.
Un bel giorno mi ha scritto per chiedermi se lui e il suo gruppo avrebbero potuto realizzare qualche storia di Lupo Alberto in maniera un po’ diversa da quella canonica, non tanto nei contenuti quanto piuttosto nel disegno e nell’estetica, senza mai tradire il personaggio che tutti loro conoscevano con passione fin da bambini.
Gli ho risposto di mandarmi qualche prova e dopo aver visionato il materiale gli ho proposto di affidargli 16 pagine su ogni numero di Lupo Alberto, che lui e i suoi collaboratori avrebbero potuto gestire in totale autonomia, cosa che hanno fatto e continuano a fare sempre con una puntualità e una professionalità assolute, garantendo continuità al progetto.
A questo piccolo fenomeno si è interessata la casa editrice Gigaciao e su queste premesse abbiamo cominciato una collaborazione anche con loro: devo dire che è una realtà con cui c’è stima reciproca perché fondata non da editori di professione ma da autori – Sio, Giacomo Bevilacqua, Fraffrog e Dado – che l’hanno fatto per necessità di espressione, un percorso piuttosto simile a quello che ho compiuto io fin dagli inizi, per cui mi rivedo molto nella loro esperienza.
Con loro si sta parlando di altri progetti sempre in partnership con Lorenzo e vedremo se andranno in porto; personalmente mi ha fatto molto piacere scoprire che da generazioni i lettori si ricordano di tanti dettagli relativi alle avventure di Lupo Alberto e lo amano ancora. Mi ha aperto un altro mondo composto da queste ragazze e questi ragazzi molto bravi, preparati, intelligenti e con una loro personalità: mi sento il nonno che è stato legato alla poltrona dai nipotini mentre provocano sconquasso in casa, ma sono un nonno che si diverte di tutta la baraonda che mettono in piedi.

Intervista silver 4

Sai come i lettori abituali di Lupo Alberto hanno preso questa rilettura del personaggio, considerando che in generale, quando gli eroi storici del fumetto italiano vengono in qualche modo aggiornati, ci sono spesso lamentele?
Alcuni non l’hanno presa bene in effetti, parlo di quelli che preferiscono il Lupo Alberto classico, ma ci sono abituato perché già pochi anni dopo aver iniziato la lavorare cominciavano ad arrivare i commenti di quelli che vedevano un certo cambiamento nel disegno e che non l’apprezzavano, anche se in quel caso non si trattava di una mia ricerca e io ero una “vittima” di quella mia evoluzione stilistica. Questo per dire che c’è sempre qualcuno scontento di qualcosa che si rinnova, che diventa altro, il quale rimarrà fermamente convinto che le strisce degli anni Ottanta erano sempre le più belle.

Invece, di contro, sai se questa operazione ha avvicinato giovani lettori che magari non hanno mai sentito nominare prima Lupo Alberto ma sono stati attirati dai nomi di questi nuovi autori e anche dal marchio stesso di Gigaciao, la quale pubblica i fumetti di Sio che i bambini seguono molto?
Abbiamo fatto moltissime presentazioni qui a Milano, Torino, Roma e in diversi altri posti e ovunque c’erano sempre ragazzini a riempire le sale, magari proprio perché era presente anche Sio… e compravano comunque il libro di Lupo Alberto! Quindi, per rispondere alla tua domanda, direi di sì.
A questi eventi c’erano anche molti genitori insieme ai figli a testimoniare il fatto che ci sono un sacco di ragazzi che conoscono Lupo Alberto grazie a nonni o genitori che hanno tramandato loro la passione. Se continuano a leggerlo significa che trovano quelle storie ancora divertenti e attuali.

Intervista silver 9Se dovessi sintetizzare le novità e le caratteristiche contenute nelle storie di Tutto un altro Lupo, cosa evidenzieresti?
Ci sono delle situazioni nuove, ci sono molte citazioni dalla cultura fumettistica e pop, da serie televisive e da altri elementi contemporanei, ci sono nuovi personaggi come certi parenti inediti che arrivano da fuori fattoria che rappresentano a modo loro la nuova generazione.
Si è giocato con i diversi generi, inoltre, e sono stati ripescati elementi introdotti nelle storie classiche tanti anni fa per venire approfonditi in maniere inedite.
Parlando di serie TV, è stato molto apprezzata la parodia de La fantastica Signora Maisel, tanto che ha fatto partire una saga capace di proseguire con una sua continuity: ormai Cesira è una stand-up comedian che va a fare ogni tanto qualche serata, e questa è solo una delle tante belle intuizioni che hanno avuto gli autori e che non tradiscono affatto i personaggi.

Con l’ultima domanda torniamo un po’ alla casa di Lupo Alberto, cioè il suo periodico.
Ormai da qualche anno è uscito dalla vendita del normale circuito delle edicole e viene venduto tramite abbonamento. Questa scelta, dettata probabilmente anche dal contesto, sta pagando?
Sì, e il buon riscontro è dato dal fatto che esistiamo ancora! Vendevamo intorno alle 5.000 copie, che per noi andavano bene dato che ci permettevano di pagare i collaboratori e tutto il resto nonché di avere un certo margine di guadagno, quando all’improvviso i costi di carta e stampa sono schizzati alle stelle mettendoci in grosse difficoltà. Aumenti che in poche settimane sono lievitati fino al 60%.
Un ulteriore problema era che il distributore ci chiedeva di stampare almeno 15.000 copie per garantire il servizio, con circa 10.000 albi che dunque non si sarebbero venduti e che si dovevano sistematicamente buttare, a meno di non affittare un magazzino che avrebbe però rappresentato un altro costo; con quell’aumento della carta non potevamo più permetterci un meccanismo del genere, per cui abbiamo pensato di vendere soltanto le copie che ci venivano richieste, eliminando così gli sprechi.
È stata quindi una scelta “al buio” ma obbligata, ponderata ma senza fare indagini di mercato e senza avere nessuna certezza di come potesse finire, però è andata bene perché i lettori fedeli si sono abbonati: certo, ovviamente abbiamo ridotto il venduto perché non tutti quelli che seguivano la testata in edicola hanno voluto abbonarsi, però in questo momento stiamo facendo i nostri numeri e abbiamo la possibilità di pagare i collaboratori, i vari costi vivi e alla fine c’è anche un piccolo margine.
Non c’è mai stata la volontà di tradire l’edicola, ma attualmente è un sistema che non regge e infatti sempre più realtà stanno avendo l’esigenza di trovare altri canali perché con la sola edicola una pubblicazione fatica a sopravvivere.
Il fumetto digitale, parallelamente, non ha mai attecchito tra i lettori e fa numeri bassissimi.
Insomma, stiamo lottando anche noi con il mercato e spero che si trovino idee sempre nuove per sostenere il fumetto: grazie, ad esempio, a fenomeni come quello di Zerocalcare che ha dato un grande impulso alle vendite in libreria.

Intervista silver 7

Grazie mille per il tempo dedicatoci.
Grazie a te.

Intervista realizzata dal vivo a margine dell’incontro “In bocca al Lupo” nell’ambito della Milano Comics Week il 15 marzo 2025

Foto dell’evento realizzate da Anna Colella

SILVER
Al secolo Guido Silvestri, nasce nel 1952 a Carpi.
Esordisce nel fumetto nel 1971 collaborando a Nick Carter – ideato da Bonvi e De Maria – personaggio cardine della trasmissione Gulp! Fumetti in TV.
Nel 1974 crea per il Corriere dei Ragazzi la prima strip di Lupo Alberto, entrando nel 1976 nella scuderia di Eureka, magazine dell’Editoriale Corno.
Dal 1979 al 1982, in qualità di disegnatore satirico, fa parte della redazione del quotidiano L’Occhio, diretto da Maurizio Costanzo.
Dal 1984, Silver e la Fattoria McKenzie danno vita a una rivista, interamente dedicata al personaggio di Lupo Alberto, che ad oggi conta quasi 450 numeri.
Nel 1997 esce su Rai 1 la prima stagione della serie animata di Lupo Alberto, che porta a un’invasione del lupo azzurro nelle scuole e nelle case degli italiani con oggettistica di vario genere, consacrandolo a vero e proprio fenomeno di costume.

Andrea Bramini

Andrea Bramini

(Codogno, 1988) Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su "Watchmen". Ha lavorato per un'agenzia di pubbliche relazioni ed è attualmente impiegato in un ufficio.
Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, i graphic novel autoriali italiani ed internazionali e alcune serie Bonelli. Ha scritto di queste passioni su alcuni forum tematici ed è approdato su Lo Spazio Bianco nel 2011, entrando qualche anno dopo nel Consiglio direttivo.

Commenta:

Your email address will not be published.


Social Network

Resta aggiornato: