Cinque volte finalista del premio Micheluzzi, tre vittorie, l’ultima del 2016: Lilith, la serie da solista di Luca Enoch per la Sergio Bonelli Editore, tocca con Le due frontiere il nono anno di presenza nelle edicole e inizia la sua rincorsa verso il capitolo finale.
La struttura finora
L’autore milanese ha ormai consolidato un suo modo inconfondibile di raccontare storie a fumetti. La sua sintesi grafica parte da una solida griglia bonelliana e da un’impostazione di personaggi e ambientazioni che pesca nel realismo europeo, ma si contamina con “deformazioni” e impostazioni dinamiche orientali. Dal punto di vista narrativo, c’è una caratteristica levità nei suoi dialoghi, che vede i personaggi andare dritti al punto, senza perdersi in circoli logorroici, ma soprattutto spingendo su una verticalizzazione che ci restituisce comprimari spesso interessanti e credibili, capaci di reggere, senza perdere coerenza, anche all’alternanza fra momenti molto intensi e parentesi di alleggerimento altrettanto marcate.
Alle caratteristiche di base di Enoch la testata ha aggiunto uno schema specifico: una marcata proceduralità che ha accumulato gli strati di una storia complessa e ha fatto ben maturare una protagonista ormai tridimensionale. Questo perché il racconto portante ha mantenuto memoria delle singole iterazioni, e a ogni atto si è sempre aggiunto qualcosa (una deviazione nel corso della storia umana o un elemento specifico di crescita per la protagonista) all’affresco complessivo.
Quello che inoltre colpisce nel gioco ucronico di Enoch, oltre al gran lavoro documentativo, è una forte attenzione ai personaggi: si può dire che sono i comprimari i veri motori dell’azione, ancor più del gusto per l’intreccio o degli elementi fantascientifici. Ogni capitolo finora è stato, prima di tutto, contraddistinto non tanto dalla dotta elencazione di eventi del passato, quanto soprattutto dalla conoscenza di nuove persone, con le loro emozioni e individualità. È come se lo stesso autore fosse stato contagiato dalla voglia di relazioni umane di cui ha caricato la sua eroina.
Il fardello dell’ultimo capitolo
In questo quadro Le due frontiere ha un compito difficile, anzitutto perché segue due episodi particolarmente ispirati. L’età della catastrofe radicalizzava l’umanizzazione e soprattutto introduceva la prima vera sconfitta nel percorso della protagonista, Il fantasma di Albione cambiava prospettiva permettendoci di assaporare più che in precedenza la forza e la solitudine della ragazza, mentre questo terzultimo episodio dovrebbe in qualche modo tirare le somme del percorso e far avvertire il salto verso la sfida finale.
Già la copertina ci avvisa che qualcosa cambia. Non più un’istantanea di un’epoca lontana su cui Lilith appare in (incongrua) posa: invertendo l’ordine logico delle immagini, è la cacciatrice stessa a fare da sfondo ai comprimari, stagliandosi su uno spazio bianco dove l’ambientazione si riduce a un accenno di sagome di alberi in basso.
Verrebbe da ipotizzare che l’autore voglia rimarcare come il presupposto narrativo degli altri volumi qui sia ribaltato: se prima era Lyca, la ragazza del futuro, a penetrare nella Storia per uccidere i portatori del Triacanto, qui sono gli uomini a inserirsi nel contesto ucronico definito dalla ragazza.
Luci e ombre
Il problema de Le due frontiere è che la premessa della copertina o qualsiasi aspettativa di escalation degli eventi si scontrano con una struttura che, di fatto, si mantiene quasi identica a quella dei numeri precedenti. Certo, le differenze non mancano, ma Luca Enoch preferisce reiterare la strategia consolidata della serie, agendo sui dettagli, invece di stravolgere la dinamica o l’ambientazione (come aveva fatto per gli ultimi Gea). Ritroviamo l’arrivo nella nuova epoca e il contatto con il miriapode, lo Scuro fa la sua comparsa, la missione sembra più difficile delle precedenti, ma segue la logica usuale di infiltrazione e ricerca. Se è vero che la presenza della protagonista è ridotta (quasi più del volume precedente), la cosa avviene anche per la necessità di lasciare il campo alla presentazione più corposa di un contesto complesso e di nuovi comprimari che verosimilmente ci accompagneranno per altri due numeri.
L’unica vera discontinuità è data dall’introduzione di un filone dedicato ai nemici, i cardi, che per la prima volta prendono la scena in autonomia, e di cui osserviamo i movimenti, non limitandoci a trovarceli di fronte in battaglia. Se questa scelta si rivela azzeccata, perché movimenta la storia, distribuendola su due binari contrapposti, non si può dire che comporti nuove rivelazioni sugli avversari (piuttosto si limita a prepararle), risultando al momento un colpo sparato a salve. E l’arroccamento sullo schema di sempre, proprio alla vigilia dell’ultimo atto, sembra un po’ una perdita di tempo.
Peraltro Enoch cade in parte anche vittima della complessità dell’affresco storico che ha delineato: la moltitudine di personaggi schierati, se da un lato ci immerge in un contesto affascinante, che raccoglie efficacemente i tasselli ucronici accumulati in precedenza, dall’altro rende la lettura più densa e difficoltosa e costringe i dialoghi, per essere più esplicativi, a farsi più didascalici del solito.
Intendiamoci, Le due frontiere rimane un buon numero e una lettura piacevole (e sopra la media delle altre produzioni fumettistiche italiane). Ma se ci si aspettava uno scarto con i capitoli passati e una sterzata decisa verso lo scontro finale, toccherà attendere (almeno) altri sei mesi.
Abbiamo parlato di:
Lilith #16 – Le due frontiere
Luca Enoch
Sergio Bonelli Editore, giugno 2016
132 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,00 €
ISBN: 977203531500860016
Massimo Tessitori
16 Ottobre 2016 a 21:37
Ho seguito con grandissimo interesse Lilith fin dall’inizio, trovando affascinanti sia le curatissime ambientazioni storiche viste da una prospettiva insolita, sia l’emergere dei ricordi della protagonista sulla catastrofe che ha costretto l’umanità a sopravvivere esclusivamente in ambienti sotterranei, e così pure sul suo addestramento alla missione.
L’interesse di questi punti, come pure la buonissima caratterizzazione dei comprimari, ha ampiamente compensato il carattere della protagonista, che manifesta solo occasionalmente qualche pallido sprazzo di simpatia. Solidarizzo molto più con il suo accompagnatore Scuro, del quale apprezzo l’ironia e l’obiettività anche se ha dato l’impressione di nascondere qualcosa sulla vera natura della missione di Lilith.
Le occasionali rivelazioni del Cardo sono state un punto di grande interesse, anche se un po’inficiate dalla loro frammentarietà e dal suo intento di confondere l’avversaria.
Devo però dire che gli ultimi numeri, tra i quali anche questo, mi sembrano un po’ stanchi: si è perso il collegamento con la storia reale, quindi non si può prendere quanto narrato come un insegnamento storico; Lilith si vede sempre meno e i suoi sprazzi di umanità diventano sempre più rari; non si è più saputo niente della trama portante, la natura dei cardi e della catastrofe.
L’ottima caratterizzazione dei comprimari e le altre indubbie qualità del lavoro non bastano, ai miei occhi, per mantenere il livello d’interesse che Lilith mi destava fino a qualche numero fa.
Comunque posso ancora sperare in un exploit finale.
Vittorio Rainone
17 Ottobre 2016 a 14:19
Ciao Massimo, grazie del commento.
Per me Lilith rimane forse la più interessante delle testate recenti presentate in edicola. E lo rimane anche considerando qualche dubbio, che condivido con te, su quest’ultimo numero (per motivi che ho anche espresso nell’articolo).
Per i due precedenti, invece, secondo me Enoch ha saputo costruire due storie molto belle e che si staccavano in maniera netta rispetto alla “ricetta” proposta fino a quel momento sulla testata. Ne l’età della catastrofe Lilith “perde” a fine numero, per la prima volta, e “Il fantasma di Albione” è stato un bellissimo cambio di prospettiva, che ha raccontato Lilith nella storia molto più di quanto non avessero fatto numeri precedenti, più incentrati su di lei, e meno su ciò che aveva intorno.
Per il discorso “empatia”: vero, Lilith parte con il non essere un personaggio simpatico, ma secondo me il gioco della testata è proprio farle compiere un viaggio verso l’umanizzazione. Lyca parte come arma di distruzione e col tempo si riscopre donna, bisognosa di contatto. E lo Scuro fa proprio il percorso opposto, in effetti: parte come “amico” di viaggio, ma col tempo sembra sempre più qualcosa d’altro. Un sorvegliante.
Secondo me, verosimilmente (lo spero, almeno), il prossimo episodio già potrebbe portare grosse sorprese. E anche se non dovessero esserci, nel capitolo finale questo percorso di inversione arriverà al suo compimento. E vedremo davvero chi sono i Cardi, chi è lo Scuro e come saprà diventare Lilith. Io di Enoch mi fido.