The Strange di Jérȏme Ruillier: l’odissea dello strano

The Strange di Jérȏme Ruillier: l’odissea dello strano

L’illustratore e fumettista Jérȏme Ruillier racconta le vicissitudini di un immigrato clandestino in “The Strange”, edito da Drawn & Quarterly.

the strange copI termini italiani “strano” e “straniero” si assomigliano, è evidente ed è logico, poiché derivano entrambi dall’aggettivo latino “extraneus”, la cui prima traduzione può essere “estraneo”. Simile comunanza di suono, di significante e di significato si ritrova nelle parole francesi “étrange” ed “étranger” e in quelle inglesi “strange” e “stranger”.1

L’étrange è il titolo originale del fumetto di Jérȏme Ruillier edito in Francia da L’Editions Agrume e tradotto in inglese da Helge Dascher per la pubblicazione statunitense di Drawn & Quarterly. L’autore nato in Madagascar e francese d’adozione racconta la storia di un immigrato clandestino che, lasciata in patria la famiglia, cerca di sopravvivere in un nuovo Paese. Suo malgrado, incontra un governo profondamente intollerante e alcune persone piene di pregiudizi, ai quali fanno da contraltare i gesti di accoglienza e di aiuto di altri individui che si pongono diversamente nei suoi confronti.

Il protagonista, lo straniero appunto, è anche strano perché è un omone – o meglio un “animalone” dal momento che Ruillier sceglie di disegnare nella sua opera solo animali antropomorfi – che indossa quasi sempre un cappotto abbottonato fin sotto il mento e si aggira ingobbito per la nuova realtà di cui è spettatore e non partecipe. Con il volto che è più che altro una maschera di tristezza e smarrimento, si muove come un elefante in una cristalleria, incerto nell’incedere anche a causa delle difficoltà linguistiche: non parla e probabilmente non comprende la lingua della reticente nazione ospitante. Per sottolineare quest’importante elemento narrativo, il fumettista usa segni non codificabili come un linguaggio intelligibile per le parole e i ragionamenti del clandestino. Nel primo caso i balloon di discorso restano indecifrabili, stratagemma utile per trasmettere al lettore il disagio dell’incomunicabilità. Nel secondo caso, invece, le didascalie di pensiero sono accompagnate da asterischi che rimandano al piè di pagina in cui sono riportate le traslitterazioni in inglese (si fa riferimento all’edizione Drawn & Quarterly).

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In The Strange il testo, quindi, diventa a tutti gli effetti parte della messa in scena del racconto, condividendo con essa una forma abbastanza grezza, sicuramente spontanea. Le linee spesse che contornano i personaggi, le auto e gli edifici a volte sono dritte e decise, più spesso tremolanti e arrotondate, non prive di sbavature e incertezze. La caratterizzazione visiva dell’opera è evidente: perché il libro arrivi a tutti – in contrasto con il suo contenuto che ruota intorno alla condizione del diverso, talvolta escluso e guardato con diffidenza – Ruillier accantona il realismo, che invece si ritrova negli eventi e nel registro narrativo, per abbracciare una stilizzazione quasi infantile, senza connotare in modo dispregiativo il termine. La rete di trattini rettilinei o curvi che riempie le figure assomiglia quasi a uno scarabocchio, a una rapida azione atta a riempire i vuoti, dal momento che i pochi colori utilizzati vengono distribuiti in prevalenza sugli sfondi e in senso puramente oppositivo rispetto al bianco-nero-grigio maggioritario.the strange int vert

All’interno di vignettone a tutta pagina e di rettangoli più piccoli distribuiti nelle varie tavole, prende forma l’odissea dello straniero tra fughe, arresti, ore di lavoro in nero, malattia, ostilità e offerte di aiuto. A esporre il tutto non è mai il protagonista, che viene sempre “seguito” e raccontato da voci esterne: a più riprese quella di un corvo che osserva dall’alto il mondo sottostante, poi quelle delle forze dell’ordine, dei vicini, dei colleghi e dei passanti. L’autore è attento a bilanciare le opinioni, evitando di calcare la mano sull’esclusione o, di contro, sull’accoglienza, piuttosto cercando di restituire un quadro il più possibile sfaccettato e verosimile della realtà.

Un’operazione riuscita: Ruillier non accusa, non compiange, non giudica e non offre consolazione; registra, rielabora con la massima naturalistica immediatezza (quindi evitando la mediazione) e lascia al lettore lo spazio per riflettere e trarre le proprie conclusioni.

Abbiamo parlato di:
The Strange
Jérȏme Ruillier
Drawn & Quarterly, 2018
160 pagine, brossurato, colori – 21,95 $
ISBN: 9781770463172


  1. In questo caso la distinzione tra lingue neolatine e lingua germanica non c’è. 

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