Prendendo in mano Clyde Fans – per il formato e lo spessore dell’edizione italiana – si ha l’impressione di maneggiare uno scrigno.
È un libro che giunge alle stampe di Coconino Press al termine di un viaggio nel tempo di circa venticinque anni: tanti ne sono passati da quando Gregory Gallant, in arte Seth, si avvicinò alla vetrina di una dismessa attività commerciale di Toronto, la Clyde Fans. Dentro, appesi alla parete di un ufficio come tanti, notò le foto di due uomini di mezza età.
Qui finisce la realtà e comincia la fiction, che resta nella testa dell’autore per dieci anni prima di assumere una forma narrativa, come racconta lo stesso Seth in una nota alla fine del libro: “Ero stato sedotto dal mondo circoscritto di quella vecchia attività commerciale”. C’è da credergli, perché la conoscenza che mostra di quei due personaggi – che diventeranno i fratelli Abe e Simon Matchcard – rivela una claustrofobica convivenza con loro.
Se l’editoria contemporanea richiede testi di rapida lettura e alto ritmo, con incipit che proiettino subito il lettore al centro della narrazione, il primo capitolo di questo fumetto sembra un affronto: siamo nel 1997 e un ormai anziano Abe si muove in una routine solitaria, tra le stanze e gli oggetti dell’azienda ormai chiusa, rivolgendo al lettore un monologo che si estende per quasi cento pagine. È come un attore sul palco di un teatro che è la sua casa, ma ben consapevole della mancanza della quarta parete oltre la quale il pubblico ascolta le riflessioni sulla sua vita.
Il racconto torna poi indietro nel tempo a un 1957 fatidico per Simon, impegnato nel tentativo di contribuire agli affari della Clyde Fans in qualità di rappresentante di commercio. È un episodio straziante che rimanda al commesso viaggiatore di Arthur Miller (e proprio Il Commesso viaggiatore era il titolo che Coconino aveva scelto per la pubblicazione della precedente edizione parziale del 2003), il paradigma negativo di un manuale del buon venditore, nel quale la sensibilità del personaggio si infrange sulle più banali aspettative sociali.
Clyde Fans racconta la storia di un’azienda produttrice di ventilatori, ma non solo. Con lo stesso registro drammatico nei capitoli successivi (cinque in tutto) emergono gli altri tratti salienti di questo mondo piccolo: il rapporto con la madre, l’assenza del padre, l’evoluzione del mercato, le relazioni sentimentali, il trascorrere del tempo… Intuiamo i passaggi fondamentali delle vita dei fratelli Matchcard nelle battute e nelle espressioni, mentre l’inquadratura resta ossessivamente su uno o sull’altro nei momenti di solitudine, quando sono chiusi in una stanza o alla guida di un’auto.
Clyde Fans mostra quanta distanza si possa creare all’interno di quattro mura, tra persone che affrontano le difficoltà con strumenti tanto diversi: mentre Abe prende le redini dell’azienda, sviluppando un carattere tenace e spregiudicato, Simon si chiude in una riservatezza carica tanto di sensibilità quanto di supponenza.
Seth è un autore feticcio, la cui opera era tuttavia quasi del tutto inedita in Italia.
Il suo tratto cartoonistico è essenziale e netto, nelle sue tavole gli elementi del disegno, del testo e della grafica si integrano con apparente naturalezza, sfruttando appieno la comunicazione simultanea propria del fumetto.
Anche nel caso di Clyde Fans infatti la cornice grafica è impeccabile, a partire dalla copertina, che richiama l’insegna pubblicitaria su una parete di mattoni. La griglia è variabile ma le vignette si susseguono in schemi sempre ortogonali e simmetrici. Tante le sequenze mute che si soffermano su oggetti e ambienti.
Lo stile del disegno subisce un’evoluzione nello scorrere dei capitoli (e degli anni di realizzazione), lasciando sempre meno spazio ai dettagli e al tratto sottile, per ritrarre ambienti e figure attraverso luci e ombre più nette e geometriche.
Il colore è una scala di blu che stende un velo di malinconia su ogni volto, su ogni arredo e panorama.
A proposito di questa malinconia, così profonda ma così distante dalla depressione, l’autore in un’intervista ha detto: “Provavo amore per l’isolamento ma paura per la solitudine. Il desiderio di essere nel mondo ma di non farne parte. Opinioni mutevoli nei confronti delle cose che scompaiono.”
E Clyde Fans è una storia di cose che scompaiono, e la condizione descritta in quell’intervista è la stessa di Simon, che se ne sta chiuso in casa a curare la sua collezione di cartoline di fotomontaggi ironici.
Clyde Fans può farsi odiare, per la ricorsività dei contenuti e per la drammaticità implacabile, che non concede nemmeno un momento di leggerezza in cinquecento pagine. Ma al termine della lettura saprete di aver letto qualcosa di importante, col sospetto che ci sia ancora molto da scoprire sia in quelle pagine, che nella vita.
Abbiamo parlato di:
Clyde Fans
Seth
Traduzione di Leonardo Rizzi
Coconino press, 2019
488 pagine, cartonato, bicromia – 42,00 €
ISBN: 9788876184420