… anche se ci facciamo disprezzare dal mondo, anche se facciamo cose che macchieranno per sempre le nostre anime, anche se l’America si sta rodendo il fegato per questo, con le città in subbuglio e i movimenti che ci danno addosso, non possiamo perdere. Perché quando ce ne andremo […] nessuno – nessuno – nel sud-est asiatico né in tutto il mondo – dovrà guardare a quel che resta del Vietnam e pensare che si può anche fare i furbi con gli Stati Uniti.
Le parole di Garth Ennis, tratte dal volume The Punisher – Born, ci vogliono svelare il segreto degli Stati Uniti, la malattia eterna che guida alcune delle scelte più terribili della storia del ‘900, come la guerra nel Vietnam. Sono parole inquietanti, che acquistano grande forza alla luce delle atrocità che oggi stesso vengono perpetrate in nome della “democrazia” e della “giustizia”. La presunta superiorità della civiltà occidentale e dell’American Way crolla come le tessere di un domino di fronte alla documentazione di quelle atrocità: foto, filmati, confessioni. Il sogno degli Stati Uniti è un delirio di onnipotenza, l’annichilimento del nemico per dimostrare la propria superiorità su tutto e tutti. The Punisher – Born è prima di tutto una testimonianza dal fronte, l’ennesima testimonianza di Ennis. Perché un irlandese purosangue come lui abbia sviluppato una tale sensibilità per questi drammi non ci è dato sapere; sappiamo soltanto che le storie di guerra di Ennis rappresentano alcuni dei vertici della sua carriera, che si trovino nelle collane di Hellblazer, di Preacher, di Hitman o del Punitore.
Born narra le origini del Punitore, sanguinario giustiziere della Marvel, che gira per le stesse strade di New York battute dall’Uomo Ragno, da Devil e dai Fantastici Quattro. Abbiamo sempre saputo che il perverso senso di giustizia di Frank Castle (nome civile del Punitore), che lo spinge ad uccidere a sangue freddo i malviventi della Grande Mela, è dovuto al desiderio di vendetta per la strage che ha provocato la morte della sua famiglia (la moglie e due bambini) ad opera di due bande rivali. Con questa miniserie in quattro numeri, Ennis ci svela che un profondo desiderio di morte era già presente nella mente di Castle durante la guerra in Vietnam. Un desiderio di morte quasi sovrannaturale, che ha guidato la sua vita come una predestinazione, attraverso la guerra, la tragedia familiare e la vendetta nei panni del Punitore.
Eppure, quel che più colpisce e si ricorda di questo volume sono le profonde riflessioni sulla guerra, sulla lotta per la sopravvivenza e le perversioni che essa genera nell’animo umano. La narrazione procede attraverso i pensieri del giovane soldato Goodwin, che coltiva l’unico desiderio di tornarsene a casa sano e salvo. Ai suoi occhi la guerra non ha senso, è il tradimento del Sogno Americano, è una macchia sull’anima nobile degli Stati Uniti. La sua illusione è destinata a scomparire come la sua vita tra i colpi di mortaio dei nemici, piccoli soldati irriducibili in difesa del loro paese. L’America non è mai stata innocente, ci dicono invece gli occhi Castle, la sua determinazione e il suo desiderio di morte, che abbraccia irrimediabilmente per sopravvivere in quell’inferno. La sua forza è la sua peggiore debolezza e segnerà per sempre la sua mente e lo porterà alla follia perversa della sua missione vendicativa.
C’é una grande bestia in libertà nel mondo degli uomini…
Nel punto di vista di Ennis è visibile una debolezza: per mostrarci l’anima nera dell’America viene tralasciata qualunque riflessione sulle motivazioni economiche e politiche dietro alla guerra in Vietnam. C’é quindi il grosso rischio di cadere nella retorica, nella demonizzazione di tutta una civiltà e tutta una cultura. Ma forse, a conti fatti e a lettura finita, Ennis è riuscito a stare al di qua, mostrandoci non tanto una verità assoluta, quanto piuttosto il punto di vista di più uomini costretti a sopravvivere in quell’inferno – le loro testimonianze, le debolezze e le paure delle loro vite. Il ritmo è lento ma coinvolgente, la narrazione è dilatata, concentrata sulla desolazione di quelle anime condannate.
I disegni sono dell’ottima coppia Robertson e Palmer, che sanno restituirci la puzza, il calore, l’umidità, la spietatezza della vita dei soldati nelle foreste del Vietnam.
The Punisher – Born è un volume riuscito, interessante ed appassionante, consigliato a tutti. A meno che non crediate che l’anima degli Stati Uniti sia davvero innocente.