>Con il rilancio cinematografico avvenuto nel 2012, e il conseguente successo del primo film diretto da Marc Webb (nonostante i dubbi espressi da molti), la Sony sembrava avere ancora una volta sfruttato a dovere uno dei personaggi più iconici di sempre, nonché portabandiera nel mondo dell’Universo Marvel e della Casa delle Idee. Due anni dopo, con l’uscita nelle sale di The Amazing Spider-Man: Il potere di Electro, qualcosa sembra essersi inceppato nel meccanismo, riflettendosi in quello che è apparso come il meno riuscito tra i film dedicati all’arrampicamuri, ma anche come uno dei maggiori disastri al botteghino, perlomeno in patria.
Il titolo di questo articolo non si basa però solamente sulle mere difficoltà al botteghino di The Amazing Spider-Man: Il potere di Electro, che comunque è quello che ha incassato di meno sul suolo americano rispetto al precedente capitolo e soprattutto verso la ormai famosa trilogia di Sam Raimi. Bisogna infatti tenere presente che la Sony ha, quest’anno, grazie anche agli incassi internazionali del fim, usufruito di un utile netto pari a 26.8 miliardi di yen (260 milioni di dollari), come d’altronde rivelato lo scorso agosto a Tokyo.
Vogliamo perlopiù mettere in luce come un franchise cinematografico che, dal 2002, ha fatto sognare milioni di spettatori in tutto il mondo, sembri ormai avere esaurito la sua spinta propulsiva, in seguito alle decisioni di una major che, soprattutto nelle recenti settimane, pare averne decretato la morte non solo rimandando il terzo capitolo al 2018, ben quattro anni di distacco che peseranno nella percezione del pubblico, ma puntando principalmente sulla costruzione di tutta una serie di spin-off che sembrano avere, di fatto, sostituito la saga e il protagonista principale.
Non c’è dubbio che la Sony voglia sfruttare appieno il potenziale di cui dispone, avendo anche annunciato un altro spin-off basato su un personaggio femminile la cui identità, al momento in cui scriviamo, è sconosciuta. Come non c’è dubbio che la major si stia allineando a quello che altri studios stanno facendo con i franchise da loro gestiti, non solo in termini di brand supereroistici, visto che ad esempio la Warner sta in questi mesi pianificando l’uscita di una serie di spin-off basati sull’universo del maghetto Harry Potter.
La sensazione che in molti hanno avuto nel ricevere, negli ultimi mesi, le notizie sui vari progetti legati al personaggio di Spider-Man, è di un piano certamente ambizioso e a lungo termine, a quanto pare già studiato da tempo (il casting di Paul Giamatti in Amazing 2 nelle fasi iniziali fa difatti intuire che le cose fossero ormai già fatte in casa Sony) ma che cade in un momento sbagliato per il franchise.
Saggio concentrare la produzione su spin-off basati su personaggi che, al 90%, non hanno ricevuto una introduzione nei film dedicati all’arrampicamuri quando lo sforzo, dopo la debacle di critica e pubblico del secondo capitolo, può essere finalizzato a un innalzamento, o sarebbe meglio dire a un “ritorno” della qualità narrativa nei film diretti da Marc Webb? È infatti lecito chiedersi quale possa essere il futuro di un franchise che viene praticamente abbandonato e che vede al suo interno idee buone ma anche una certa confusione da parte della produzione e del regista, incapace addirittura di decidere quale sorte costruire attorno alla figura del padre di Peter Parker (interpretato da Campbell Scott) tanto da filmare una scena tagliata su una improbabile resurrezione.
Per non parlare della scelta di tagliare completamente le sequenze con Shailene Woodley nel ruolo di Mary Jane, una attrice dall’incredibile talento e in ascesa che sarà ora difficile recuperare, visto il suo impegno nella saga di Divergent.
Anche da questi piccoli particolari che vediamo denotarsi attorno al progetto una mancanza di visione generale, un corto circuito produttivo che pare avere in qualche modo messo da parte tutti i buoni risultati conseguiti dal primo capitolo e che in qualche modo fanno sospettare che Webb avesse molto più spazio per muoversi nel precedente film di quanto abbia avuto in Amazing 2.
Non si spiegherebbero altrimenti i cambiamenti nelle atmosfere, spinti all’eccesso per quanto riguarda anche l’umorismo, e la sostituzione della fotografia di Schwartzman con quella di Mindel (al lavoro ora su Star Wars VII), sempre un professionista ovviamente, ma il cui modo di catturare New York rispetto al predecessore è più in linea con una versione solare e fracassona della pellicola, come poi è alla fine apparsa.
In questo contesto, è quindi lecito chiedersi se la Sony abbia in qualche modo sondato e calcolato i rischi nel realizzare degli spin-off, soprattutto quando al momento non è neanche stato spiegato, nel dettaglio, il loro legame con gli attuali film dell’arrampicamuri, il quale dovrebbe per forza effettuare una comparsa, se non si vuole relegare il tutto a un mero surrogato commerciale il cui unico intento è quello di resuscitare un franchise già morente.
Comunque anche possibile che la major possa tentare un differente approccio con i film derivati dal franchise principale, magari riportandoli a una atmosfera più adulta e risollevando in questo modo una situazione al momento davvero critica.
Tutti questi interrogativi pongono seri dubbi su ciò che è in preparazione, ma basterebbe davvero poco per risollevare l’asticella, ovvero riportando Amazing 3 alla data di uscita originaria del 2016 e concentrarsi narrativamente e qualitativamente sul prodotto, magari richiamando veterani della sceneggiatura come James Vanderbilt e Alvin Sargent, i quali in passato hanno già dimostrato (Spider-Man 2 di Raimi) la loro professionalità, magari affiancando un regista che, ora più che mai, ha bisogno di teste pensanti e mani esperte. Anche se non sarebbe da escludere un addio di Webb alla saga, tornando alle radici del reboot per come era stato annunciato e pianificato, e guardando a registi come David Fincher, in passato già in lizza per dirigere i film sull’arrampicamuri anche ai tempi della prima trilogia.
Tutto questo però, è nelle mani dei dirigenti Sony. A noi fan dell’arrampicamuri non resta che aspettare, e sperare.